Masters Of The Air 1×03 – Part ThreeTEMPO DI LETTURA 4 min

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Masters Of The Air 1x03“Lord guard and guide the men who fly/through the great space of the sky. Be with them traversing the air/ in darkening storms or sunshine fair. Thou who dost keep with tender might/ the balanced birds in all their flight. Thou of the tempered winds, be near/ that having thee they know we fear.”
(preghiera per i piloti prima di partire per la missione)

Nella precedente recensione di Masters Of The Air si faceva accenno alla mancanza di una vera e propria trama orizzontale. I primi due episodi sono serviti infatti al solo scopo di presentare i protagonisti principali (impresa non facile essendo la serie molto corale) e delineare, a grandi linee, i temi principali dello show.
Una lacuna che viene presto colmata con questo “Part Three” che, invece, spinge l’acceleratore con la prima vera “missione” a cui vengono sottoposti i protagonisti della serie. E con essa, ovviamente, incomincia la tanto agognata trama orizzontale.

ROAD TO AFRICA


La missione consiste nel raggiungere un avamposto in Africa (così definita volgarmente dai soldati USA) dove poter preparare una controffensiva da sud verso l’Europa. Gli aerei devono dunque partire dall’Inghilterra e attraversare il territorio francese e l’Italia per poi arrivare a Telergma, in Algeria.
Un’operazione sulla carta semplice, ma in realtà molto pericolosa, poiché si tratta di sorvolare il territorio occupato dai nazisti, quindi con il pericolo di essere costantemente sotto attacco. E, in questo senso, l’episodio non si perde certo in chiacchiere passando velocemente da una scena “collegiale” in cui l’umorismo e le battute la fanno da padrone, ad un’altra in cui i silenzi, intervallati dalle preghiere, mostrano tutta la tensione dei piloti prima della missione.
In questo senso Masters Of The Air si mostra in tutta la sua magnificenza cinematografica. Il formato scelto, le scene serrate e i dialoghi scarni sono da prodotto cinematografico più che seriale. A tutto ciò si aggiunge, in questo episodio, la prima vera battaglia aerea, in cui sono presenti anche i primi addi struggenti a personaggi che, seppur con un minutaggio risicato, non riescono a restare indifferenti allo spettatore a causa della loro tragica morte (in particolare la scena di Baby Face colpisce soprattutto per la giovane età del protagonista).

L’EPICA DEL CONFLITTO SECONDO FUKUNAGA


Part Three” è dunque l’episodio che “dà il La” a tutta l’epica di questo conflitto aereo della Seconda Guerra Mondiale. E ovviamente autori e regista scelgono di celebrarlo secondo tutti gli stilemi del caso, sfruttando tutto ciò che lo storytelling americano insegna. Praticamente tutto l’episodio infatti si svolge sopra i cieli europei ed è costruito seguendo un climax crescente di tensione narrativa in cui vengono inquadrati i volti dei piloti a distanza ravvicinata.
Sembra una scelta facile (di fatto l’unica possibile in questi casi) ma, a pensarci bene, ciò lo rende anche un episodio tremendamente statico. Per fortuna il ritmo narrativo fatto di scontri continui permette che l’attenzione non cali mai. A ciò si aggiunge un cast decisamente di alto livello, in cui tutti gli interpreti riescono a mostrare tutte le emozioni e le sofferenze del caso anche dietro la maschera e i caschi da pilota, semplicemente usando una mimica facciale essenziale ma efficace allo scopo.
E soprattutto grazie alla regia attenta di Cary Joji Fukunaga (peraltro abbastanza ironico che in una serie così celebrativa del mito americano il regista sia di origini giapponesi). Unica pecca l’abuso di CGI in alcune scene, per cui era comunque richiesta date le battaglie in volo, che avrebbe potuto essere ben migliore.

CONCLUSIONI


Si tratta però di difetti di poco conto per un episodio che, nel suo complesso, si dimostra accattivante e ben realizzato. Il finale poi smorza tutto l’afflato epico riportando l’animo, oltre ai corpi, dei soldati a terra, mostrando tutto lo sconforto per le prime perdite dovute alla battaglia. Ora che i piloti sono stati dunque “svezzati” sarà interessante vedere la loro evoluzione caratteriale e le successive mosse del Battaglione durante il conflitto. Nel finale anche un po’ d’attenzione al contesto “europeo” in cui si muovono i soldati (non solo terreno fertile in cui sganciare bombe a caso, insomma) con il sergente Quinn (Kai Alexander) costretto a ripararsi presso la casa di alcuni contadini. Anche qui ci si augura che la serie sia brava a mostrare anche l’altra parte del conflitto, e quindi non solo dal punto di vista degli USA. Sicuramente sarà interessante vedere come i soldati, costretti a terra nel territorio nemico europeo, si re-incontreranno con il proprio Battaglione.

Roy Claytor: “Well, pretty sure this ain’t Valhallah!”

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Intro e inizio storyline orizzontale
  • Battaglie in cielo…
  • Colonna sonora
  • Morte di Baby Face e altre morti in generale
  • Regia di Fukunaga
  • …anche se la CGI rimane rivedibile per un progetto del genere
  • Punto di vista inevitabilmente americano (poi chi se ne frega se si lanciano bombe a caso sull’Europa)

 

Un episodio la cui unica definizione possibile è epico, in tutti i sensi. I giovani piloti entrano nel vivo del conflitto con una traversata dell’Europa fino in Algeria, una missione “semplice” che però si porta con sé già le prime tragiche defezioni fra i commilitoni del Battaglione Bombardieri.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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