Once Upon A Time 3×18 – Bleeding ThroughTEMPO DI LETTURA 4 min

Ci pensa il diciottesimo episodio della terza stagione a risollevare, seppur lievemente e quasi inutilmente essendo uno degli ultimi, le sorti di OUAT. Non siamo sicuramente ai livelli della prima stagione, ma la puntata è decisamente più strutturata rispetto alla precedente. In “Bleeding Through” gli autori affrontano varie tematiche che, pur essendo già state
largamente usate in film e telefilm, è sempre bene ripassare ogni tanto e la loro presenza rende l’episodio più avvincente. Proviamo a porci delle domande: cosa rende una persona cattiva? Una persona nasce con qualcosa di malato dentro di sé o diventa così per colpa di qualcosa/qualcuno?
Grazie a studi ed indagini psicologiche sappiamo che la maggior parte dei serial killer, o comunque di persone che hanno commesso crimini, non sono nate con il seme della follia radicato nel loro profondo, ma la loro componente oscura, la loro ombra, è stata aiutata ad emergere a causa di rapporti marci con la famiglia (abusi, maltrattamenti, abbandoni ecc…), traumi infantili e, più in generale, un ambiente malsano in cui nascere e crescere.
Questo sicuramente non li rende giustificabili, ma forse più comprensibili e meno mostruosi.
In questa puntata un atto vile come l’abbandono di un neonato, ci viene presentato sotto una luce diversa e proviamo quasi pietà per la madre (in questo caso Cora). I flash-back sul passato della donna fanno assumere alla figura della madre di Regina un altro sapore: certo Cora era sempre stata attratta dal potere e dal fatto di volersi scrollare di dosso il suo status sociale di “figlia del mugnaio”, ma in passato altro non era che una ragazza ingenua che avrebbe creduto a qualsiasi cosa e persona pur di evadere la routine della sua vita. Questa sua ingenuità e fiducia la portano, come ci mostra la puntata, ad essere usata ed illusa, ritrovandosi incinta e senza uomo accanto. I suoi sogni fiabeschi spezzati. Essendo una donna dalle mille risorse, Cora si rimbocca le maniche e cerca vendetta, ma quest’ultima esige un pagamento: la donna deve abbandonare la figlia per riuscire ad ottenere quello che ha sempre sognato, così come anni dopo rinuncerà all’amore di Rumple. Zelena viene quindi lasciata in un bosco. Dopo pochi minuti arriva il tornado e il resto lo sappiamo.
Un’altra tematica importante è la dicotomia dell’animo umano: non siamo tutti solo buoni o solo cattivi, ognuno ha luci e ombre dentro di sé. Lo sanno bene Regina, che è ancora immersa nel suo processo di redenzione, e Mary Margaret che, dopo aver ucciso Cora ed esserne lacerata nel profondo ogni giorno (per sua stessa ammissione), scopre che nemmeno la madre, la Regina Eva, è stata uno stinco di santo nel suo passato. E’ stata proprio Eva, infatti, a rovinare la felicità di Cora e ad obbligarla ad abbandonare Zelena per meditare vendetta. Tale madre, tale figlia ci verrebbe da dire. Anche Snow, infatti, rivelando la relazione tra Regina e Daniel lo stalliere, ha distrutto la vita del ragazzo e della sua amata.
I buoni che fanno azioni cattive pensando comunque di fare la cosa giusta, i cattivi che vogliono redimersi e cercano di salvare quel poco che di buono c’è ancora dentro di loro. Luci ed ombre. Lato oscuro e lato luminoso. Quello che ci separa dall’essere buono o cattivo è il nostro libero arbitrio. E il perdono, forse, è l’unica soluzione possibile.
Naturalmente la puntata è ricca anche di elementi negativi, quali scene nonsense, effetti speciali mediocri e la troppa fretta nella conclusione dei fatti. Il ritmo è buono solo durante i flashback relativi a Cora, mentre in Storybrooke ci pensano solo Zelena e Rumple a dare quel tocco di pepe in più. E che pepe, oserei dire! Ora come ora dobbiamo solo accontentarci.

VOTO EMMY