“When this monster entered my brain, I will never know, but it is here to stay. How does one cure himself? I can’t stop it, the monster goes on, and hurts me as well as society. Maybe you can stop him. I can’t.” (BTK Strangler)
Minduhunter torna dopo quasi due anni di attesa e decide di farlo con un episodio preparativo atto a ristabilire ordine all’interno della storia. Una scelta questa che ci si poteva attendere e che risulta essere la più corretta possibile se si considera la modalità con cui il primo ciclo narrativo aveva trovato la propria conclusione.
Holden, Bill, Wendy e Gregg devono fare i conti con svariate problematiche sia insite al gruppo (indagine degli affari interni, mancanza di fiducia tra colleghi, il grave problema di salute occorso ad Holden durante il finale della prima stagione), sia relative a fattori esterni (nuovi casi da analizzare, Shepard in pensione ed al contempo arrivo del sostituto, Ted Gunn).
Considerato quindi quanto sopra sarebbe eccessivo pretendere che la ricerca di serial killer e l’analisi comportamentale e psicologica degli stessi riprendesse fin dal primo episodio. Attese rispettate, infatti.
Holden, come di consueto, riceve il minutaggio maggiore e gli attacchi di panico che lo hanno costretto ad un ricovero urgente sembra diventeranno parte integrante della sua vita (in conclusione di puntata, infatti, un nuovo attacco coglie il giovane detective durante la festa di commiato di Shepard). L’agente Ford si ritrova a dover condividere la propria vita con un nuovo passeggero, dono inaspettato frutto della sua spasmodica voglia di approfondire la psiche umana dei soggetti deviati analizzati. Su tutti, ovviamente, Kemper. La notizia della patologia non scuote però Holden, pronto a tornare sul campo per riprendere lì dove tutto sembrava essersi arenato in maniera definitiva.
Ma senza fiducia tra colleghi come è possibile riprendere un compito tanto delicato? Ecco quindi che la puntata prima analizza piccoli aspetti riguardanti i vari personaggi, per poi decidere di mettere in campo un vero e proprio confronto a tutto campo dell’unità operativa: Holden, Bill, Wendy e Gregg sembrano intenzionati ad appianare ogni divergenza in precedenza palesatasi, consci di poter ricreare (almeno in parte) il clima iniziale con il quale tutto era cominciato.
Forse Bill, il più rancoroso del gruppo, faticherà a relazionarsi con Gregg, colpevole di aver dato il là all’indagine degli affari interni, ma si tratta di una problematica decisamente marginale.
Proprio l’indagine viene fatta eliminare dal nuovo capo dell’unità, Ted Gunn, pronto a mettersi in gioco con contatti e sovvenzioni affinché l’operato della sua unità raccolga i risultati che merita.
Una nuova partenza, quindi. O forse sarebbe meglio identificarla come una ripartenza semplicemente più pulita: gli elementi chiave sono rimasti gli stessi, ma almeno a parole il team sembra essersi definitivamente chiarito. Sarà poi da capire quanto tutto questo durerà.
Nel frattempo all’orizzonte due serial killer iniziano a prendere sempre più forma: il primo è Charles Manson, persona citata in maniera spropositata nella prima stagione, ma per la quale Shepard ha sempre cercato di evitare il contatto diretto con la sua unità, cosa che invece Ted sembra disposto a fare fin da subito; la seconda, protagonista dell’incipit dell’episodio, rimane l’oscura figura del BTK Strangler (Dennis Rader) che finalmente ha la sua tanto attesa abbozzata presentazione nel momento in cui a Bill viene ceduta la fantomatica pratica sommariamente archiviata sotto una scrivania.
È proprio da qui, dall’analisi, dalle registrazioni e dagli interrogatori che Mindhunter è pronto a ricominciare il proprio secondo viaggio esplorativo all’interno della deviata mente dell’uomo.
“I spoke with Gunn, and it sounds like we’re getting a fresh start.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Episode 10 1×10 | ND milioni – ND rating |
Episode 1 2×01 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.