Outlander 6×06 – The World Turned Upside DownTEMPO DI LETTURA 7 min

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Recensione Outlander 6x06Mancano solo due episodi al termine di questa (davvero molto impegnativa da seguire) sesta stagione, e di fatto ben poco si è mosso all’interno della narrazione, sia dal punto di vista della vita dei Fraser, sia dal punto di vista del contesto storico di riferimento. Perché impegnativa? Sicuramente non per via di trame intricate o eccesso di informazioni date allo spettatore. Da quel fronte infatti, almeno per il momento, tutto tace. Vengono mossi piccoli passi in avanti dal punto di vista prettamente storico, e nella maggior parte dei casi ciò avviene off screen o attraverso parole e pensieri dei protagonisti, e pure le questioni “familiari” non esaltano in quanto ad originalità.
Impegnativa perché 70-80 minuti di media non è una lunghezza che si confà ad un’opera come Outlander, di per sé già abbastanza pesante in virtù della sua congenita ripetitività (dopo sei stagioni di furti, incendi, rapimenti, stupri, gravidanze inattese, figli illegittimi e così via, le dinamiche cominciano a risultare giusto un pelo stantie), a maggior ragione se la parte più interessante – il contesto storico entro cui si muovono i protagonisti – continua ad essere trascurato per far posto ai consueti drammi che, nella maggior parte dei casi, orbitano sempre attorno alla figura di Claire.
A onor del vero, in questo caso la donna merita una menzione speciale, riuscendo infatti a cacciarsi nell’ennesima situazione di cac (si è deciso di utilizzare il gaelico scozzese per non risultare volgari) perfino trovandosi in uno stato di completa incoscienza. Chapeau Sassenach!
Ora, l’effettivo coinvolgimento di Claire nella morte di Malva va ancora appurato, e probabilmente la questione si rivelerà molto più complessa di quanto appaia al momento, ma allo stato attuale delle cose, con soli due episodi rimasti al termine della stagione, gli autori sembrano voler dire allo spettatore, e nemmeno in modo troppo velato: “ah, quindi ti piacerebbe assistere alla messa in scena dell’inizio della Guerra di indipendenza americana, perfetto. Posso tentarti invece con un bel dramma familiare a base di estremismo religioso, etossietano e carotidi recise?”.

MEET CLAIRE ELIZABETH BEAUCHAMP RANDALL FRASER


Mettendo da parte il minuto (e venti secondi) bello pieno, durante il quale lo spettatore verrà messo di fronte al momento più interessante dell’episodio – e per molti anche il momento più atteso, cioè l’abbastanza telefonata dipartita dell’adorabile figlia psicopatica di Thomas Christie, Malva – sembra inutile dilungarsi nuovamente in merito alle vicende inerenti ai Fraser, che di fatto non progrediscono in nessun modo nel corso di questo sesto episodio. Ancor più inutile risulta l’approfondimento relativo ai pochi passi avanti compiuti dalla narrazione dal punto di vista del contesto storico, oramai portato in avanti a suon di comodi time-skip e quest’anno relegato a puro e semplice elemento di contorno. E allora, di che parlare in questa recensione, se non di uno dei personaggi più fastidiosi della serialità televisiva contemporanea?
Basta infatti digitare il nome Claire Fraser su Google per ottenere alcuni dei seguenti risultati: “I hate Claire Fraser!“, “Anyone else hates Claire Fraser?“, “Is Claire always so unlikeable?“, “Why Claire is the most annoying character in Outlander?“, “Claire is so much more annoying on the show than in the book!“, “Does anyone else can’t stand Claire Fraser anymore after season 4?“, “They really did Claire dirty!” e – la preferita del recensore – “I dinna hate ye, but I hope ye step on a Lego“. Certo, si trovano anche cose molto meno odio-centriche e decisamente molto più interessanti dal punto di vista dell’analisi del telefilm, come ad esempio l’annosa questione relativa al nome dato da Jamie alla vagina di sua moglie (che, nel caso ve lo chiedeste, è honey pot, vaso di miele in italiano) ma, in generale, l’astio sembra essere il sentimento più diffuso sul web quando si parla della signora Fraser. Ma perché? Da dove arriva tutto questo risentimento? Cerchiamo di chiarirlo in tre semplici punti:

  • Totale incapacità di vedere le conseguenze delle sue azioni e più generico complesso del Dio: tralasciando l’evidente fascino per i guai maturato dalla donna nel corso degli anni (e infatti qui ci avviciniamo già al secondo rischio falò per Claire), ciò che sorprende di più, a maggior ragione viste tutte le avventure passate in questi anni, è la totale incapacità di prevedere le conseguenze delle sue azioni e delle sue parole. La sua lotta personale contro la società patriarcale dell’epoca, unita al desiderio di istruire le masse alla medicina del futuro, sembra averle fatto dimenticare totalmente i rischi che si corrono a vivere in un’epoca dove per farla liscia con un omicidio basta letteralmente buttare il cadavere nel fiume e dire che sono stati i Cherokee. In più di un’occasione, persone a lei vicine hanno dovuto subire le conseguenze delle sue azioni sconsiderate, o dei suoi innumerevoli segreti o richieste in grado, potenzialmente, di cambiare la storia dell’umanità, eppure Claire sembra non essere intenzionata a fermarsi. E come la donna sia ancora viva, o semplicemente ancora in libertà, rimane ancora il mistero più grande dello show. Molto più di Craigh Na Dun.
  • La sua natura forzatamente troppo compassionevole: tenendo in considerazione l’evidente superiorità intellettuale di Claire rispetto a chiunque altro, data principalmente dalla sua conoscenza della storia futura, sembra assurdo che Claire non si sia ancora resa conto (dopo ben sei stagioni) di vivere in un’epoca decisamente pericolosa per una donna, figurarsi per una donna che cerca di imporsi come dottore utilizzando metodi e procedure di 200 anni nel futuro. L’estrema compassione, mostrata a personaggi meschini, assassini e stupratori – per carità, legittimo se visto soltanto in funzione della sua professione, ma alcuni di loro avevano addirittura compiuto violenze su di lei – ha portato infatti nel tempo ad una caratterizzazione più romanzata e sempre meno “realistica” del personaggio.
  • La scrittura sempre più pigra del character: quando il personaggio di Claire Randall venne introdotto al pubblico nella prima stagione, a lei vennero affidate alcune delle trame più intriganti dello show: l’inaspettato viaggio nel tempo, la necessità di adattarsi alla Scozia del XVIII secolo, il disperato tentativo di tornare da Frank, il coinvolgimento attivo nelle trame legate alla guerra civile e alle insurrezioni giacobite, e così via. Ora, invece, sembra che il suo unico scopo all’interno della serie sia quello di configurarsi come deus ex machina per ogni trama relativa ad abusi, violenze, omicidi, rapimenti e quant’altro, tra l’altro secondo modalità spesso già viste in passato, perdendo così quel poco di buono che era stato fatto in termini di caratterizzazione nel corso delle prime stagioni. Non stupisce quindi che qui la donna si ritrovi ad avere le mani letteralmente sporche del sangue della sua attuale acerrima nemica e del suo bambino mai nato, pur essendo molto probabilmente innocente, e ancora meno stupefacente sarà il momento in cui, certamente, verrà beccata con le mani nel proverbiale vaso di miele (non quel vaso di miele, lettore birichino) da Christie e, altrettanto certamente, condannata al rogo per stregoneria.

Sì, forse non era questa la puntata più emblematica per analizzare tutte le brutture che gravitano attorno al personaggio di Claire, ma qualcuno doveva pur dirlo e, in difesa del recensore, mancano solo due puntate alla fine della stagione.

MI DICA, COME SI VEDE DA QUI A 200 ANNI?


Con un paio d’ore rimaste (sempre che non optino per un season finale ancora più lungo della media), è lecito pensare che questa sesta stagione non voglia regalare grandi colpi di scena, piuttosto invece qualche spunto succoso in vista della già confermata settima stagione. Parole che trovano conferma anche nell’interessante cliffhanger mostrato nei secondi finali dello scorso episodio.
Probabilmente la Rivoluzione Americana troverà in questo finale di stagione soltanto l’avvio, lasciando poi al settimo arco narrativo il compito di approfondire quel particolare momento storico.
Per il momento sembra che gli autori abbiano preferito dedicare tutto il tempo a disposizione all’approfondimento dei loro personaggi, dilungandosi inutilmente in più di un’occasione su storyline abbastanza insulse (vedi Roger, Brianna e la vedova) e togliendo spazio invece al ben più interessante contesto storico sullo sfondo.
Non la migliore delle stagioni, questo è certo. Ma visto il numero contenuto di episodi e la promessa di tornare con una settima stagione, ci si può mettere una mano sul cuore e sperare che tutto ciò faccia parte di un masterplan che punta a stupire lo spettatore solo ed unicamente nel corso delle due puntate conclusive.
E poi c’era la marmotta che confezionava la cioccolata.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Malva che accusa Jamie di averla stuprata
  • La morte di Malva e la posizione scomoda di Claire al momento (sarà stata Claire o si è trattato soltanto di un sogno lucido?)
  • Contesto storico sempre abbastanza marginale
  • Ben poca progressione narrativa
  • Due episodi al finale e ben poco è avvenuto finora
  • Storyline di Roger e Brianna piuttosto insulsa

 

Is it just me, or does Claire’s character in the TV show Outlander really annoy you with some of the stupid decisions she makes?
No no, tranquilla, non sei solo tu.

 

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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