Mayans MC 2×03 – CamazotzTEMPO DI LETTURA 5 min

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Alvarez: These marks are a reminder of who we are. We’re survivors. We’re strong, brave. You’re not a mouse, Mini. You’re a lion. That’s why people turn away from you, from me, from Adelita. Power intimidates them. They see us and know we will never retreat. Don’t hide that, own who you are. All of it. There’s nothing more beautiful than that.”

Impossibile aspettarsi un secondo episodio tirato e pieno di capovolgimenti di fronte. Così iniziavamo la scorsa recensione e così potremmo tranquillamente prendere il via anche in questa terza analisi stagionale di Mayans MC. Anzi, perché no? Iniziamo proprio così e soddisfiamo la nostra personale megalomania da recensori citando noi stessi da una settimana all’altra.
Impossibile aspettarsi un terzo episodio tirato e pieno di capovolgimenti di fronte, a maggior ragione conoscendo i tempi narrativi di Sutter, da sempre un maestro nel far “decantare” le varie trame al centro delle sue opere, per poi “sganciare la bomba” solitamente negli appuntamenti finali della stagione. Chi, come colui che sta scrivendo, ha consumato i due episodi tutto d’un fiato, si sarà reso conto che le due puntate potrebbero tranquillamente essere considerate come prima e seconda parte di un unico film di un’ora e mezza. Un film di un’ora e mezza abbastanza noioso purtroppo. Si riprende dunque da dove ci eravamo lasciati, con i due poliziotti responsabili della morte di Medina in fuga e la testimone (con annessa prova video) in mano ai Mayans. Naturalmente nessuno può pensare di farla franca dopo aver ucciso a sangue freddo un membro del club, neppure un poliziotto, e così l’intera puntata finirà proprio col ruotare attorno a questa quest – senza dubbio la più emozionante dell’episodio – purtroppo intervallata da una serie di trame che, probabilmente perché ancora in fase di incubazione, rendono estremamente pesante la visione di questo “Camazozt”. Titolo che ricorda vagamente le bestemmie di nostro nonno quando gli grandina sull’orto, ma che in realtà fa riferimento ad una divinità dalle sembianze di pipistrello – in Mesoamerica il pipistrello viene associato alla notte, alla morte e al sacrificio – che la leggenda narra essere, a causa della sua sete di sangue, la ragione dietro al declino della civiltà Maya. Riportando quanto dice Wikipedia, visto che le nostre conoscenze sui Maya sono quelle che sono, quanto più il culto di Camazozt si diffondeva, tanto più venivano richiesti sacrifici umani per lui e il suo esercito di “vampiri”. Le persone, però, cominciarono a scarseggiare vista l’incredibile sete di sangue della divinità, e questo portò appunto al suddetto declino.
Appreso ciò, possiamo comprendere a pieno la scelta del titolo dell’episodio – anche se in realtà morte e sacrificio sono temi presenti in ogni singolo episodio di Mayans MC – selezionato per porre l’accento sul “dio pipistrello” di turno, sia esso un federale, un poliziotto o un membro di una gang rivale, responsabile del declino dei Maya(ns) e intenzionato a succhiare ogni singola goccia di sangue all’interno del charter di San Bernardino, fino a dissanguarlo completamente. Questo “nemico” prende forma nelle parole dette da Alvarez alla piccola Mini citate in apertura di recensione: “Power intimidates THEM.” e ancora “THEY see us.“, e l’unico modo per sopravvivere ad esso è quello di combattere, senza mai nascondersi, bensì mostrando a testa alta le proprie ferite, la propria unicità.
E mentre i Mayans procedono alla cattura e alla violenta esecuzione del poliziotto responsabile della morte di Medina, dall’altra parte Galindo – un po’ in disparte in questo avvio di stagione – finisce per essere prelevato da Potter che gli parla di quanto ama la zuppa e poi lo porta a vedere un comizio tenuto dalla “figlia prediletta del Messico” Montserrat Palomo, in lizza per la carica di governatore e secondo i federali uno dei tanti contatti di Adelitas in vista della rivoluzione. Una progressista idealista con risorse illimitate di una fortuna conservatrice, così la definisce Potter, la minaccia peggiore per i federali, intenzionati a rovinare la ragazza per soffocare sul nascere l’inferno che Adelita ha in mente di scatenare grazie alle sue risorse. Galindo sembra sempre più impotente e lontano dal personaggio che ci era stato presentato l’anno scorso ad inizio stagione, e se i guai con Potter non bastassero, dall’altra parte abbiamo Emily e i suoi tentativi vani di sembrare una donna d’affari cazzuta agli occhi del marito, il quale, giustamente, le dice di smetterla e lasciare il lavoro criminale a qualcuno che sia in grado di gestirlo.
In conclusione, ci troviamo di fronte ad un terzo episodio un po’ lento, poco coinvolgente nella sua parte più romanzata (che invece pare una soap messicana) ma decisamente più avvincente nei momenti action, che per fortuna non mancano. Sinceramente ci saremmo aspettati una lieve accelerata vista la transitorietà del precedente episodio, ma il cammino è appena iniziato e conoscendo Sutter difficilmente vedremo tutto e subito all’interno di una delle sue opere. L’unica cosa da fare al momento è pazientare, nel frattempo però non possiamo far altro che optare per una sufficienza un po’ striminzita.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Le parole di Alvarez a Mini
  • Coco che spara a caso in testa alla madre del poliziotto
  • La morte del poliziotto appeso come un maiale
  • E’ tempo per la resa dei conti tra i fratelli Reyes e Happy
  • Ritmi molto molto blandi
  • Componente soap abbastanza pesante da digerire
  • Non è ancora chiaro dove si andrà a parare in questa stagione
  • Il minutaggio dedicato alla storyline di Emily

 

Un altro episodio transitorio e ben pochi indizi su dove vuole andare a parare questa terza stagione. La puntata intrattiene grazie al solito buon numero di sequenze action, ma purtroppo viene un po’ zavorrata dalla componente soap insita nella serie e dal minutaggio dedicato ad Emily. Questa settimana è andata così, speriamo vada meglio la prossima.

 

Xaman-Ek 2×02 1.06 milioni – 0.4 rating
Camazotz 2×03 1.12 milioni – 0.4 rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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