Finora bisogna ammettere che Biohackers abbia superato la prova della 2° stagione. Il ritorno, per quanto ricalcante una struttura piuttosto simile a quella della sua prima incarnazione, è riuscito a giustificare l’esistenza di una seconda annata che ha fatto il suo dovere regalando qualche spunto interessante nonostante i soliti problemi e sviste di sceneggiatura.
Se nella 1° stagione l’impostazione verso un flashforward nel treno era ciò che trainava la trama (insieme ovviamente alla ricerca della verità su Mia/Emma), per questa seconda annata lo showrunner Christian Ditter ha optato per un approccio contrario che ricorderà sicuramente per certi versi quello già proposto da Lost. Paragone scomodo ma necessario. Ecco quindi che, con l’azzeramento dei ricordi degli ultimi tre mesi di Mia/Emma, al posto dei flashforward sono stati proposti dei flashback. Una buona alternativa per provare qualcosa di diverso, almeno finora.
Nel momento in cui si arriva alla chiusura del cerchio, con qualche informazione in più e maggiore chiarezza sul vuoto di memoria di Mia/Emma, Biohackers perde completamente di vista il traguardo finale, dimenticandosi della trama centrale preferendo un focus sconclusionato e non interessante sulla figlia del Barone Fürstenberg. Estremamente discutibile.
LA SCOMPOSIZIONE DELL’EPISODIO
“Finden” è la seconda puntata non scritta da Christian Ditter. Come in “Vergessen” a sostituire Ditter c’era Miriam Rechel, qui al suo posto si trova Tanja Bubbel, altro nome sconosciuto ai più ma già alla penna di “Verrat“. La scelta di Ditter di non comparire come sceneggiatore è un po’ una sorpresa, visto e considerato lo scarso numero degli episodi a disposizione, ma va a riproporre un’attitudine già vista durante la 1° stagione. Ed in tal senso, “Verrat” non è stata sicuramente una puntata da ricordare nei secoli dei secoli.
L’approccio adottato con “Finden” è fondamentalmente preparatorio al season finale, serve per mettere Mia/Emma di fronte al suo passato dimenticato e, ovviamente, creare un altro po’ di confusione e fragore in modo da chiudere gli ultimi secondi in maniera eclatante. Il problema però sta nel mezzo dove, di fatto, si assiste ad una marea di chiacchiere che annoiano e che si dimostrano per ciò che sono: inconcludenti. Allo spettatore infatti non può interessare assolutamente niente dell’opinione di Lotta o delle problematiche tra coinquilini che l’hanno “tradita” per Mia/Emma. Ciò che conta è quello che avviene nel laboratorio, eventi che sono interessanti ma sono anche inseriti in maniera tale per cui sia il ritmo, sia la visione risultano compromessi.
A tenere alto l’episodio, pur nella sua insufficienza generale, ci sono ovviamente i video che mostrano i vari stadi della ricerca scientifica di Oblivion su Mia/Emma, video che sono “gratificanti” in quanto riescono a dare un senso alla sua perdita di memoria e che sostituiscono una temutissima soluzione banale che sarebbe potuta arrivare in qualsiasi momento. La ricerca di Oblivion invece è un qualcosa di più sofisticato che si adatta anche meglio alla trama costruita sin qua. Peccato per tutto il resto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Al termine di Finden c’è chiaramente interesse nel proseguire la visione, specie considerando solamente un episodio rimasto, ma la curiosità non basta a compensare la buona perdita di tempo a cui si è assistito in maniera inerme per 40 minuti. Un episodio che poteva durare facilmente 20 minuti si è perso in trame secondarie e siparietti facilmente evitabili. Errore.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.