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Non è errato sostenere che tutti gli spettatori dello show di casa Netflix aspettino l’arrivo di Charles Manson, l’assassino più famoso del XX secolo come ricordato da Ford nella season premiere.
Il celebre serial killer sarà interpretato da Damon Herriman, che non a caso ha già prestato il volto all’omicida in “Once Upon A Time In Hollywood”, ultimo film di Quentin Tarantino in uscita nel Belpaese tra pochi mesi.
In attesa però dell’arrivo del capo della Manson Family, la serie sviluppa lentamente la trama di questa stagione, dividendosi tra lo studio di altri assassini, l’arrivo di BKT e un nuovo caso ad Atlanta.
In riferimento al pluriomicida comparso per pochi momenti nell’open cold di questo terzo appuntamento, appare abbastanza fastidioso che dopo tre episodi non si sappia praticamente nulla al riguardo, mentre continuano invece questi brevissimi momenti in cui non si vede molto e si capisce ancora meno. Considerata la breve durata di questa seconda stagione non si comprende a pieno questo modus operandi, ma Mindhunter d’altronde sarà un progetto di lunga durata se, come sembra, saranno confermate le cinque stagioni complessive del progetto seriale di Fincher.
Che la serie fosse di ampio respiro lo si era capito fin dal primo episodio, dove venivano già citati Manson e David Berkowitz, character che poi nel prosieguo della prima stagione non avevano trovato spazio nonostante l’ovvio interesse degli agenti speciali per i loro profili.
In questa terza puntata viene introdotto tramite un escamotage, splendido il montaggio di Ford che si prepara al presunto appuntamento e poi va in bianco, il caso noto come Atlanta child murders, ovvero la morte di 24 bambini e 6 adulti rinvenuti ad Atlanta tra il 1979 e il 1981; sia i ragazzini, di età compresa tra i 7 e 17 anni, che gli adulti con un range anagrafico tra i 20 e i 28 anni, erano afroamericani e la maggior parte risulta uccisa tramite strangolamento.
Sarà a causa delle medicine o per altri motivi, ma l’agente Holden appare abbastanza bloccato a livello lavorativo, privo di quell’intuito incredibile che era emerso nel primo ciclo stagionale, problema che emerge in modo lampante durante le interviste ai serial killer. Tuttavia grazie all’aiuto di Jim Barney, che sicuramente farebbe la sua figura all’interno del team di Quantico, Ford riesce a portare a termine il lavoro, scambiando i propri problemi con lo scarso interesse verso i soggetti intervistati.
E’ da sottolineare, ancora una volta, la splendida regia e l’ottima fotografia che caratterizzano la puntata, per un comparto tecnico sempre di gran qualità, marchio di fabbrica della serie di Fincher.
Nei 60 minuti di narrazione i fatti di Atlanta vengono caratterizzati, accennando ai problemi sociali, razziali e politici presenti in città, ma senza esagerare, mantenendo il focus narrativo sugli omicidi, sicuramente una scelta da apprezzare nell’era del politicamente corretto onnipresente e a tutti i costi. Nonostante Mindhunter non sia mai stato un prodotto seriale con un ritmo narrativo elevato, questo terzo episodio, evidentemente di transizione, risulta essere abbastanza lento e compassato, aggiungendo ben poco rispetto alla puntata precedente.
E’ interessante notare come mentre Bill e consorte vengano toccati in prima persona da un delitto, segno che non sempre gli efferati omicidi sono così distanti da chi prova a risolverli, la dottoressa Wendy Carr, interpretata da una sempre splendida Anna Torv, sia eccessivamente relegata in secondo piano e salvo appuntamenti con la barista di turno, il suo character per ora ottiene uno screen time davvero ridotto. Un peccato per uno dei personaggi principali della serie.
Complessivamente, nonostante le pregevole fattura, questo terzo appuntamento è ben al di sotto delle aspettative, in attesa che la narrazione finalmente decolli e si entri nel vivo di questa seconda stagione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una puntata di transizione per Mindhunter, caratterizzata da un ottimo comparto tecnico ma anche da un ritmo narrativo lento e compassato, per una trama orizzontale quasi immobile. Visto i pochi episodi si spera che lo show cambi subito passo, nel frattempo l’episodio ottiene una sufficienza piena, per 60 minuti ben realizzati come sempre ma dai quali ci si poteva aspettare molto di più.
Episode Two 2×02 | ND milioni – ND rating |
Episode Three 2×03 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.