recensione rustin netflix
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Rustin

Le potenzialità per essere uno di quei film da Oscar c'erano tutte, il risultato però è molto al di sotto di quella qualità che serve per arrivare a vincere la statuetta. Colman Domingo è un faro di speranza nel film e, se solo ci si fosse concentrati più sul suo personaggio e sulle sue relazioni con Martin Luther King, si starebbe parlando di qualcosa di ben diverso ora.

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Il film racconta la storia di Bayard Rustin, un attivista per i diritti civili che ha contribuito a organizzare la storica marcia su Washington del 1963.

Nonostante il trailer possa far chiaramente pensare ad una pellicola pronta a racimolare diversi premi come Oscar e Golden Globe, la realtà è sfortunatamente ben diversa e l’unica nomination raccolta (finora) ai Golden Globe è appunto solo quella di Colman Domingo che è una delle poche cose veramente buone di questo film.
Rustin è incentrato sulla figura dell’attivista Bayard Rustin e sul suo contributo all’organizzazione della grande marcia su Washington organizzata il 28 agosto 1963, la manifestazione in cui il famoso discorso di Martin Luther King “I Have A Dream” è stato pronunciato. Un momento epocale, non solo per gli Stati Uniti ma per quello che rappresenta e che vale per tutto il mondo.
Si capisce quindi la scelta di Julian Breece e Dustin Lance Black di voler impostare l’intero film in funzione della marcia, una scelta che paga da un punto di vista del ritmo della pellicola ma che purtroppo, ma anche per diretta conseguenza, pecca nel soggetto preso in considerazione. Questo perché Bayard Rustin viene scelto come protagonista ma viene piegato per raccontare il come si sia arrivati a quello storico momento. A posteriori avrebbe avuto ben più senso cambiare titolo del film e lavorare di più sulla caratterizzazione dei personaggi secondari che hanno avuto un ruolo cruciale nella riuscita del progetto.

BAYARD DOMINGO/COLMAN RUSTIN


Chi scrive queste righe ha avuto la sfortuna di conoscere Colman Domingo in Fear The Walking Dead in un ruolo che ha indelebilmente creato un pregiudizio per qualsiasi interpretazione futura dell’attore. Poi è arrivata l’interpretazione in Euphoria come Ali, sponsor e mentore di Rue nel suo processo di disintossicazione, e lì qualcosa ha cominciato ad incrinarsi in questo pregiudizio e Domingo è sembrato più vittima di sceneggiature imbarazzanti che effettivamente incapace di recitare (il ruolo in Euphoria gli è valso anche un Emmy, quindi si può serenamente dire che le colpe siano in casa FTWD).
Il ruolo come Bayard Rustin, anche per via della sua omosessualità dichiarata, sulla carta era perfetto per lui e il risultato finale è veramente ottimo con Domingo in grado di reggere totalmente il film sulle proprie spalle sfornando, probabilmente, l’interpretazione della sua vita. Non si esagera affermando che Rustin non sarebbe un film sufficiente se il ruolo di attore principale fosse stato assegnato a qualcun altro.

UN SOGGETTO SBAGLIATO


Non è ben chiaro quale ruolo abbiano avuto i coniugi Obama nella produzione della pellicola con la loro Higher Ground Productions (loro anche Il Mondo Dietro Di Te e Waffles + Mochi), però il risultato finale non è all’altezza delle aspettative da Oscar che avranno sicuramente avuto in fase di produzione.
La motivazione è presto detta: nonostante l’intenzione di voler fare una pellicola che rendesse giustizia ad un personaggio misconosciuto e che ha lavorato moltissimo dietro le quinte negli anni ’60 sia per aiutare Martin Luther King che per organizzare la grande marcia su Washington, ci si è fatti prendere la mano e il focus è slittato proprio sull’evento in sé che, da come viene raccontato, sembra aver determinato Rustin come uomo e non viceversa. E qui sta l’errore.
Pur essendo un film piacevole da guardare grazie ad un ritmo intrigante e ad un ottimo Domingo, la profondità che va sbandierando viene meno per colpa di una regia più attenta a ricoprire ogni scena di una patina dorata piuttosto che mostrare l’uomo dietro il personaggio. Un peccato perché se si fosse esteso l’arco temporale agli anni prima e dopo la marcia il risultato sarebbe stato decisamente diverso e più in linea con le aspettative che il titolo porta con sé, visto che non si chiama “La Grande Marcia Su Washington”.


Rustin, anche grazie ad un minutaggio non eccessivo, risulta un film guardabile e istruttivo su una persona sconosciuta ai più e sicuramente non nota al di fuori degli USA. Sfortunatamente, come già detto, il protagonista non è protagonista del film ma è vittima di una sceneggiatura che pone più enfasi sulla grande marcia su Washington piuttosto che su colui a cui è intitolato il film. Certo, il suo ruolo nella realizzazione della marcia è palese e assolutamente innegabile, però è anche vero che, a parte un breve flashback caratterizzante, l’impostazione del film non rende giustizia al proprio protagonista. Ed è un peccato.

 

TITOLO ORIGINALE: Rustin
REGIA: George C. Wolfe
SCENEGGIATURA: Julian Breece, Dustin Lance Black

INTERPRETI: Colman Domingo, Aml Ameen, Glynn Turman, Chris Rock, Jeffrey Wright, Audra McDonald
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 106′
ORIGINE: USA, 2023
DATA DI USCITA: 03/11/2023

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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