George: “I’ve been noticing things about this life being a star. Not the kind that guides the wayward traveler who brought the wise men to Jesus, but I’m talking about the kind that’s forced to live down here on Earth and the kind that everybody wants something from. Some more and more and more, even more, even if, especially, you’ve already given everything you’ve got to give. And in return, you get no control. No control over whether you spend the day surrounded by strangers wanting to talk at you or alone in a hotel room. And guess what? Nobody cares much which one you feel like doing on any given day.”
Con “The Grand Tour” si arriva letteralmente a due passi dal finale di George & Tammy e i discorsi si fanno più drammatici tingendosi di toni esistenziali, come facilmente si elude dalla citazione sopramenzionata.
Con ciò si ha la sensazione di essere all’inizio della fine (non soltanto in termini di episodi) e l’ennesima prova che non tutto ciò che che luccica è oro, mentre neanche il natale riesce a sistemare l’atmosfera in casa che, anzi, sembra poter evolvere soltanto di male in peggio.
TORONTO
Tammy: “Fans paid good, hard-earned money. Jones isn’t gonna turn me into a no-show.”
L’ennesima intervista e l’ennesimo servizio fotografico mettono alla prova la coppia country più popolare degli anni 60 che sotto i riflettori si sforza, non senza difficoltà, di apparire più felice di quanto in realtà sia, riuscendo ad aggirare anche le provocazioni dei giornalisti che tentano persino di metterli l’uno contro l’altro.
Tammy e George dopo il successo di Las Vegas si trovano alle porte di quello canadese, tuttavia, fama e benessere economico non sono sufficienti a migliorare la loro esistenza tanto come singoli individui quanto come – e forse soprattutto – coppia.
L’unico quadretto di spensieratezza offerto dalla regia è la partita di carte fra Tammy, Jen e Sheila che in realtà rivela più di quanto non sia stato ancora narrato dal punto di vista socio-culturale. Da questo intramezzo tutto al femminile esce fuori la mentalità maschilista e patriarcale (che emerge anche dal brano “Run, Woman, Run” cantato in questo episodio dalla Wynette) tipica di quegli anni e che si fa motivo – ma mai giustificazione – delle dinamiche della trama finora raccontate, seppur non sempre accompagnate da un background che possa chiarirne l’origine e lo sviluppo. Di ciò è esemplare la scena in cui le tre donne si ritrovano a trascinare su per le scale un George ubriaco marcio per portarlo in camera da letto, una pratica semplicistica come dimostrazione di quanto le donne siano dotate di una forza spesso invisibile e all’epoca addirittura impensabile. A proposito e conferma di ciò, Tammy si ritroverà di lì a poco a Toronto a dover nuovamente intrattenere da sola, come nulla fosse accaduto, il pubblico che – se non fosse per lei – si ritroverebbe deluso dai propri idoli.
BETWEEN PANDEMONIUM AND ISOLATION
Tammy: “Every time you get drunk and disappear for a week, every time you play possum on this marriage, a little bit of my love dies.”
George: “Well, the only reason I’m not dead is ‘cause you love me.”
Nonostante gli alti e bassi delle puntate precedenti, è ora – al terzultimo incontro col pubblico – che George e la Wynette sembrano realmente iniziare a fare i conti con sé stessi. George non ha chiaramente mai avuto la maturità né la capacità di elaborare la grandezza degli eventi di cui è stato protagonista. Tammy, dal canto suo, nonostante le problematiche che indubbiamente accompagnano anche lei quotidianamente, ha forse davvero capito cosa vuole da sé stessa e si mostra sicura delle proprie convinzioni che la portano a osservare l’amara realtà con maggiore oggettività. Sebbene a momenti si lasci andare a dolci illusioni, ritorna poi alla realtà con la sempre più triste e vivida consapevolezza che non solo il matrimonio ma neanche i figli possono essere un motivo sufficientemente valido per ravvedersi.
In questo episodio si vede George bere probabilmente più che nei tre precedenti messi insieme e giungere al famoso punto di non ritorno che sarà decisivo per l’intero plot. La violenza di cui si parla nella recensione di “Stand By Your Man” si manifesta in tutta la sua potenza e l’esasperazione che ne deriva suggerisce a Tam un gesto sprovveduto che rischia di comprometterne l’immagine.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Questa quarta puntata di George & Tammy è un’epopea del disagio: si giunge al culmine di una relazione tossica e di una famiglia conseguenzialmente disfunzionale che, tuttavia, non lasciano indifferente lo spettatore che – specie in virtù della bravura degli attori protagonisti – non riesce a rinunciare alla speranza di un improbabile happy ending.
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Amante della letteratura, decisamente meno della matematica, procrastinatrice seriale la cui unica costanza nella vita è la pizza. Giunge a Recenserie per mettere a tacere i sensi di colpa del troppo tempo speso a guardare serie TV anziché studiare e farsi una carriera.