Come già accaduto nei precedenti episodi, entrambi abbastanza statici dal punto di vista della progressione narrativa, anche in questo quinto episodio la serie si prende del tempo per esplorare il rapporto tra vecchi e nuovi personaggi, ridefinendo anche le dinamiche di potere all’interno della cittadina, sempre più spaccata a causa dei recenti avvenimenti e, in particolar modo, dal ritorno di Sara e dai tentativi di Boyd di salvarla dalla punizione che le spetterebbe secondo le regole della città.
Il risultato finale è un episodio sicuramente meno emozionante rispetto alla media – soprattutto se si pensa alla prima stagione del telefilm – ma che porta con sé qualche spunto interessante che, si spera, verrà approfondito nelle prossime puntate.
RANDALL L’IRACONDO
L’episodio si apre con uno dei momenti forse più interessanti dell’intero episodio, ovvero la prima notte passata da Randall all’interno dell’autobus. Interessante non tanto per il destino del personaggio in sé, che con la sua personalità non proprio amichevole e il suo temperamento a dir poco focoso si è subito guadagnato l’odio di molti spettatori, ma per l’incontro, seppur attraverso un vetro, con le creature della notte.
Ritornano facce conosciute anche tra i mostri, in particolare la nonnina che aveva introdotto al pubblico questa particolare entità maligna proprio nei primi minuti del pilot e il lattaio/gelataio che, con la sua tenuta bianca splendente, lascia sorgere anche degli interrogativi in merito al fatto che le creature risultino sempre pulite nonostante i massacri estremamente sanguinolenti compiuti puntata dopo puntata.
Ancor più interessante, però, la decisione dei mostri di abbandonare la zona in seguito alla dichiarazione di Randall di non essere spaventato dalla loro presenza. Potrebbe trattarsi del classico stilema horror del mostro che viene attirato dalla paura delle proprie vittime? O semplicemente i mostri hanno deciso di abbandonare la zona perché tanto Randall non sarebbe uscito in ogni caso? Per il momento non è dato saperlo, ma a giudicare dagli sforzi profusi dal ragazzo per portare dei sedili sul tetto del veicolo, probabilmente una risposta giungerà comunque molto presto.
SARA: VITTIMA O CARNEFICE?
Il nucleo centrale dell’episodio, comunque, riguarda il ritorno di Sara – ora sulla bocca di tutti – e le spaccature interne causate proprio dal vedere la ragazza scorrazzare liberamente per le strade della città. Tralasciando le ovvie reazioni di Tabitha/Jim e Kenny, quelli che hanno perso o comunque, nel caso della coppia, hanno rischiato di perdere a causa della ragazza, la cosa interessante è come il personaggio riesca, nel corso di questa puntata, a non farsi odiare dallo spettatore, bensì suscitare pena, quasi tenerezza, nel momento in cui ci si rende conto del fatto che si tratta soltanto dell’ennesima vittima della città e delle sue stranezze.
In quest’ottica, la reazione di Kenny appare addirittura violenta ed esagerata – quando invece dovrebbe essere sacrosanta – e le parole del piccolo Ethan crudeli e meschine, e questo sicuramente può essere visto come un tentativo da parte dei due autori (John Griffin e Vivian Lee) di porre Sara sotto una luce totalmente diversa, dipingendola soltanto come vittima di una situazione che l’ha portata a compiere atti ignobili che mai avrebbe compiuto in una situazione di totale normalità.
Il fatto che inoltre la ragazza si sia avvicinata a Elgin, personaggio sicuramente più interessante tra quelli arrivati con l’autobus per la sua “premonizione” con annesso vomito con cui il personaggio è stato introdotto in questa stagione, costituisce sicuramente un indizio sul fatto che entrambi giocheranno un ruolo cruciale nelle restanti puntate.
MISTERI, MISTERI E ANCORA MISTERI
Soprassedendo su alcune trame ben poco interessanti al momento, una fra tutte la storia d’amore tra Kristi e Mari che per il momento sembra essere stata inserita all’interno della stagione solo per coprire l’area “lovestory” (altrimenti scoperta) e compiacere l’algoritmo, senza poi parlare dell’ancor meno interessante problema di dipendenza da farmaci mostrato da quest’ultima, gli altri due main event di questo quinto episodio riguardano Tabitha e la strana coppia Jade/Victor.
La prima, determinata a scoprire di più in merito alle visioni riguardanti bambini bianchi semi-pelati che la tormentano ormai da tempo, decide di “evocarli” attraverso la costruzione di pietra che sembrerebbe essere legata indissolubilmente alla loro presenza nella sua mente, e al loro arrivo i bambini cominciano a toccarla ripetendo all’infinito la parola “Anghkooey”, parola che ovviamente non ha alcun tipo di significato per colui che sta scrivendo in questo momento. Per il momento la serie sembra voler dipingere queste entità come personaggi spaventosi ma, soprattutto pensando al bambino vestito di bianco che invece in passato ha aiutato Victor, Ethan e Julie, probabilmente si potrebbero rivelare anch’essi alleati.
Inoltre, sempre tenendo a mente l’abitudine della serie di non far parlare tra loro i vari personaggi, sarebbe anche il caso che Jade e Tabitha finalmente parlassero delle reciproche visioni, uno step che però sembra più vicino del previsto dopo lo scambio avvenuto proprio sul finire dell’episodio.
Infine, proprio Jade, insieme al “nuovo amico” Victor, sono al centro di uno dei momenti più rivelatori dell’episodio, all’interno del quale viene quantomeno approfondito un aspetto del passato di Victor e l’identità di Cristopher, l’uomo nella foto che ha tormentato Jade fin dal suo ritrovamento. Apparentemente Cristopher, anche lui in grado di vedere i misteriosi simboli, sarebbe alla base del massacro che avrebbe lasciato Victor da solo in principio. Interessante il fatto che l’uomo “facesse ridere” gli altri abitanti della città ma, dopo aver visto i simboli, lui e tutti gli altri abbiano smesso di ridere. Un’altra connessione, o forse no, con il sorriso perenne stampato in faccia ai mostri?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un altro episodio di passaggio in questa seconda stagione, ma un buon punto d’inizio per una seconda parte che si spera contenga puntate ricche di risposte e non di ulteriori interrogativi.
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.