Eccoci qui al rush finale di questa quinta stagione di Pretty Little Liars e possiamo osservare che il modus operandi adottato è sempre lo stesso: prendere tempo, far crescere la curiosità senza rivelare niente ma tenendo l’attenzione viva. Come già detto in passato, normalmente gli episodi che riescono bene a Marlene sono i cosiddetti “episodi-evento”, che sono quegli episodi in cui succedono cose rilevanti per lo svolgimento della trama. Tutto il resto è noia, come canterebbe Califano. Pretty Little Liars è fatta di filler per l’80% e non stupisce che anche gli episodi immediatamente precedenti ai finali di stagione lo siano. Quello che può variare è la qualità dei suddetti episodi, perché un episodio riempitivo può anche intrattenere. Ma procediamo con ordine e andiamo ad analizzare questa tripletta di episodi.
In “Bloody Hell” vediamo le ragazze riappacificarsi con Alison per la 52484578456 volta. Ok, hanno scoperto che non è un’assassina, ma sembra che abbiano anche dimenticato che non è nemmeno una brava persona. Va bene il rimorso per aver aiutato la polizia ad arrestarla, però il “maybe we can start over” sembra un po’ esagerato, vista la situazione. Così come non si sa se credere o meno alla redenzione della ragazza, che vuole dire a tutti i costi la verità e non accetta il fatto che nessuno le crede. Questo continuo alternarsi tra Alison “buona” e Alison “cattiva” ha sicuramente lo scopo di rendere il personaggio più intrigante, ma in realtà confonde le idee. Il personaggio della DiLaurentis risultava meglio costruito quando ci appariva tramite flashback e/o apparizioni. In ogni caso “Bloody Hell” si divide in due filoni narrativi: uno ambientato a Rosewood, dove Aria e Hanna sono alla disperata ricerca di un modo per tirare Mike fuori dai guai e vanno a trovare Cyrus. E’ sempre molto divertente quando si credono un passo avanti ad -A. quando in realtà è esattamente il contrario. Si vuole invece sorvolare sull’inutilità della storyline di Emily, del concorso e dell’ancora più inutile Talia perché davvero è tra le cose più noiose mai viste in PLL, e vuol dire tanto!
L’altro filone vede protagonista la nostra Spencer, spedita in Inghilterra dalla madre. La Hastings, oltre a dimenticarsi momentaneamente di avere un ragazzo (ma poi ce l’ha davvero?), si è fatta incastrare da -A. anche in terra straniera, facendosi infilare non si sa dove né come, una fialetta di sangue nella borsa. Scena Trash con la T maiuscola (anche se se la batte con il remake della Mummia nell’ospedale dov’era ricoverato Cyrus) che fa perdere ulteriore realismo alla serie, anche se ormai di realismo ne è rimasto ben poco.
“To Plea Or Not To Plea”, invece, pur nel suo essere un filler, riesce a intrattenere, almeno quel tanto che basta dal non farti venire voglia di sbadigliare per 40 minuti. Vuoi perché, forse, qualcosa di nuovo, effettivamente succede. Ad Alison viene proposto uno sconto della pena, a patto che lei riveli il nome del suo complice (la polizia a Rosewood sarà puramente decorativa in quanto ad abilità investigative, ma almeno ci sono arrivati che una ragazza di diciott’anni non avrebbe potuto fare tutto da sola). I sospetti della polizia, in realtà, già ricadono su Hanna, vogliono solo che la Di Laurentis fornisca la prova definitiva. Ovviamente il mondo intero pensa, spettatori compresi, che Alison accetti il patteggiamento, invece la ragazza tentenna e, alla fine, sceglie la via più tortuosa (forse) e più pericolosa per lei. Se finora questa doppia natura di Alison, più che rendere intrigante il suo personaggio, lo ha reso sempre meno interessante, questa sua inaspettata decisione lascia perplessi. Una cosa che pare evidente è che la ragazza è spaventata da -A. e da cosa potrebbe capitarle, ma l’arresto della sua amica sembra darle forza per non cedere alle minacce del tormentatore più temuto d’America.
Nel frattempo Aria ed Emily hanno una pista per scoprire l’identità di -A. (sempre se non si tratta del solito flop) e indovinate a chi chiedono aiuto? Ad Ezra Fitz, l’uomo-divano. O sono disperate (cosa molto probabile) oppure vedono nell’ex professore una qualche abilità particolare che noi non vediamo.
“The Melody Lingers On” segna l’inizio dell’evento più atteso da mezza stagione a questa parte (esclusa la grande rivelazione su Big A, che dovrebbe avvenire nel finale di stagione): il processo di Alison. Tralasciando il fatto che la polizia di Rosewood arresta persone sulla base di video dalla dubbia credibilità (a nessuno è mai venuto in mente di far notare che, forse, se fosse stata Alison a uccidere Mona avrebbe nascosto la chioma bionda invece di metterla in bella mostra, ma vabbè!), era ovvio fin dall’inizio che con questo processo sarebbero uscite fuori fatti “scomodi” per Alison e le sue amiche e che l’accusa avesse dalla sua un testimone chiave, qualcuno che avrebbe potuto screditare davvero Alison rendendola colpevole agli occhi della giuria. Questo qualcuno fa parte della ristretta cerchia di persone a conoscenza del finto rapimento della DiLaurentis e sui vari social è partito il toto nomi. Sappiamo che alcuni personaggi erano a conoscenza della verità (Noel, Cyrus…) ma ce ne sono degli altri? Al solito abbiamo la testa piena di domande e poche risposte, ma veniamo al vero mistero di PLL: l’identità di -A. Il criptico biglietto che le ragazze trovano nascosto nella camera di Mona è stato decifrato dall’affezionato pubblico dello show. Ogni frase sconclusionata è l’anagramma di un nome, Charles DiLaurentis. Un altro, l’ennesimo, sconosciuto che sarà invischiato in qualche modo nell’intera faccenda. Non si può pensare che sia Big A, altrimenti la King verrebbe lapidata pubblicamente e senza pietà, perché -A. non può e non deve essere un completo sconosciuto, almeno non se si vuole salvare quel poco di appeal rimasto allo show e se si vuole dare un senso ad anni e anni di suspense insostenibile.
Altro dubbio che aleggia nelle nostre povere menti è il grado di coinvolgimento di Andrew, che pedina le ragazze fino a casa di Mona. Se fino adesso il suo personaggio sembrava utile soltanto a mettere in subbuglio gli ormoni di Aria, a questo punto ci si domanda se anche lui abbia qualcosa a che fare con tutta la faccenda (Omicidio di Mona, Alison, -A.) o se si sia incuriosito soltanto dai comportamenti sospetti di Aria e abbia deciso di approfondire. Il fatto che qualsiasi personaggio apparso in PLL c’entri qualcosa con tutto questo è diventato fastidioso, oltre ad allargare in continuazione la cerchia dei sospetti, rendendo sempre più complicato sbrogliare tutti i fili, ma rendendo possibile il rinnovo della serie per altre stagioni.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Pretty Isn’t The Point 5×20 | 2.4 milioni – 0.9 rating |
Bloody Hell 5×21 | 1.5 milioni – 0.7 rating |
To Plea Or Not To Plea 5×22 | 1.4 milioni – 0.7 rating |
The Melody Lingers On 5×23 | 1.7 milioni – 0.9 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.