Narcos: Mexico 3×05 – Boots On The GroundTEMPO DI LETTURA 3 min

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Narcos: Mexico 3x05 recensionePunto di volta di quella che sarà l’ultima stagione di sempre del marchio Narcos. Come già accaduto in passato vi è quel momento in cui, seppur in un contesto permissivo e corrotto, si fa il passo più lungo della gamba. La situazione dopo l’arresto di Felix Gallardo era tanto frastagliata e caotica, quanto perfettamente equilibrata per la mancanza di punti di riferimento precisi.
Un equilibrio non destinato a durare, vista la quantità di pedine in gioco, degli interessi in ballo e degli attori coinvolti nella vicenda. Come un castello di carte, basta un soffio per far crollare tutto.

LA STRETTA AL CRIMINE


I narcotrafficanti hanno finora giocato con i fanti e lasciato stare i santi, come dice il proverbio, cosa che non aveva mai lasciato spazio ad indignazione e sgomento per le loro attività criminose. Così come fu per l’aereo fatto esplodere da Pablo Escobar, questa volta il passo più lungo della gamba avvolge la sfera religiosa. Il “santo” in questione non viene lasciato stare, ma crivellato di colpi.
A quel punto emerge tutta la piccolezza di quelli che sono ladruncoli, bulletti di periferia, una volta svincolati da una potente organizzazione. Se nello scorso episodio i braccati sono i criminali di Tijuana (in questo episodio l’arresto del Chapo avviene addirittura off-screen), in questo caso il focus è nella più agiata famiglia degli Arellano-Felix. Se il Chapo & co. erano ben consci della loro labilità e di essere dei bersagli da parte della giustizia, Benjamin e fratelli si illudono di poter mantenere uno status di ricchi affaristi, malgrado le passate evidenze. Ma a proposito della sempre vincente strategia di Benjamin si parlerà più avanti.

IL ROMANZATO CHE COMUNQUE MALE NON FA


Narcos ha da sempre abituato lo spettatore a un continuo incrocio tra cronaca/documentario e finzione. Se i volti dei protagonisti spesso si “deformano” lasciando il posto alle loro controparti autentiche, esiste un intero sottobosco di sotto-trame utili a stemperare il ritmo. Certe volte, in altre stagioni, tutto ciò contribuiva solo ad annacquare il brodo e ad appesantire il tutto. In questo caso specifico, però, visto il quantitativo di sequenze con sparatorie e inseguimenti, si ha a che fare con una distensione che ben funziona.
Dalle vicende di coppia di Breslin, al giornalismo di inchiesta di Andrea, fino alle indagini di Victor Tapia, ci si confronta con una percentuale di romanzato che aiuta fortemente a digerire le scene di azione che anche in un episodio di raccordo come questo non mancano. Soprattutto perché la presenza di queste sequenze risulta estremamente dosata e controllata, senza sequenze smielate, strappalacrime o dilatate. Con il particolare non da poco che riguardano personaggi interessanti e verosimili.

QUELLA VOLPE DI BENJAMIN


Tornando a Benjamin Arellano, lascia particolarmente perplessi l’insieme di scelte compiute dal boss di Tijuana. Già nei precedenti episodi invitare al proprio compleanno, con tanto di dettagli su luogo e ora, figure assolutamente scontente e vagamente psicopatiche, reduci da un colloquio di affari assolutamente non soddisfacente, non era stata una scelta che aveva esattamente dato frutti. Chiedere al povero Claudio.
In questo caso, Benjamin si trova faccia a faccia con la sua vera natura, da lui tanto rinnegata. Andare ad un colloquio con un sacerdote, in pieno giorno, in pubblico, dopo essere considerato il mandante dell’omicidio di un Cardinale, risulta essere una scelta ampiamente autodistruttiva. L’immagine che si para davanti allo sguardo di Benjamin – una madre che protegge con il corpo la figlia, delle passanti ignare e innocenti – è la conferma definitiva alla sua natura di criminale puro. Un criminale costretto alla fuga, braccato come un animale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Le parti romanzate non annoiano: significa che la miscela funziona
  • Sequenza adrenalinica anche all’interno di un episodio di raccordo
  • Benjamin in fuga
  • L’arresto off-screen del Chapo e il suo proclamarsi contadino che coltiva fagioli e mais
  • L’equilibrio criminale che si va sgretolando
  • Benjamin è troppo stupido

 

Quando un episodio di raccordo riesce comunque a creare curiosità sugli sviluppi e regala una scena adrenalinica non si può che ringraziare. Rimangono 5 episodi per far precipitare ulteriormente gli eventi.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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