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L’ambientazione dipende dalla storia e viceversa; un concetto importante che molto spesso viene dimenticato, creando dei prodotti grossolani ed improbabili. Considerando il luogo in cui è ambientata una vicenda come un mero sfondo intercambiabile non si possono ottenere delle buone storie. Fin dalla prima puntata Preacher ha sempre tenuto fede al concetto, facendo delle ambientazioni di ogni singolo episodio uno dei suoi pregi. La periferia americana è sempre stata per lo show un punto di forza ed in questa terza stagione, con l’introduzione di Angelville, non può che riconfermarsi come tale.
La piantagione della Louisiana è infatti il cardine di questo episodio, che trascina lo spettatore in un’atmosfera misteriosa ed a tratti inquietante, come non si erano ancora viste nella serie. A placare quest’ondata d’orrore vi è naturalmente il solito humor nero che smorza la tensione, rallentando leggermente il ritmo; ed è proprio quest’umorismo a mettere a rischio la serie, pur essendo uno dei suoi punti forti. Preacher si ispira infatti ad una delle graphic novel più scandalose di sempre, piena di violenza e satira estremamente cruda legata al mondo politico e culturale americano, ed in particolare alla religione. Prendendo spunto dal lavoro originale, anche se in maniera ridotta, la serie continua a riproporre lo spirito provocatore e “blasfemo” dei fumetti avvicinandosi ai fan di vecchia data ma allontanandosi dai più sensibili e religiosi con figure come il Messia o Dio che non tutti possono gradire.
Quest’ultimo, fonte di grande controversie, è anche uno dei punti cardine di questo episodio entrando ufficialmente a far parte delle vicende dei protagonisti dopo un ambivalente ordine dato a Tulip nella scorsa “Sonsabitches“. Un’apparizione che da una parte dà una sensazione concreta di un Dio che finora si era solo potuto vedere in sequenze oniriche o fuori dal mondo terrestre, ma che dall’altra crea molta confusione nella mente dello spettatore che si ritrova con più domande che risposte. Qual’è il suo vero volto? Quali sono le sue intenzioni? Si veste da cane perché l’anagramma di God è Dog? Sono tutte domande alle quali troveremo risposta, probabilmente, nei prossimi episodi ma che per ora non riescono ad essere comprese ed in generale tendono a dare un senso di estraneità a questa storyline confusa e slegata dalla trama principale.
Ad uscire vittoriosa da questa sottotrama, e più genericamente da questa terza stagione, è Tulip che ora più che mai si sta trasformando in un personaggio apprezzabile e decisamente meno generico delle precedenti stagioni. Se nella seconda era infatti impegnata ad affrontare lo stress post traumatico dovuto all’incontro con il Saint of Killers, qui invece è in un viaggio on the road alla ricerca di una soluzione al problema Angelville. Incontrando nuovi personaggi e nuovi luoghi, la ragazza riesce quindi a ritagliarsi lo spazio che gli serviva per diventare una persona con cui simpatizzare; un cambiamento positivo che non può però considerarsi concluso, ma bensì appena iniziato.
La piantagione della Louisiana è infatti il cardine di questo episodio, che trascina lo spettatore in un’atmosfera misteriosa ed a tratti inquietante, come non si erano ancora viste nella serie. A placare quest’ondata d’orrore vi è naturalmente il solito humor nero che smorza la tensione, rallentando leggermente il ritmo; ed è proprio quest’umorismo a mettere a rischio la serie, pur essendo uno dei suoi punti forti. Preacher si ispira infatti ad una delle graphic novel più scandalose di sempre, piena di violenza e satira estremamente cruda legata al mondo politico e culturale americano, ed in particolare alla religione. Prendendo spunto dal lavoro originale, anche se in maniera ridotta, la serie continua a riproporre lo spirito provocatore e “blasfemo” dei fumetti avvicinandosi ai fan di vecchia data ma allontanandosi dai più sensibili e religiosi con figure come il Messia o Dio che non tutti possono gradire.
Quest’ultimo, fonte di grande controversie, è anche uno dei punti cardine di questo episodio entrando ufficialmente a far parte delle vicende dei protagonisti dopo un ambivalente ordine dato a Tulip nella scorsa “Sonsabitches“. Un’apparizione che da una parte dà una sensazione concreta di un Dio che finora si era solo potuto vedere in sequenze oniriche o fuori dal mondo terrestre, ma che dall’altra crea molta confusione nella mente dello spettatore che si ritrova con più domande che risposte. Qual’è il suo vero volto? Quali sono le sue intenzioni? Si veste da cane perché l’anagramma di God è Dog? Sono tutte domande alle quali troveremo risposta, probabilmente, nei prossimi episodi ma che per ora non riescono ad essere comprese ed in generale tendono a dare un senso di estraneità a questa storyline confusa e slegata dalla trama principale.
Ad uscire vittoriosa da questa sottotrama, e più genericamente da questa terza stagione, è Tulip che ora più che mai si sta trasformando in un personaggio apprezzabile e decisamente meno generico delle precedenti stagioni. Se nella seconda era infatti impegnata ad affrontare lo stress post traumatico dovuto all’incontro con il Saint of Killers, qui invece è in un viaggio on the road alla ricerca di una soluzione al problema Angelville. Incontrando nuovi personaggi e nuovi luoghi, la ragazza riesce quindi a ritagliarsi lo spazio che gli serviva per diventare una persona con cui simpatizzare; un cambiamento positivo che non può però considerarsi concluso, ma bensì appena iniziato.
Per il resto l’episodio non si muove dai ritmi a cui le prime due puntate avevano abituato e, pur mantenendo un’ottima qualità e degli spunti interessanti, rimane un capitolo di stallo in una stagione che promette grandi cose ma che procede con calma. L’atmosfera e le ottime performance attoriali (Joseph Gilgun in primis) confezionano quindi un filler fatto come si deve che crea molta attesa per gli episodi futuri, che con molta probabilità non deluderanno le aspettative.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Continua la calma prima della tempesta per un episodio che anticipa grandi cambiamenti in uno show che continua a rinnovarsi ed a scandalizzare uscendo dagli schemi.
Sonsabitches 3×02 | 0.77 milioni – 0.2 rating |
Gonna Hurt 3×03 | 0.77 milioni – 0.2 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.