I primi due episodi della nuova serie Apple+ hanno introdotto lo spettatore nella complicata vita di Danny Sullivan, un personaggio percepito ambiguo già dai primi risvolti narrativi messi in scena. Ambientarsi in The Crowded Room non è semplice: i suoi personaggi sono tutti molto complessi e particolari, tutti abbandonati dalla società e lasciati a sé stessi; è dunque chiaro sin da subito come la trama sia un gioco introspettivo e il puzzle da comporre molto complesso.
Esattamente sulla stessa scia dei precedenti si colloca “Murder”, il terzo capitolo della serie, che muove qualche passo in più nell’intricata vita di Danny, fino ad arrivare alla scoperta finale, primo vero colpo di scena della trama.
UN INTRECCIO AMBIZIOSO
L’intreccio di The Crowded Room è ambizioso. La serie si propone fin da subito come un thriller cervellotico, destinato a rivoltare completamente le premesse da cui parte.
La personalità di Danny appare sin da subito caotica e ambigua e il suo interrogatorio risulta sempre molto faticoso e disordinato. La mente di Danny è fitta e il suo racconto asfissiante, gli eventi si susseguono senza un apparente logica e la trama si infittisce sempre di più, aggiungendo elementi mai chiari e precisi. A spezzare il racconto di Danny riportando la trama alla realtà è Rya (una impeccabile Amanda Seyfried) bilanciando l’episodio e aiutando lo spettatore a districarsi nella complicata vita di Sullivan. L’equilibrio tra i due personaggi è perfetto e per il momento la serie si rivela un buon compromesso tra il passato di Danny e il presente di Rya, impegnata nel caso.
IL PASSATO TORNA SEMPRE A GALLA
Il terzo episodio è quasi completamente dedicato al racconto di Danny, che svela particolari in più sul suo passato e porta lo spettatore dritto al colpo di scena finale, che unisce il passato di Danny e quello di Ariana.
La scoperta per cui il patrigno di Danny è lo stesso che abusò di Ariana è un caso assai peculiare che porta subito a domandarsi dove si nasconda la verità. Anche il racconto circa il fratello di Danny, che si evince morto dalle parole del protagonista, porta a farsi qualche domanda in più e a voler scavare nella vita del protagonista. Il ruolo fondamentale è qui svolto da Rya, che bilancia il racconto di Danny con le domande giuste, che portano lo spettatore a dubitare della lucidità del racconto di Sullivan, rendendo l’intreccio ancora più complesso.
I TONI MOLTO CUPI
La conclusione che si può trarre dopo tre episodi è che The Crowded Room è un thriller ambizioso, cervellotico e introspettivo. Il percorso nel racconto di Danny è tortuoso e gli eventi appaiono per il momento sconnessi e senza alcuna logica dietro. L’unico appunto per il momento è che i toni molto cupi della serie non aiutano la visione, che risulta già molto impegnativa di per sé.
Il racconto di Danny è carico di eventi angosciosi che, uniti all’importante minutaggio, potrebbero non rendere così semplice la visione dell’episodio. La carica eccessivamente drammatica di questo terzo capitolo presenta il racconto come un po’ indigesto e questo, a lungo andare, potrebbe essere un problema.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Crowded Room si conferma un gioco introspettivo destinato a ribaltare completamente le premesse da cui parte. I toni forse un po’ troppo cupi non alleggeriranno il percorso, ma il cammino nella mente di Danny è appena iniziato e ormai non si può far altro che avanzare sempre più.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.