Jungle Cruise recensione
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Jungle Cruise

La strana coppia Emily Blunt/Dwayne Johnson naviga a gonfie vele sul Rio delle Amazzoni aprendo le porte, di fatto, ad un nuovo franchise.

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Ambientato all’inizio del XX secolo in Amazzonia, il capitano di un battello fluviale di nome Frank (Dwayne Johnson) porta l’archeloga Lily Houghton (Emily Blunt) e suo fratello MacGregor in missione per trovare l’Albero della Vita che mitologicamente può curare ogni tipo di malattia. Il tutto mentre il Principe Joachim Franz Humbert di Prussia (Jesse Plemons) e la sua spedizione tentano di raggiungere lo stesso scopo.

 

È difficile immaginare come la produzione e la gestazione di un film possano durare, contro ogni aspettativa, più di 1-2 anni, eppure Jungle Cruise è un ottimo esempio da riportare per confutare la maledizione che aleggia intorno a questo tipo di produzioni che sembrano non essere nate col piede giusto.
La prima gestazione della nuova fatica Disney risale infatti addirittura al lontanissimo 2004 con uno script firmato dalla coppia Josh Goldstein & John Norville, ovvero ben 17 anni fa, un’eternità in campo cinematografico. L’idea, inizialmente ispirata all’omonima attrazione presente in diversi Disneyland. Dal 2004 al 2011 il silenzio assordante intorno al progetto si interrompe all’improvviso con l’annuncio della premiata coppia toystoriana, Tom Hanks e Tim Allen, come protagonisti della pellicola. La produzione però non prese mai veramente piede e, dopo diversi cambiamenti apportati allo script dai vari Glenn FicarraJohn Requa, e Michael Green, tra il 2015 ed il 2016 Emily Blunt e The Rock furono scelti per sostituire Hanks ed Allen. Le riprese però cominciarono solo nel 2018 e, causa pandemia ovviamente, il rilascio della pellicola è stato posticipato fino ad ora.
Con premesse del genere si potrà immaginare un risultato non propriamente riuscito, invece, con sommo piacere del pubblico pagante, Jungle Cruise si rivela essere piuttosto ben fatto, peccando solamente a causa di qualche sbavatura nella CGI.

All legends are born in truth. From the Amazon came the legend of the Tears Of The Moon.
A single petal from the great tree could cure any illness and break any curse.

LA FORMULA MAGICA DELLA DISNEY


La Disney difficilmente sbaglia questo genere di film grazie ad una formula rodata capace di piacere a tutti e immune all’invecchiamento. Quando si tratta di creare un film action per tutta la famiglia, oltre ad inserire un consolidatissimo senso dell’umorismo nel protagonista, c’è sempre bisogno di una certa chimica tra i personaggi, di un terzo incomodo che fungerà da spalla comica, di un villain non troppo approfondito e, ovviamente, di un’immancabile animaletto simpatico pronto a trapanare il cuore degli spettatori per diventare un nuovo simbolo. Jungle Cruise ha esattamente tutti questi elementi che faranno la gioia di ogni tipo di spettatore pronto a passare un paio d’ora senza troppi pensieri.
Chiaramente, aggiungere due protagonisti attraenti è un plus importante da non sottovalutare, specialmente se si considera la già citata chimica che potenzialmente deve alimentare una tensione sessuale che andrà a caricarsi nel corso di tutto il film. Ecco quindi che la scelta di Emily Blunt e Dwayne Johnson, seppur un po’ strana sulla carta, ripaga invece più che ampiamente sullo schermo grazie ad un’alchimia che non si vedeva da molto tempo. E qui il merito non è solamente dello script ma anche degli ottimi attori scelti per il progetto.

QUANDO I PIRATI DEI CARAIBI INCONTRANO INDIANA JONES


La regia di Jaume Collet-Serra è molto equilibrata nonostante il ritmo elevato ed è in grado di concedere sia a Johnson che alla Blunt un minutaggio ed un focus equivalenti. Questa, pur sembrando una sciocchezza, è in realtà una particolarità non da sottovalutare perché permette per la prima volta (?) di avere una protagonista femminile in un action movie disneyano in grado di “pesare” esattamente quanto il ben più noto collega (The Rock).
Vuoi per via della location, vuoi per via della trama, i paragoni con franchise come Indiana Jones e Pirates Of The Caribbean si sprecano e anche a ragione. Non mancheranno infatti villain putridi che ricorderanno i pirati visti nella saga con Johnny Depp, così come non mancherà nemmeno tutta quella serie di scene d’azione estreme in cui i protagonisti non si fanno mai nemmeno un graffio e, nel frattempo, si scambiano frecciatine e battute per ammorbidire la tensione. Altro classico Disney.
Il fatto che ci siano delle “regole” a cui obbedire è un qualcosa di noto e che deve essere anche pienamente accettato dallo spettatore nel momento in cui si appresta alla visione. Generalmente, in film come questo lo standard è piuttosto simile, così come lo è quello per la CGI e per la colonna sonora che servono ad enfatizzare ancora di più la potenza del film. Eppure, proprio in questi due elementi la pellicola di Collet-Serra pecca clamorosamente. Né la colonna sonora firmata dal pluripremiato James Newton Howard, né la CGI (specialmente nella realizzazione della tigre) sorprendono e, anzi, vengono al più dimenticate senza darci troppo peso. Un peccato proprio se paragonato a qualche altro franchise già citato in precedenza.


Jungle Cruise è un ottimo divertissement che piacerà praticamente a chiunque, nonostante alcune esagerazioni sparse principalmente nella prima ora. La strana coppia Johnson/Blunt funziona sorprendentemente bene ed è esattamente quel tipo di boccata d’aria fresca che non si respirava da tempo e che, potenzialmente, potrebbe serenamente essere rivista in un altro paio di sequel. D’altronde la strada sembra spianata per un nuovo franchise, stavolta (e finalmente) più al femminile che in passato.

 

TITOLO ORIGINALE: Jungle Cruise
REGIA: Jaume Collet-Serra
SCENEGGIATURA: Michael Green, Glenn Ficarra, John Requa
INTERPRETI: Dwayne Johnson, Emily Blunt, Édgar Ramírez, Jack Whitehall, Jesse Plemons,
Paul Giamatti

DISTRIBUZIONE: Walt Disney Studios
DURATA: 127′
ORIGINE: USA, 2021
DATA DI USCITA: 30/07/2021

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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