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Nuovo Olimpo

Ozpetek, in tutta l'autobiograficità del film, purtroppo non riesce a replicare quella magia e quell'amore a cui aveva abituato il suo pubblico. Il risultato non è purtroppo all'altezza delle aspettative, anche per colpa dell'assenza di dialoghi potenti.

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Nella Roma degli anni ’70 Enea, un giovane aspirante regista e Pietro, timido studente di Medicina si conoscono in un cinema, il Nuovo Olimpo. Dopo un incontro clandestino carico di passione, un avvenimento inaspettato li separa. Il destino però ci mette lo zampino e dieci anni dopo li farà rincontrare. Sarà di nuovo amore?

Dopo la visione di Nuovo Olimpo, ultimo film del regista Ferzan Özpetek, prodotta da R&C Produzioni e distribuito da Netflix a partire dal primo Novembre, ci si potrebbe chiedere se basti inserire il solito iconico terrazzo in alcune scene per ricreare la stessa magia ozpetekiana.
È comune pensare che gli estimatori del cinema del regista italo-turco, non importa se cisgender o queer, abbiano bramato, almeno una volta nella vita, di stare seduti assieme a Michele e Antonia a quelle tavolate domenicali sul terrazzo de Le Fate Ignoranti. Idea di una famiglia allargata, priva di giudizi, dove tutti si sentivano accolti, anche gli spettatori.
Se manca qualche cosa a quest’ ultima (la quattordicesima) fatica del regista è l’idea dell’amore a cui aveva abituato il suo pubblico.

L’AMORE PER GLI UOMINI


Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, Nuovo Olimpo è la storia d’amore di due giovani uomini, Enea (Damiano Gavino) e Pietro (Andrea de Luigi), che si incontrano, si innamorano, si perdono e si ritrovano sullo sfondo di una Roma stravolta dai primi movimenti studenteschi degli anni ’70.
Un incontro folgorante, che si consuma sulle note di “E Se Domani” di Mina, spoilerando, forse, con le parole del testo, il futuro del destino dei due amanti.
Il regista non ha nascosto l‘intenzione autobiografica nello sviluppo della sceneggiatura scritta a quattro mani con il collaboratore di sempre Gianni Romoli.
L’intento è quello di seguire la vita di Enea, alter ego di Ferzan, sia nello sviluppo della propria carriera di regista sia nella crescita emotiva di uomo che ama gli uomini in un’Italia non ancora pronta al coming out. È su questa energia sessuale nascosta e sopita che si muove la prima parte della trama. Il cinema Nuovo Olimpo, dove i due si conoscono, è in realtà un luogo di incontri clandestini dove giovani uomini incontrano altri uomini, una versione di Tinder (o meglio Grindr) degli anni ’70.
La trama iniziale, pur intrigante, si perde però in uno sviluppo poco coinvolgente, con dialoghi da fotoromanzo rosa. Un Damiano Gavino ancora acerbo e un Andrea De Luigi mono espressivo danno il colpo di grazia allo spettatore che si ritrova a cercare rifugio cinefilo in qualche personaggio secondario abbandonando l’interesse per la trama principale.

L’AMORE PER IL CINEMA


In assenza di una performance attoriale degna di nota, il vero protagonista del film diventa il cinema. Quello fisico, il Cinema Olimpo, è l’unica vera scenografia possibile e se ne sente la mancanza quando le scene sono girate altrove. Neppure il terrazzo dove i due amanti si incontrano da soli, avvolti in una coperta rossa come il tramonto a cui assistono, riesce a risollevare le sorti di una poetica che viene meno man mano che si procede nella visione.
Ma è protagonista anche il cinema metafisico, quello degli omaggi alle pellicole classiche che scorrono sulla scena e fanno da sfondo agli incontri degli amanti. “Il Giardino Dei Finzi Contini”, “Mamma Roma”, “Caccia Al Ladro” sono solo alcuni titoli che vengono mostrati.
È il cinema come luogo però che permette al regista di inserire il character meglio riuscito: la stravagante cassiera Titti. Un supporting role magistralmente interpretato da una irriconoscibile Luisa Ranieri. L’attrice romana tira fuori dal cilindro un personaggio indimenticabile che, pur ispirandosi alla fisicità di Mina, ricorda una bonaria Sora Lella più aristocratica dell’originale e dall’accento napoletano (ricordiamo che è della Ranieri il partenopeo tormentone “Antò, fa caldo” nella pubblicità di un celebre the freddo del 2001).
Il personaggio di Titti non è solo l’amica di cui tutti i gay avrebbero bisogno ma anche l’attrice che lo spettatore di Nuovo Olimpo vorrebbe vedere più spesso sulla scena.

L’AMORE PER SE STESSO


L’impressione è che nel tentativo autobiografico del regista di riassumere la propria vita, la professione e le tematiche preferite, alla fine Ozpetek si sia perso dentro il proprio Ego senza ritrovare il filo del discorso. Quasi un peccato veniale autocelebrativo.
Gli ingredienti della ricetta del suo cinema ci sono tutti: i corpi maschili, l’amore diverso, il matrimonio di copertura, ma nessuna poetica a fare da collante, se non una sceneggiatura al gusto di zucchero filato.
Nel raccontarsi in prima persona attraverso Enea, Ozpetek ha perso di vista la possibilità di far parlare se stesso attraverso gli altri. Stratagemma di cui Steven Spielberg ha fatto largo uso nel suo autobiografico The Fabelmans, dove riesce a descrivere la propria vita e carriera attraverso l’incantevole e a volte amara rappresentazione della propria famiglia.


Nuovo Olimpo è colmo di tematiche ma pieno di mancanze.
Mancano i dialoghi potenti, gli interpreti smarriti ma straordinari e la poesia mai ridondante. La visione lascia lo spettatore smarrito, nell’attesa continua che accada qualche cosa di magico che non accade mai. Sembra quasi la pellicola di un Ozpetek alle prime armi, come se il giovane regista Enea del film avesse preso il sopravvento sul regista più maturo che abbiamo potuto conoscere con opere straordinarie ma che in questa non riusciamo a ritrovare.

 

TITOLO ORIGINALE: Nuovo Olimpo
REGIA: Ferzan Ozpetek
SCENEGGIATURA: Gianni Romoli, Ferzan Ozpetek
INTERPRETI Damiano Gavino, Andrea Di Luigi, Greta Scarano, Luisa Ranieri, Aurora Giovinazzo, Alvise Rigo, Giancarlo Commare, Jasmine Trinca
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 112′
ORIGINE: ITA, 2023
DATA DI USCITA: 01/11/2023

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Membro Onorario della Generazione X. Dal 1994 si aggira nei corridoi dell'archivio degli X-Files senza trovare l'uscita. Da piccola fingeva di avere la febbre per rimanere a casa da scuola a guardare gli episodi di Hazzard. Capisce poco di Cinema ma ci prova.

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