1899 1×08 – The Key – La ChiaveTEMPO DI LETTURA 10 min

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“Quando tua madre aveva la tua età…trovò nel mio studio un articolo sul mito della caverna di Platone. Era ovviamente troppo giovane per capire il concetto astratto suggerito da Platone. Ciononostante, lo lesse e rilesse. È stato questo unico pensiero a mandare all’aria tutto il suo mondo. L’idea che la nostra conoscenza abbia dei limiti e che non possiamo mai sapere se le cose siano davvero come sembrano. Viviamo nel torpore, ignari della vera natura delle cose.”

“Willkommen in der Zukunft. Benvenuti nel futuro.”
Con questa frase si chiudeva la prima stagione di Dark, prima che Silja Tiedemann colpisse con il calcio del proprio fucile Jonas stordendolo. Frase migliore non poteva essere trovata per aprire la recensione di questo finale di stagione di 1899. Vuoi per il cambio di contesto narrativo; vuoi per il forzato richiamo all’opera prima del duo Friese-bo Odar; vuoi perché la frase con cui Ciaran accoglie il risveglio di Maura (“Welcome to reality”) un po’ riprende il concetto della frase stessa.
Risulta complicato trovare il corretto punto di partenza dal quale iniziare ad analizzare questo episodio, dal momento che ci si ritrova di fronte ad un lavoro egregio di scrittura in cui sono sì presenti piccoli difetti, ma che vengono completamente oscurati dalle potenzialità dello show e dall’evoluzione della storia.
Una cosa che si ripercuote sulla valutazione, oltremodo positiva, influenzata però anche dal passato. Nella recensione di “Alpha Und Omega”, finale della prima stagione di Dark, si era rimasti cauti con la valutazione perché per quanto lo show avesse le carte per dimostrare il suo valore, il rischio di fallimento non era così impossibile.
Oggi, dopo aver visto di cosa sono capaci Baran bo Odar e Jantje Friese la reazione più spontanea esula dal semplice stupore ed approda nella conferma delle proprie certezze. Da qui, quindi, l’alta valutazione di questo prodotto.

IL PLAGIO…OPPURE NO?


1899 è un’opera che ha riscosso ampio riscontro di pubblico, essendosi ritrovata al primo posto in classifica di Netflix in quasi tutti gli Stati in cui il servizio streaming è presente. Un riscontro di pubblico che si è tradotto anche in piccole schermaglie pubbliche su Internet: a ridosso della data d’uscita, infatti, su Twitter Mary Cagnin ha accusato di plagio i due creatori in quanto a suo avviso (a supporto ha pubblicato alcuni screen sul social) il richiamo al suo fumetto, Black Silence, uscito nel 2016 sarebbero chiari. Anzi, l’autrice ha definito 1899 “identico” al fumetto.
Superato il clamore della notizia ed analizzando più nello specifico si possono ritrovare ben pochi elementi a supporto di questa accusa: la piramide utilizzata anche come feticcio narrativo, qualche tavola che ricorda alcune riprese di Maura (in particolare il risveglio nell’astronave). Va da sé, quindi, che l’accusa di plagio può essere archiviata con un nulla di fatto visto e considerato che la stessa Jantje Friese ha sottolineato tramite un post su Instagram l’enorme lavoro di scrittura che ha preceduto il rilascio della serie.
Messe da parte queste schermaglie off screen occorre prendere in considerazione quanto avvenuto sullo schermo.

REALTÀ O FINZIONE?


Come si diceva poco fa risulta complicato scegliere da dove partire per raccontare questa serie tv. Il problema principale è la mancanza di un punto di vista preciso e attendibile al quale affidarsi per poter distinguere ciò che è vero e ciò che è falso.
In meno di un’ora, infatti, al pubblico vengono fornite due diverse versioni dei fatti: la prima di Henry; la seconda di Maura.
Henry afferma che il Creatore/Sognatore altri non è che la stessa Maura che per salvare il figlio, Elliot, avrebbe creato questa simulazione nella quale poterlo tenere “bloccato”. A supporto di questo c’è la visione del bambino che assiste ad un dialogo tra Maura e Daniel in cui quest’ultimo le dice di “lasciarlo andare” (parlando di Elliot). Il dubbio principale è quanto di quello mostrato sia reale e quanto una suggestione creata proprio da Henry, fin qui percepito (e costruito dalla sceneggiatura) come il villain della situazione. L’obbiettivo ultimo della simulazione, per Henry, è quello di recuperare chiave e piramide per “svegliare” la donna e poter finalmente sfuggire a questo loop di simulazioni.
Maura, invece, tramite Daniel sembra recuperare parte della propria memoria. Ma la versione è chiaramente differente: Maura è la vittima mentre Henry, unitamente al fratello Ciaran, avrebbero il controllo della simulazione in cui lei si ritroverebbe incastrata.
Una difficoltà nel comprendere a quale “campana” affidarsi che richiama l’incertezza del pubblico relativamente la realtà o meno di ciò che sta avvenendo.
Lo show percorre il punto di vista di Maura, facendola risvegliare per poi ritrovarsi di fronte al colpo di scena con contestuale variazione di periodo storico.
Ma se invece Henry dicesse il vero? La possibilità paventata nella precedente puntata che i ricordi possano essere impiantati lascerebbe supporre che quanto visto dagli occhi di Elliot sia falso. Ma se così non fosse e Maura avesse effettivamente architettato tutta quanta questa simulazione (multilivello, a questo punto), bisognerebbe comprenderne il motivo. Elliot potrebbe essere morto (la sua “cameretta” si trova in una tomba) per qualche motivo e la donna, incapace di arrendersi al fatto, potrebbe aver creato questa simulazione solo per stare accanto al figlio. Daniel, da marito premuroso, sembra cercare di spalleggiarla mentre il padre vorrebbe farla rinsavire. Uno scenario totalmente differente rispetto a quello con cui si è conclusa questa stagione, ma comunque plausibile. Questa “casa di bambole” quanto è vasta e complicata da esplorare?

“Una sera venne da me e mi disse: ‘Se ciò che dice Platone è vero, chi ci dice che ci sia qualcosa di vero? Chi ci dice che la realtà che ci circonda non sia al di fuori della vita che viviamo?’
Un pensiero davvero potente per una ragazzina. La guardai e le chiesi: ‘Non è ciò che fa Dio? Creare la nostra realtà?’ Si soffermò a pensarci. E poi rispose: ‘Allora è il mondo in cui vive Dio a essere reale. Noi siamo solo la sua casa delle bambole. E poi, chi ha creato Dio? Non va avanti all’infinito?’
In un certo senso, questa è una casa di bambole. Ed è stata costruita per te.”

UNA SIMULAZIONE NELLA SIMULAZIONE


La riprogrammazione di Daniel, che come si immaginava in “The Pyramid” stava correggendo e modificando il codice sorgente della simulazione, comporta la creazione di una simulazione all’interno della simulazione stessa annullando l’effetto della combinazione piramide-chiave. Una possibilità, questa, che getta ulteriori dubbi sulla veridicità di quanto sta avvenendo dal momento che, secondo la teoria della simulazione, una nested simulation dimostrerebbe non solo che è possibile programmare simulazioni, ma aumenterebbe le probabilità di vivere all’interno di una di queste. Riflessione che porta alla fatidica domanda: Maura si è effettivamente svegliata oppure si trova, semplicemente, ad un livello più alto di sogno (utilizzando terminologia cara a Nolan in Inception)?
Difficile dirlo soprattutto perché dalla sequenza del risveglio di Maura si riescono ad ottenere poche informazioni.

1899-2099


Molte dei quesiti inerenti la simulazione trovano comunque risposta, mentre parallelamente sorgono altre domande.
Prima di tutto la vista dell’interno dell’astronave chiarisce che i vari personaggi apparsi in questa stagione (i principali, quanto meno) sono a loro volta bloccati all’interno di simulazioni e non puro frutto di fantasia di Maura.
Il balzo temporale in avanti si è effettivamente verificato: Maura si risveglia il 19 ottobre 2099. E parte delle frasi comparse lungo la stagione si possono tranquillamente ricollegare a questa “realtà”: la frase “che il tuo caffè faccia effetto prima della realtà” è sul pannello delle comunicazioni dell’astronave; l’astronave stessa ha il nome Prometheus, parte di un progetto.
Però, come si è potuto notare, si parla di realtà menzionando il termine tra virgolette dal momento che la domanda principale, come si scriveva nel precedente paragrafo, è: Maura si è svegliata oppure è un’altra simulazione?
Anche perché le parole di Daniel (“I always be there”) non sembrano essersi tradotte in verità visto che non è presente, quanto meno nella sequenza finale, all’interno dell’astronave. Tenuta in considerazione questa cosa si possono fare alcuni riflessioni sul suo personaggio.
La principale è che, a differenza degli altri personaggi principali presenti sulla Kerberos, l’uomo agiva passivamente. Oltretutto non era un membro della nave, ma c’è arrivato di nascosto mentre un gruppo ispezionava la Prometheus. Daniel era quindi parte stessa del codice della simulazione in cui era bloccata Maura? E in quale modo ha alterato il programma per poterla svegliare? Ulteriori enigmi a cui lo show dovrà cercare di dare risposta in una seconda stagione che, a questo punto, spinge la serie ad una costruzione quasi antologica spostando la narrazione ad un futuro ben lontano (2099) dall’anno del racconto di questa prima stagione (1899).

È TUTTO UN ESPERIMENTO?


A marzo 2020 è stata rilasciata da FX su Hulu Devs, la serie tv creata e sceneggiata da Alex Garland.
L’assunto di base è stato pressoché chiarito dal regista stesso in un’intervista: “Devs parte da due elementi. Il primo è questo principio di determinismo, che sostanzialmente dice che tutto ciò che accade nel mondo è basato su causa ed effetto. E questo comporta ogni sorta di implicazioni. Una è che viene meno il libero arbitrio, ma l’altro elemento è che se hai un computer abbastanza potente, potresti usare il determinismo per predire il futuro e capire il passato.
In Devs, infatti, la creazione di un super computer aveva creato la possibilità di ispezionare passato e futuro con una precisione ed una attendibilità praticamente perfette. Con tutto ciò che ne deriva.
Perché si sta citando questo show passato forse fin troppo in sordina due anni fa? Il motivo è presto detto: il termine esperimento è stato utilizzato sia all’interno delle nostre recensioni, sia da Maura per spiegare agli altri membri della nave le possibili intenzioni del padre, interessato a scoprire tutte le sfaccettature del cervello umano e delle possibili reazioni a determinati stimoli.
Se quindi fosse tutto, non solo una simulazione (come già assodato), ma addirittura un esperimento a più strati e il Creatore/Sognatore fosse ancora là fuori a vedere le proprie cavie compiere determinate scelte ed azioni? A suggerire questa opzione concorrerebbero anche alcuni dialoghi, in particolare il monologo di Henry a Elliot.
Un’opzione astrusa e forse lontana dalle corde della coppia Baran bo Odar-Jantje Friese considerata la giustificazione molto “romantica” con cui si era conclusa Dark e che qui potrebbe essere riproponibile se parte dei dialoghi sentiti da Elliot fossero totalmente attendibili: quel “lascialo andare” mormorato da Daniel fa presupporre qualcosa di estremo, esattamente come il tentativo di H.G. Tannhaus nel bunker di Winden il 21 giugno 1986.

Il Cervello – è più esteso del Cielo.
Perché – mettili fianco a fianco
L’uno l’altro conterrà
Con facilità – e Te – in aggiunta
Il Cervello è più profondo del mare
Perché – tienili – Azzurro contro Azzurro
L’uno l’altro assorbirà –
Come le Spugne – i Secchi – assorbono.
Il Cervello ha giusto il peso di Dio –
Perché – Soppesali – Libbra per Libbra –
Ed essi differiranno – se differiranno –
Come la Sillaba dal Suono –
(Emily Dickinson)

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • C’è ben poco da dire: ogni elemento della storia e della costruzione di 1899 rappresentano elementi per i quali guardare serie tv è ancora oggi qualcosa di oltremodo coinvolgente. Il lato negativo è che show capaci di coinvolgere in questo modo si possono tranquillamente contare sulle dita di una mano
  • Il finale: questo è un cliffhanger come si deve
  • Molti richiami a Dark ed una sottile somiglianza, per certi aspetti, con l’opera prima del duo di creatori
  • Approfondimento dei personaggi un po’ abbandonato a se stesso

 

C’è ben poco da dire se non un banalissimo…dov’è la seconda stagione?

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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