Outlander torna in tv dopo poco più di un anno da quel “I Am Not Alone” che aveva chiuso una sesta stagione decisamente rimaneggiata e accorciata causa Covid.
Una struttura ristretta che sembra essere piaciuta agli autori che hanno proposto qualcosa di simile anche per questo nuovo ciclo di episodi. La settima stagione (la penultima della serie), pur contando un totale di 16 puntate, verrà infatti suddivisa in due blocchi: i primi otto episodi disponibili settimanalmente a partire dal 16 giugno, mentre per i restanti si dovrà aspettare probabilmente il 2024.
Un solo anno di attesa tra una stagione e l’altra dunque, eppure, perché sembra essersi lasciati Outlander alle spalle da molto più tempo? “A Life Well Lost” si presenta come un episodio paradossalmente conclusivo, atto a mettere fine a quanto accaduto nel finale della scorsa stagione in maniera quasi frettolosa, chiudendo storie di cui lo spettatore neanche si ricorda più di tanto.
DAMSEL IN DISTRESS
Come già sottolineato, la sesta stagione si è ritrovata dimezzata a causa di forze maggiori e, proprio per questo, non è stato possibile portare a compimento l’intera storyline basata sul romanzo “A Breath Of Snow And Ashes”. La stagione appena iniziata, quindi, si ritrova con il duplice compito di terminare il suddetto romanzo per poi passare al successivo della serie di Diana Gabaldon, intitolato “An Echo In The Bone”.
Ecco quindi che la season premiere cerca di chiudere frettolosamente il cliffhanger dello scorso anno che vedeva Claire arrestata con l’accusa di omicidio e stregoneria. Un evento che sin da subito non aveva suscitato apprezzamento narrativo a causa della sua incessante ripetitività. Claire in pericolo con Jamie che smuove mari e monti per cercarla è infatti una trama fortemente abusata nell’universo di Outlander e che, dopo ben sette stagioni, non suscita più lo stesso clamore dei primi tempi e “A Life Well Lost” non fa altro che confermarlo.
La trama presentata in questo episodio pecca infatti di una debolezza narrativa non indifferente, con poche scintille e nessun coinvolgimento emotivo. Questo perché, ovviamente, nessuno si aspettava la fine di Claire e il suo ennesimo “salvataggio” è apparso più come mera perdita di tempo piuttosto che una storia da seguire con il fiato sospeso.
Poca verve e niente azione, dunque, per una storyline che invece ha voluto mettere sotto la lente d’ingrandimento un altro elemento già accennato la scorsa stagione eppure risultato abbastanza forzato a livello narrativo.
Dopo i continui scontri avvenuti negli scorsi episodi tra Claire e Tom Christie, la risoluzione del rapporto tra i due lascia abbastanza perplessi. Una storyline che demonizza ancora la figura di Malva (di certo non il personaggio più apprezzato nella storia di Outlander) riproponendo nuovamente i concetti di stregoneria associati a comportamenti da femme fatale che, seppur ben si sposano con la concezione dell’epoca, stufano in quanto a ripetitività ed assenza di innovazione narrativa. A questo, va anche aggiunto l’estremo sentimento d’amore che sboccia da parte di Tom nei confronti di Claire: un mezzo abbastanza povero di chiudere una storyline che, con il brutale omicidio di Malva della scorsa stagione, aveva comunque qualcosa di interessante da raccontare.
UNA RIVOLUZIONE AGOGNATA
E se la storyline di Claire e Jamie non convince in questa season premiere, peggio ancora riescono a fare Roger e Brianna. Sorvolando sull’apparizione dell’ennesimo viaggiatore nel tempo, la cui trama poteva sicuramente essere sviluppata in maniera più corposa (avrà probabilmente maggiore spazio nei prossimi episodi), rilegare la coppia ad una scaramuccia del genere appare una scelta misera e priva di qualsiasi scintilla per due personaggi che già di per sé non spiccano di certo per dinamicità.
Detto di queste trame abbastanza mediocri che hanno aperto la stagione, l’unica luce in fondo al tunnel sembra essere la tanto agognata Rivoluzione Americana. Jamie, Claire, Roger e Brianna sembrano non avere più tanto da raccontare bloccati in questo limbo narrativo chiamato Fraser’s Ridge e la svolta può ormai arrivare solo dall’esterno. Le tempistiche sono quelle giuste e i preparativi sembrano avviati, sarà finalmente questa la stagione di un nuovo cambio di passo nelle dinamiche della famiglia Fraser? Per il bene della storia si spera di si.
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Dopo sette stagioni, Outlander inizia ad essere sempre più in affanno e a nulla serve la consolazione di una base cartacea dietro la sua storia. Serve una svolta e serve in fretta.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.