Boris, la fuori serie italiana. Questa è la tagline con cui in questo periodo molti articoli online, cavalcando l’onda del ritorno della serie terminata nel 2010, presentano al pubblico lo show della “ei fu” Fox, oggi su Disney+.
Il successo di Boris come spesso viene appuntato dagli stessi creatori e produttori è da andare a ricercare non solo nella genialità di determinate citazioni o punchline, ma anche nella distribuzione anomala del prodotto. Boris andava in onda su Fox e veniva guardato da pochissime persone. A cambiare radicalmente la situazione e rendere lo show un vero e proprio culto della serialità italiana è stata la pirateria ed il conseguente passaparola creatosi successivamente la visione. Ironia della sorte: Boris era davvero ostacolato dal “palinsesto”, cosa che per Gli Occhi Del Cuore invece veniva usata come giustificazione dello scarso successo.
Lo show è terminato nel 2010 dopo 42 episodi e nel 2011 ha avuto una trasposizione cinematografica che si concludeva sul set de Il Giovane Ratzinger. Ad oltre dieci anni di distanza Disney+ recupera il prodotto ed i creatori ottengono un semaforo verde: si torna in scena con otto episodi, sempre con la vecchia truppa e con sfondo sempre una fiction televisiva prettamente “di Chiesa”, La Vita Di Gesù.
TU TI CHIAMERAI SEPPIA
Dal 2010 ad oggi sono cambiate (e sono successe) un sacco di cose ed il timore più grande per il pubblico che di serie tv ne segue abbastanza era quello di ritrovarsi di fronte all’ennesimo revival senza capo né coda, senza una trama sensata, con banali richiami ai bei tempi che furono. “Gli Ultimi Saranno I Primi” sembra limitare i danni mostrando uno show che sì, per forza di cose ha dei lati indeboliti dal tempo, ma in grado di poter dire ancora la sua.
I punti deboli sono circoscrivibili a due grossi campi così definibili: i momenti amarcord e la comicità troppo italiana.
Boris ha creato mantra, citazioni, frasi ed epiteti che sono diventati parte integrante dello slang seriale del pubblico. Era indubbio quindi che, per facilitare la digestione del prodotto da parte del pubblico, lo show andasse a richiamare qualche scena delle precedenti stagioni per “vivere di rendita” come spesso capita per i revival. La nota dolente, e da qui il nome “momenti amarcord”, è che il grosso delle risate provocate durante la visione sono ricollegabili o ai flashback delle prime tre stagioni oppure a richiami di frasi specifiche sempre delle prime tre stagioni (Alessandro chiamato “ammerda” o Seppia).
Seconda debolezza è la comicità di alcune scene decisamente troppo sopra le righe, come per esempio l’interruzione sul set di Stanis solamente per appuntare che il tatuaggio con Cristo in croce “è spoiler”.
QQQ: QUALITÀ, QUALITÀ, QUALITÀ
Due punti deboli più che comprensibili e che non inficiano sulla storia in sé che invece funziona e cala Boris in quello che è il contesto televisivo odierno: una società televisiva estera che accetta di produrre solamente gli show che “l’algoritmo” approva, ma che, soprattutto, abbiano tutti i requisiti in regola. Compresi i fattori “storia teen” e “minoranze”, giusto per citarne alcune.
Si tratta di un Boris che si scontra con il cambiamento, esattamente come Lopez che si accorge che non è più il bel periodo delle fatture con cui si potevano sistemare conti e produzioni. No, ora bisogna dar di conto a società più grandi a cui bisogna giustificare ogni singolo scontrino.
In questo caotico cambiamento restano i capisaldi del vecchio Boris: Alessandro, René, Arianna, Stanis, Corinna, Duccio, Biascica, Lopez, Sergio (seppure sia al gabbio), Lorenzo ed il gruppo di sceneggiatori.
Il passare del tempo ha portato con sé qualche cambiamento: Alessandro è diventato un “capoccia”, il braccio destro della responsabile europea della casa di produzione dietro lo show creato dalla SNIP (So Not Italian Production); Corinna e Stanis, ora marito e moglie, ricoprono il ruolo di produttori e attori, esattamente come capita oggi in diverse serie televisive.
DUE MOMENTI COMMEMORATIVI
Molto toccanti e ben inseriti all’interno della serie i due addii più importanti per Boris: Itala e Mattia Torre.
Roberta Fiorentini è morta ad ottobre 2019 così, per poterla ricordare e giustificarne il non ritorno, lo show utilizza il funerale della donna come momento di ritrovo dell’intera ex truppe de Gli Occhi Del Cuore.
Il ricordo di Mattia Torre è più delicato e rappresenta, a suo modo, il colpo di scena conclusivo della puntata: i tre sceneggiatori che sono la rappresentazione on screen, appunto, di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo vengono mostrati sempre insieme in tutte le scene ma uno di loro risulta quasi sempre in disparte, in silenzio, quasi assorto tra i propri pensieri (Valerio Aprea).
Solo nel finale si scoprirà essere un fantasma, un ricordo degli altri due sceneggiatori che se lo immaginano evidentemente all’inferno visto il dialogo in cui si intrattengono. Un parallelo toccante ed un ulteriore modo da parte di Ciarrapico e Vendruscolo per commemorare Torre, scomparso nel 2019.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un primo episodio che mostra delle debolezze, ma che dissipa (almeno in parte) i dubbi di un revival che per natura porta con sé aspettative molto alte ma spesso e volentieri disattese. Volete vedere che… un’altra televisione è davvero possibile?
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.