Mentre proseguono i tentativi per affrettare l’Apocalisse, Preacher comincia finalmente a prendere coscienza del tempo che manca al series finale e mette in fila i primi tasselli per arrivare alla tanto agognata quadratura del cerchio. Di fatto, “Bleak City” non si discosta moltissimo dallo stile visto nelle precedenti puntate, salvo poi rivelarsi diverso: non è solo un altro episodio in cui tutti i personaggi proseguono il proprio viaggio ma è, probabilmente, l’episodio in cui alla fine si ha la sensazione che molti di loro siano in qualche modo arrivati a destinazione. Finalmente.
L’idea di continuare a dividere i personaggi principali per enfatizzarli singolarmente ha funzionato in passato, molto meno in questa prima metà di stagione. Come già detto in altre recensioni, così si sono enfatizzate diverse forzature che nell’arco di 5 episodi potevano essere evitate. A pagarne le spese sono un po’ tutti ma, nello specifico, Tulip è quella che sembra uscirne peggio degli altri ed il motivo è presto detto: la psicologia del character è stata letteralmente massacrata per assecondare le necessità degli sceneggiatori. Dopo anni di amore incondizionato verso Jesse, (all’improvviso) si è visto prima il tradimento con Cassidy e ora il dichiarato desiderio di non andare in soccorso di Jesse, scelte che vanno in senso opposto all’animo di Tulip.
Lo stesso dicasi anche per Eugene, ma questo è un altro discorso.
Jesse: “Leavin’ you there, that that was a sin. You’re a good kid, Eugene. You’re a good Christian. I don’t really know what that means anymore, but you are. You put your faith in your preacher, and your preacher let you down. Christ.
Your own preacher sent you to Hell. Eugene, I don’t know if you could ever forgive me. I just want you to know that I feel so bad ‘bout what I did. Eugene I’m sorry.“
Il colpo di scena (piacevolissimo e quasi necessario) che ha aiutato a “riconciliare” Jesse, Eugene ed Il Santo Degli Assassini cozza ovviamente con il comportamento ostentato da Arseface in queste quattro stagioni ed è giustificato in maniera troppo repentina da una frase detta poco prima di premere il grilletto. Il desiderio di ricevere le scuse da parte di Jesse è legittimo, così come la scelta di vendicarsi per quanto sofferto una volta mandato all’Inferno. La velocità della vendetta in sé e per sé fatica ad essere ritenuta credibile ma ha un impatto pazzesco sia a livello di trama che nella puntata stessa ed è esattamente ciò che serviva alla serie per galvanizzarsi nuovamente.
La recensione potrebbe sembrare molto critica in generale, e lo è per tutti quei dettagli importanti che abbiamo elencato fino ad ora, ma va enfatizzata anche la scorrevolezza della visione, estremamente piacevole e come sempre accompagnata da una regia e delle musiche che pompano il sangue nelle vene. Non per niente il voto finale è più che positivo, specialmente comparato con gli scorsi episodi. Si trova come al solito modo e tempo per un po’ di black humour (Jesse che non è abituato al diverso senso di marcia in Australia fa abbastanza ridere) e una bella rissa al ritmo di “Joker And The Thief” dei Wolfmother (scelta non casuale viste le origini australiane della band), ma è nell’insieme che “Bleak City” funziona, nell’insieme e nella riconciliazione dei vari personaggi sparsi in giro per il mondo.
L’Apocalisse è finalmente iniziata.
“I hope you haven’t started the apocalypse without me.“
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Search And Rescue 4×04 | 0.54 milioni – 0.1 rating |
Bleak City 4×05 | 0.53 milioni – 0.1 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.