Pachinko 2×01 – Chapter NineTEMPO DI LETTURA 3 min

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Pachinko 2x01 recensioneChi scrive queste righe deve fare un grandissimo mea culpa: nel 2022, ai tempi dell’esordio della prima stagione di Pachinko su Apple TV+, Recenserie ha pubblicato esclusivamente la recensione del pilot per poi saltare tutto il resto della stagione. Una scelta dettata da difficoltà organizzative del momento che non ha niente a che fare con la qualità della serie in sé, anzi.
Dopo la messa in onda di tutti e otto gli episodi della prima stagione, infatti, il pentimento è stato completo. Pachinko è risultata essere una serie pregiatissima, di quelle che sempre più raramente si trovano nel panorama televisivo, racchiudendo al suo interno una narrazione minuziosa ed emozionante favorita da un comparto tecnico come sempre eccellente.
E dato che errare è umano, ma perseverare è diabolico, ecco che il recensore in oggetto prova a rimediare non lasciandosi scappare le recensioni della seconda stagione. Se non altro perché un tale prodotto merita di essere conosciuto e seguito da tutti gli amanti del genere che magari, senza saperlo, si stanno lasciando sfuggire tale prelibatezza televisiva.

OSAKA 1945


“Chapter Nine” si distingue subito per una differenza di timeline all’interno dell’episodio. Inizialmente, considerati gli oltre due anni di tempo passati tra l’uscita delle due stagioni, lo spettatore si ritrova un po’ disperso senza un accurato previously on ad accorrere in soccorso. Tuttavia, le scritte che accompagnano le diverse timeline valgono come spirito guida per ricordare dove è attualmente dislocato ogni personaggio.
E in realtà il luogo è sempre lo stesso: Osaka. La giovane Sunja aveva lasciato la Corea per il Giappone a seguito del suo matrimonio ed è qui che la si ritrova, seppur il tempo passato nel racconto dallo scorso season finale è di ben sette anni.
La nuova situazione in cui versa la protagonista non è poi tanto diversa da quella in cui la si era lasciata: con un marito in carcere, due figli da crescere e pochissimi mezzi per guadagnare onestamente. Al tutto, questa volta fa da sfondo un evento storico ancora più immane di quanto raccontato in passato, ossia quella Seconda Guerra Mondiale che sta per segnare irrimediabilmente anche la storia del Giappone.
Una situazione storica che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti in maniera paradossalmente delicata nonostante descriva un periodo tutt’altro che quieto. E su questa scia, storia e personaggi si amalgamano dando vita ad un racconto che inserisce i protagonisti in un contesto sempre più reale che rende la trama autentica ed emozionale.

OSAKA 1989


Con la stessa città a fare da sfondo tra passato e presente, è il tempo a fare la differenza. Se infatti la trama del passato si ritrova sette anni dopo lo scorso finale, il tempo non è passato in maniera così netta nel presente.
Questa parte di trama è quella forse più debole dell’intero racconto, con i problemi lavorativi di Solomon che non riescono a coinvolgere come quelli affrontati all’epoca da sua nonna.
A collegare le due realtà, però, spicca un concreto parallelismo che mette al centro problematiche sempre comuni. Passano gli anni, dalla lotta di Sunja contro la povertà si passa ad una realtà più moderna e vivibile, ma, seppur di carattere diversi, i problemi non scompaiono. E soprattutto non scompare quell’odio immotivato dell’essere umano per lo “straniero”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Osaka tra passato e presente 
  • La storia di Sunja nel passato resta sempre delicata nonostante le difficoltà che racconta 
  • Hansu solito deus ex machina ma ben calibrato e posizionato
  • Mix perfetto di elementi per un racconto storico e sociale fortemente emozionale 
  • Bella la sigla, ma quella della prima stagione è rimasta nel cuore 
  • La storyline di Solomon è ancora da inquadrare bene 

 

Pachinko torna dopo più di due anni con una seconda stagione che sembra mantenere tutti i tratti migliori della prima. Una serie pregevole come poche altre ormai.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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