“Did she… Did she tell you that…it’s because my dad doesn’t think my mom is able to take care of me right now? […] It’s not true. She wants me to go with him. She wants me to go.”
Passano le puntate di questo ritorno estivo della nuova serie HBO e Genera+ion continua il suo viaggio nella complessa ed articolata caratterizzazione dei propri giovani protagonisti a discapito di una qualsivoglia trama generale. Come accennato più volte nelle precedenti recensioni, questo comeback dei rappresentanti della Generazione Z ha stupito non tanto per i risultati, ma per gli intenti quanto mai discutibili. La famiglia Barnz, creatrice dello show, in questi ulteriori otto episodi sembra aver puntato solamente nei propri personaggi, fatto quanto mai particolare dato che spesso e volentieri ciò che rimane più impresso agli spettatori è la storia che una serie racconta.
QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA
Nonostante durante “Click Whirr”, ma in misura minore anche in “L’Amour”, la trama sia stata totalmente soppressa, ritorna in scena, in tutto il suo splendore, la vera arma in più che ha avuto la serie nella sua prima parte di stagione: la narrazione particolare. Sharr White, sceneggiatore della 1×14, ha deciso di suddividere la puntata, interamente dedicata a Riley, nell’arco di una giornata: la suddivisione oraria è stata poi integrata con gli scatti della giovane attrice californiana che ha fatto ogni sessanta minuti, integrando così la sua personale storyline con la narrazione stessa della puntata.
Dall’altra parte Sono Patel, sceneggiatore del penultimo episodio stagionale, ha mostrato allo stesso spettatore la stessa serata sotto più punti di vista possibili, creando un intreccio, non certo nuovo, ma sempre gradevole ed accattivante.
Ed è proprio grazie a questi archetipi narrativi, diventanti oramai un marchio di fabbrica della serie, che difficilmente un singolo episodio di Genera+ion può fallire, anche se per superare un certo grado di gradevolezza questo decisamente non basta. Sarà interessante assistere, nel prossimo episodio, ad un finale in cui non si ha quasi la minima idea di cosa aspettarsi dalla sceneggiatura, ma d’altro canto non si può che essere curiosi per il modo in cui narreranno le ultime vicende stagionali, almeno dal punto di vista registico.
“I see my dad, I’m like, “You’re an asshole, and you treat my mom like shit, and then just end up doing the same shitty things that you do.” It’s so fucked up how you just, like, hate your parents. You hate them so much, and then you just, like, are them.”
L’AMOUR IS IN THE AIR
La serie HBO è forse una delle migliori per quanto riguarda la rappresentazione dei teenager e i fan sono portati facilmente a empatizzare con i personaggi. Non è difficile quindi sentirsi a tratti smarriti come Riley e dispiacersi per come non riesca a vivere la propria vita senza paure, bloccata in un turbinio di emozioni negative scaturite proprio da ciò che non dovrebbe mai ferire: la famiglia.
Ed è proprio questa, se proprio si vuole trovare una tematica ricorrente in questa seconda parte di stagione, il vero leitmotiv dello show. I ragazzi di Orange Country vedono i loro genitori costantemente in bianco e nero, senza alcun tipo di sfumatura, un grigio che viene colto solamente da chi li vede dall’esterno come, in queste due puntate, da Riley, prima nel confronto con Megan sul giardino di casa dopo la crisi ansiogena, poi con tête-à-tête con Mike prima dell’inizio della festa di San Valentino.
Questa sensazione di ansia e pesantezza causata dalle rispettive famiglie dei protagonisti li porta a vivere negativamente anche i loro rapporti interpersonali, segno evidente di quanto sia difficile separare le due sfere affettive. In tal senso l’ultimo frame di “L’Amour” rappresenta alla perfezione la tensione che si è creata nelle ultime puntate della serie targata HBO, ostilità che vedranno (forse) risoluzione nel finale di stagione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La conclusione della prima stagione di Genera+ion è ormai alle porte, lo show della famiglia Barnz ha dimostrato quali siano i propri punti di forza e i propri punti deboli, ma in questi sette episodi estivi qualcosa di decisamente troppo importante è mancato: una trama.
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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.