Giunti al finale di questa deludente quarta stagione si possono tirare alcune conclusioni, anche abbastanza scontate a dire il vero. Innanzitutto, nel corso di questi 10 episodi ci si è posto abbondantemente il problema riguardante le differenti caratteristiche del Mayans di Sutter rispetto al Mayans di James.
A onor del vero non si può negare che sotto le redini di Kurt Sutter Mayans non avesse tratti soap-operistici, così come in questa stagione non siano mancati momenti hardcore a sorpresa.
Forse in generale il format proposto non può ambire ai picchi della serie madre, semplicemente perché ha la serie madre sul groppone. Sette stagioni di Sons Of Anarchy che, oltre a stimolare sempre un impietoso paragone, hanno probabilmente già saziato lo spettatore di drammi shakespeariani, sparatorie in corsa, virilità un tanto al chilo e fratellanza da motociclisti. Anche se Mayans fosse stata la serie migliore del mondo, avrebbe rappresentato, per il tipo di formula narrativa proposta, un bis, una reiterazione, forse una ridondanza.
PROTAGONISTI PER CUI NON TIFARE
Diceva qualcuno che o si muore presto per diventare eroe, o si vive abbastanza a lungo per diventare cattivo. Sembra una frase perfettamente adattabile a quello che è stato il destino di Jax Teller e il charter di Mayans presentato in queste quattro stagioni.
A volerla dire tutta, questo decimo episodio dice a gran voce una cosa: i personaggi presentati, i protagonisti per cui si invita lo spettatore a tifare sono in realtà degli antagonisti. Sono coloro per cui non si può tifare. Vengono capitanati da un protagonista che ha preso da qualche episodio a questa parte una immotivata strada fatta di violenza e soprattutto di stupidità. Una sottospecie di idealismo che, senza voler discutere la dubbia moralità (cosa che non avrebbe senso fare), porterà ad un suicidio generale.
Ez si classifica come anti-Jax, ripudiando qualsiasi forma di pace e sensatezza. L’omicidio di Canche dimostra addirittura il ripudio verso gli altri Mayans. Tutto quello che conta è il charter in cui si trova, i suoi pochi compagni, il potere, il denaro e la sopraffazione di chiunque si trovi sulla sua strada.
La scelta di involuzione del personaggio, sin dall’omicidio brutale dell’ex fidanzata, sarebbe anche interessante se non odorasse lontano un miglio di scelta forzata per pilotare alcuni eventi della narrazione e se non fosse predominante il sospetto che tutto ciò è destinato a rientrare negli sviluppi futuri, con una qualche misteriosa forma di redenzione o chissà cosa.
GALINDO E ALTRE STORTURE
A proposito di cambi radicali, interessante notare come per tutta la stagione Miguel Galindo sia stato un barbuto recluso, quasi costretto ad una mistica redenzione. Diventa palese, con il suo nuovo ingresso in scena, come lo si stesse semplicemente tenendo in panchina per sbrigare altre sotto-trame ed arrivare ora a riproporlo tirato a lucido, con il segreto di Pulcinella ormai svelato da parte di Reyes senior, Emily completamente sotto scacco e con un collegamento importante con il cartel messicano lì vicino.
A tal proposito bisognerebbe capire Adelita che babysitter abbia contattato per andare a tagliare la gola al banquero al di là del confine. Si poteva veramente far compiere l’esecuzione a qualsiasi signor nessuno per rendere il tutto più verosimile.
Da segnalare anche come la poco riuscita storia di tossicodipendenza non abbia lasciato in pace lo spettatore nemmeno dopo la rapida dipartita di Coco. Si spera che il ricongiungimento tra Hope e la figlia del defunto rider tossicodipendente possa chiudere definitivamente questa vicenda che tanto minutaggio ha impegnato nella precedente stagione, abbastanza inutilmente vedendo poi come è andata a finire.
POCHE GIOIE
Fan service, sicuramente, ma l’apparizione di Tig non può lasciare indifferente il nostalgico spettatore. Al di là di questa apparizione, alcuni aspetti obiettivamente rappresentano scelte felici, anche se sempre diluite all’interno degli abbondanti 75 minuti. Neron che a sorpresa si sacrifica con un’improbabile dichiarazione addossandosi la colpa di tutti gli omicidi possibili immaginabili e l’incendio al deposito di eroina (Angel?) sono due interessanti punti di partenza per la prossima stagione che un po’ di curiosità inevitabilmente stuzzicano.
Come detto a inizio recensione, la deriva del charter guidato da un poco saggio Ez, a meno di improbabili e rapidi capovolgimenti di fronte, potrebbe fornire spunti narrativi interessanti. Si spera solo che si faccia un passo indietro e si riconsegni il timone a Kurt Sutter. Pur essendo tutti sazi di biker e simili, sicuramente qualche garanzia in più la si avrebbe.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Sicuramente episodio superiore alle ultime uscite, ma era il minimo sindacale che ci si potesse aspettare. Un po’ di curiosità per il futuro e un discreto senso di inutilità per molto del recente passato: questa può considerarsi l’eredità di questa quarta stagione.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.