“Make Oregon bad!”
Miracle Workers, dopo aver abbracciato e sfruttato fino all’ultimo i continui riferimenti storici in chiave demenziale, decide di sfidare il quotidiano a rendere Todd il Trump dello show. L’intento è, esattamente come la serie nel suo complesso, quello ironico-demenziale, senza una vera e propria morale, ma piuttosto giocare su tutti gli stereotipi del caso per intrattenere il proprio pubblico.
Ecco quindi che la gang di Trig, una volta arrivata in Oregon, realizza come la cittadina sia ben lontana dalle sue aspettative, dal momento che tutto sembra essere gioioso, ricco e leggero. Un contesto sociale che impedisce alla delinquente di seminare panico e terrore tra la popolazione. La soluzione? Mettere a soqquadro la città facendo candidare Todd alle prossime elezioni come governatore per obbligarlo a drastici cambiamenti (ovviamente in negativo). Todd risulta la caricatura di Trump, richiamato anche dai vistosi cappelli che la folla indossa durante i suoi discorsi; stesso discorso vale anche per i suoi elettori, incapaci di votare un’alternativa nel momento in cui Prudence rivela di essere stata tenuta in ostaggio con la forza. Credenze popolari, pregiudizi e quant’altro, tutto in chiave ironica, ovviamente. Una cosa che nel contesto generale di demenzialità funziona ed aiuta ad aggiungere carne al fuoco (l’ennesimo salvataggio per il personaggio interpretato da Viswanathan) in vista dell’imminente finale per Oregon Trail.
HANNIBAL LECTER DIVENTA PRETE
Parallelamente il resto della carovana è rimasto bloccato tra le montagne a causa del sabotaggio di Todd occorso nel precedente episodio. Una fatalità attribuita al volere di Dio che avrebbe punito Zeke e tutto il gruppo di viaggiatori. In preda ad una vera e propria crisi mistica il gruppo si ritrova ad optare per l’opzione cannibalismo per poter sopravvivere. Un’opzione accolta anche da Zeke che si ritroverà a citare Hannibal Lecter in una sequenza in cui è occupato nella presentazione di un suo “piatto”.
Continua il percorso di riabilitazione sociale di Benny, nuovamente costretto a giocare il ruolo di buono della situazione, prima cercando di far riallacciare i rapporti tra Zeke ed il resto del gruppo, successivamente tentando di far capire a tutti la disumanità nel ritrovarsi a cibarsi di un proprio ex amico.
Un ruolo, quello del buono, che continua a stonare sulle spalle del personaggio di Buscemi, non tanto per il non vedere tra le fila dei buoni Benny, quanto piuttosto per il tira e molla che si sta protraendo ormai da diversi episodi da questo punto di vista. In “Stranded”, tuttavia, l’ex bandito sembra ormai aver intrapreso la retta via in maniera definitiva, dal momento che rappresenta fino all’ultimo l’unica voce fuori dal coro di cannibali. Orpello simpatico ma di poca necessità è invece Karan Soni che sì, funziona nella propria comicità, ma non aggiungendo un vero e proprio apporto all’interno della storia, in generale finisce per diventare un tutt’uno con gli altri personaggi secondari, diventando sfocato e poco interessante una volta chiamato in causa.
“Everyone, we’re about to begin. This will not just be a meal, it will be a culinary voyage and, dare I say, my masterpiece.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ad un solo episodio dalla conclusione, Miracle Workers confeziona un episodio sufficiente per creare un minimo di aspettativa per il finale. Ma in una valutazione più generale ci si rende conto che i soli Radcliffe e Buscemi non possono bastare per salvare lo show in tutti gli episodi. Viswanathan e Soni, infatti, vengono spesso lasciati ingiustamente in disparte nonostante meritino maggiore spazio (in particolare il secondo). La speranza è che il finale riesca a correggere il tiro almeno nei suoi ultimi venti minuti di messa in onda.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.