Come si preannunciava nella scorsa recensione, Koba si ritrova nella scomoda posizione di dover dimostrare la propria utilità ad Asif e agli “investors” per poter sopravvivere. Una necessità che spinge il georgiano a trovare soluzioni alternative.
Sean, d’altro canto, oltre a gettare le strade di Londra nel caos non ha ulteriori leve sulle quali poter fare affidamento dal momento che la sua posizione è di vero e proprio esiliato: Luan si è chiamato fuori dai giochi, ancora evidentemente scosso dal rapimento dalla moglie e dai trascorsi con i Wallace; Ed è tenuto in ostaggio ma non sembra comunque una strada percorribile; Elliot è una figura che politicamente sarebbe definibile come “terzo polo” considerato l’odio che prova sia nei confronti di Sean, sia nei confronti degli “investors”.
La decisione più ovvia diventa quella meno pronosticabile fino a pochi episodi fa: Koba e Sean si scambiano informazioni e stringono un’alleanza per destabilizzare i poteri forti di Londra così da diventare loro i nuovi re della metropoli.
UNA STRANA ALLEANZA
Un’alleanza strana, labile e costruita su una reciproca non fiducia. Tutte premesse per far sì che l’alleanza duri giusto il tempo necessario perché una delle due fazioni (Koba-Sean) trovi nuovi alleati. Tuttavia, c’è da tenere in considerazione alcune cose.
Quest’alleanza tradisce diverse attese. Koba si è inimicato l’intera Londra con il suo modo di fare sfrontato e violento, tant’è che l’unica persona che lo supportava era Asif, mandante degli “investors”. Prevedere una sua alleanza con qualcuno quindi è altamente improbabile.
D’altro canto, Sean ha fatto la stessa identica cosa nella precedente stagione e gli unici schieramenti che potevano appoggiarlo avrebbero potuto essere i Dumani (momentaneamente fuori dai giochi) e la mafia albanese (Luan si è negato a Sean). Ed entrando in affari con Koba, Sean rischia di perdere l’appoggio degli indipendentisti curdi visto quanto accaduto nelle precedenti puntate.
ELLIOT, UN PERSONAGGIO IN CERCA DI SCENEGGIATURA
Tutte dinamiche abbastanza semplici ma che presentano una trama a suo modo intricata per quanto concerne le possibili alleanze. Elliot continua ad essere il personaggio meno interessante della stagione a livello di trama dal momento che il suo utilizzo è ormai totalmente concentrato nella parte action della serie. Il suo piano di scappare con il padre si risolve in un nulla di fatto con tanto di attacco mortale (in cui cade vittima anche Singer). Riuscirà a ritorcere la propria rabbia oltre che verso gli “investors” anche verso gli altri personaggi di Gangs Of London (Sean, Koba, Ed…) oppure si concluderà in un nulla di fatto?
L’intro di questa puntata rappresenta un orpello narrativo e poco più dal momento che presenta il grave lutto di Elliot di sei anni prima.
Altro spunto narrativo di dubbia validità è il falso tentativo da parte dei Wallace di rimanere nascosti. Sean è tornato sulla scena di Londra in grande stile con un attacco coordinato a Koba. Tuttavia deve cercare di nascondersi, esattamente come prima, per un principio di sopravvivenza vista la taglia posta sulla sua testa. E allora perché ora, dopo l’attacco dello scorso episodio, l’intera famiglia Wallace si aggira per le vie di Londra come se nulla fosse? Tanto da andare a trovare Luan nel suo nascondiglio segreto che evidentemente tale non è. Un deus ex machina congeniale ai fini della trama, ovviamente, ma abbastanza ingombrante.
L’EVOLUZIONE DI SEAN WALLACE
Per quanto sia l’action l’elemento principale di Gangs Of London, fa piacere notare come in fase di scrittura si sia rivolta particolare attenzione alla crescita di Sean che in questa seconda stagione viene mostrato molto più riflessivo e calmo rispetto alla precedente. Un cambio avvenuto forse in maniera troppo accelerata in “Episode 3”, ma che sta venendo trasposto con accuratezza. Che sia arrivato finalmente il momento per Sean di reclamare il suo posto come re indiscusso di Londra? Le prossime puntate lo dovranno dimostrare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Si tratta dell’ennesimo “Thank” per Gangs Of London perché se da un lato la narrazione latita di veri e propri sviluppi vivendo di un certo attendismo, dall’altro sferra alcuni colpi di scena ben assestati in grado di colpire lo spettatore. A sopperire, poi, c’è sempre il comparto action che anche in questo caso fa il suo dovere. Viene circoscritto al solo Elliot, è vero, ma risulta più che sufficiente per giustificare la valutazione finale.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.