Il ritorno di Mayor Of Kingstown era tutt’altro che garantito, e anzi, la sensazione generale alla fine della terza, indegna, stagione era quella di una serie che aveva detto tutto ciò che doveva dire. Le trame principali si erano chiuse, i personaggi avevano trovato una loro conclusione e, in generale, non c’era una reale urgenza narrativa di tornare a Kingstown. Tuttavia, la serie creata da Taylor Sheridan e proseguita ora sotto la guida di Dave Erickson riesce comunque a proporre un rientro solido, non brillante (nessuno se lo sarebbe aspettato) ma coerente, capace di ristabilire toni e atmosfere di un mondo corrotto, cupo e soffocante come pochi.
“Coming ‘Round the Mountain” è un episodio di transizione che collega passato e futuro, ma anche una lenta preparazione al conflitto che verrà, introducendo nuovi personaggi e nuovi equilibri in una città che, ancora una volta, sembra non conoscere la pace.
RICOMINCIARE DALLE MACERIE
L’apertura della quarta stagione è chiaramente pensata per riordinare i pezzi di una scacchiera ormai vuota. Con Milo e Iris definitivamente fuori gioco, Dave Erickson si ritrova con il compito non semplice di dover ricostruire da zero il tessuto narrativo. E lo fa con una mossa che, almeno per ora, si dimostra vincente: l’introduzione di un nuovo personaggio, la direttrice del carcere Nina Hobbs, interpretata da una sorprendente Edie Falco. Un nome di peso che porta inevitabilmente con sé un’aura di solidità e rispetto, ma anche di curiosità. Vederla in una serie come questa può sembrare una scelta bizzarra quasi disperata, ma il suo ingresso funziona eccome. La Hobbs è una figura rigida, fredda, autoritaria, e fin dal primo incontro con Mike si percepisce che il loro rapporto sarà tutt’altro che pacifico.
Il confronto tra Mike e Nina è una delle sequenze migliori di questo episodio perché racchiude in pochi minuti tutto ciò che sarà la dinamica portante della stagione: due persone dalla stessa parte, ma con visioni opposte di cosa significhi “giustizia”. Mike continua a incarnare la zona grigia, il mediatore silenzioso che tiene in equilibrio un sistema marcio, mentre Nina rappresenta l’istituzione pura, quella che ancora crede nelle regole, anche in un ambiente dove le regole non valgono per nessuno. È ancora presto per definirla una vera e propria antagonista, ma è evidente che Erickson voglia giocare su questa tensione morale, destinata a esplodere nei prossimi episodi. Hobbs non è un villain ma una donna che non accetta compromessi, e questo, in un contesto come Kingstown, è già di per sé un pericolo.
IL PROBLEMA DI KYLE
Parallelamente a questo nuovo equilibrio, la trama si concentra anche su Kyle, costretto a scontare sei mesi in prigione. È un arco narrativo che serve principalmente come detonatore per le tensioni future, ma che rivela, ancora una volta, i limiti strutturali del personaggio. Con il passare delle stagioni, è diventato chiaro che Kyle non è mai stato pensato come un personaggio autonomo, bensì come un prolungamento emotivo di Mike, il suo tallone da killer d’Achille. È l’unica persona che Mike ama davvero, e per questo rappresenta costantemente la sua vulnerabilità. Tuttavia, questa scelta narrativa, ormai ripetuta all’infinito, toglie forza alla storia. Kyle non ha un percorso personale, non evolve, non sorprende: serve solo a far reagire Mike, e questo è un peccato, perché ne limita il potenziale drammatico.
In questa prima puntata, Kyle diventa lo strumento attraverso cui Erickson costruisce la nuova faida tra Mike e Nina. La prigione, infatti, è il terreno perfetto per far emergere le differenze tra i due: per Mike, è un luogo dove il potere si gestisce con i compromessi; per Nina, è un’istituzione che deve essere controllata, anche con la forza. L’inevitabile risultato sarà un’escalation di violenza e di conflitti interni, con Kyle al centro come vittima collaterale. È un impianto narrativo che funziona a livello teorico, ma che rischia di ripetere dinamiche già viste e prevedibili. E quando una serie come Mayor Of Kingstown diventa prevedibile, perde parte del suo fascino iniziale, quello della tensione imprevedibile e della moralità ambigua.
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“Coming ‘Round the Mountain” è un episodio di reintroduzione, un ritorno non brillante ma funzionale, che prepara il terreno per nuovi conflitti morali e politici. La sensazione generale è che la serie stia cercando una nuova direzione senza però aver ancora trovato la bussola. Eppure, nonostante la prevedibilità, qualcosa continua a funzionare: forse è la sua atmosfera di disperazione costante, forse il modo in cui mostra la corruzione come condizione naturale dell’essere umano. Non è la stagione che i fan attendevano, ma è un ritorno onesto, che non svilisce quanto costruito in passato. Ora resta da capire se Erickson saprà trovare un nuovo senso per Kingstown, o se questo ritorno si rivelerà soltanto un esercizio di stile ben confezionato.
