The Trust disattivato; Mother formalmente capo fino a quando Campion non sarà in grado di imporsi quale leader della piccola comunità sperduta su Kepler-22b; Paul utilizzato come arma per attaccare Marcus; Father sempre più dedito al proprio personale progetto di ricostruzione dell’androide trovato. Queste erano le premesse di questa quinta puntata che riesce nel suo intento di risolvere la momentanea “trasformazione biologica” di Paul, andando parallelamente ad aggiungere ulteriori spunti sui precedenti abitanti del pianeta grazie ai ritrovamenti di Marcus.
BELLA PUNTATA? POTEVA ANDARE PEGGIO
La prima domanda che sorge subito spontanea è: si tratta di una bella puntata? La risposta non è semplice dal momento che ci sono validi elementi della storia che farebbero propendere per una sufficienza piena, ma allo stesso tempo la loro gestione lascia decisamente interdetti e fa storcere il naso.
L’eliminazione (o spegnimento) di the Trust ha cambiato le carte in tavola elevando Mother a punto di riferimento della comunità proprio nel momento del bisogno dato che l’attacco subito da Paul lo sta lentamente prosciugando della sua vita. È una lotta contro il tempo che lo show HBO Max riesce a gestire bene a fasi alterne: lo sconforto di Sue e la necessità di ritrovare pace in qualcosa di più grande di lei (Sol) è un aspetto interessante e che si ricongiunge all’imperante porzione di storia legata allo scontro tra scienza e religione. D’altra parte il modo in cui Paul viene salvato è eccessivamente rapido, accade principalmente off screen (riconsegnando Paul nuovamente in forma umana e fuori dal bozzolo sano e salvo) e non permette allo spettatore di provare quel pathos che forse era necessario sfruttare.
Altro aspetto importante della puntata è il ritrovamento da parte di Marcus di resti (e di una creatura viva) ricollegabili alla vita su Kepler-22b prima dell’arrivo dell’avamposto umano. Anche in questo caso, però, questo aspetto positivo viene offuscato da una sceneggiatura blanda che velocizza la scena e sembra preferire dar spazio all’ennesima grazia nei confronti di Marcus piuttosto che enfatizzare l’importante ritrovamento avvenuto sotto terra.
RELIGIONE VS SCIENZA: TROPPO POCO
Parallelamente alla tematica religiosa, Raised By Wolves porta in scena anche l’annosa questione riguardante la convivenza tra IA e uomo. Father, dopo aver iniziato a mentire ai suoi stessi “figli” e aver progressivamente perso lucidità, sembra essere diventato succube del suo stesso progetto: un androide completamente ricostruito grazie al lavoro suo lavoro che per ora circoscrive il suo peso in scena con qualche breve comparsata. Ma, nonostante il risicato spazio, se ne comprende l’importanza ai fini della sceneggiatura considerata anche la comparsa di una figura dalle sembianze umane che sembrava essere vittima di una sorta di autocombustione prima nei boschi limitrofi la comunità e successivamente proprio fuori dal laboratorio di Father. Insomma, un altro tassello della sceneggiatura che crea hype ed alte aspettative, ma che per ora lì viene circoscritto non avendo né il giusto spazio in scena, né un adeguato minutaggio. Raised By Wolves costruisce la sua storia su due tematiche, come è sempre stato detto, terribilmente interessanti da analizzare e vedere portate in scena (diatriba fede vs scienza; convivenza AI e umanità). Ma queste tematiche, se non rappresentate adeguatamente in scena, sono sufficienti per poter affermare di ritrovarsi di fronte ad uno show che si lascia guardare senza evidenti problematiche di intrattenimento? La risposta, ad ora, è ancora no.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una puntata dalla duplice declinazione: da una parte un approfondimento interessante sul passato di Kepler-22b ed un androide ricostruito che aggiunge ulteriori elementi alla storia; dall’altra una gestione pressoché disastrosa degli unici elementi positivi di questa puntata. E ritornare sempre e soltanto alla diatriba tra religione e scienza non potrà essere un elemento in grado di reggere in eterno. Per questa volta è bastato uno scorcio di trama vagamente interessante per salvare la puntata, ma da uno show HBO Max ci si aspetta ben altro.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.