Pachinko 2×02 – Chapter TenTEMPO DI LETTURA 3 min

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Pachinko 2x02 recensioneÉ un episodio particolarmente sentimentale questo secondo di Pachinko. Un sentimento che, in realtà, non sempre viene espresso con facilità all’interno della serie.
E non è difficile capirne il motivo. Soprattutto nella storyline del passato più remoto, lo spazio per i sentimenti non è mai stato eccessivo. Sin dalla scorsa stagione, infatti, tra difficoltà personali e tragedie sociali c’è sempre stata una Sunja più distaccata e cauta nel dimostrare la propria parte emozionale. Dover fare i conti con la lotta alla sopravvivenza, poi, amplifica ancora di più il tutto, creando un personaggio deciso e con solo obiettivi concreti all’orizzonte.
Arriva come una sorpresa, quindi, la parte più amorevole di “Chapter Ten”.

ULTIMO SALUTO


A favorire il lato sentimentale dell’episodio è ovviamente il ritorno lampo di Isak. Sul finire dello scorso episodio, come già sottolineato nella recensione della season premiere, il coinvolgimento di Hansu era risultato un deus ex machina ad hoc. Solo lui poteva far liberare il marito di Sunja dalla lunga prigionia e l’intermezzo usato per spingere la donna ad abbandonare Osaka apre anche le porte ad una nuova fase della storia.
Intanto, il ritorno di Isak e la sua conseguente dipartita, danno vita a quel lato sentimentale a cui si accennava in precedenza. L’affetto di Sunja per il marito si mostra in tutta la sua forza, presentando una versione più dolce della protagonista che nel corso degli ultimi anni si era un po’ perso.
Ma il ritorno di Isak serve anche a formare (o deformare) il carattere di Noa. Il ragazzo, sconvolto dal tradimento subito dal padre e addolorato per la perdita di quest’ultimo, potrebbe infatti cambiare la sua prospettiva. L’ultimo insegnamento di Isak, però, mantiene fino alla fine il carattere benevolo dell’uomo che, con il suo perdono, crea un parallelismo opposto con quanto accade invece nell’altra timeline.

VENDETTA FREDDA


La storyline ambientata negli anni ’80 in questa stagione si ritrova con due problemi principali. Il primo è il poco utilizzo della versione anziana di Sunja. Interpretata dall’attrice Youn Yuh-jung, nella scorsa stagione la matriarca della famiglia è risultata centrale anche da spalla alle vicissitudini del figlio e del nipote. In questi primi due episodi, invece, la scena la prende completamente Solomon, andando anche a mettere in secondo piano l’apertura della sala giochi (Pachinko, appunto) del padre.
E a questo si collega la seconda problematica. Come già detto nella scorsa recensione, la trama di Solomon era ancora tutta da inquadrare, con un personaggio perso e al momento senza un vero obiettivo. La situazione cambia in questo episodio, andando a creare le basi per quella che probabilmente sarà la sua storyline. Una storia che sembra voler seguire la strada della vendetta per ottenere una rivalsa che sembra avere molto a che fare con la fine della sua carriera e meno con lo sfratto in sé. Un elemento che va quindi a contrastare la lezione del passato impartita sul letto di morte da Isak volta al perdono.
Un parallelo che ben spicca per la sua contrapposizione, ma che tuttavia ha senso. Come già detto, infatti, le due timeline presentano contorni storici e sociali differenti, oltre che a difficoltà personali diverse e l’approccio scelto dai personaggi ha tutto a che fare con esso. Ed è anche questo che aiuta la rappresentazione a distinguere la sua narrativa tra le diverse generazioni.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La parte sentimentale di Sunja
  • L’addio a Isak
  • Parallelo perdono vs vendetta 
  • Almeno adesso la trama di Solomon sembra avere un obiettivo…
  • … seppur rimane sempre la meno accattivante 

 

Con otto episodi stagionali a disposizione è ovvio che la storia si prende il suo bel tempo per procedere. Ma la novità sta tutta qui: in Pachinko è il viaggio quello che conta e ogni episodio è un momento da assaporare.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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