Dopo un buon inizio chiamato “Nowhen” che ha stabilito la struttura ed il leitmotiv stagionale, “Coney Island Baby” ha il sempre annoso compito del secondo episodio di portare avanti la narrazione senza aggiungere moltissimo, più che altro per far abituare lo spettatore al nuovo universo narrativo.
E questo da un lato è un qualcosa di molto utile, ma dall’altro rappresenta anche un grosso boomerang che può ritorcersi contro se non usato correttamente, come sembra sfortunatamente essere in questo caso. Perché “Coney Island Baby” è sì introduttivo ma è anche piuttosto fine a sé stesso, ricco di momenti evitabili e con una tendenza molto forte nel far compiere a Nadia diversi “cambiamenti” nel passato che generano incubi a tutti i cultori dei viaggi nel tempo. E questo è un problema esistenziale che dividerà il pubblico in due fazioni in base all’approccio che si vorrà tenere nei confronti di questa stagione di Russian Doll:
- accettare di buon grado qualsiasi cosa Nadia faccia nel passato nelle vesti di sua madre ben sapendo che non cambierà il presente;
- trovare assurda ed inspiegabile tutta questa serie di cambiamenti che non hanno una consequenzialità nel presente.
Di qualsiasi fazione ci si trovi a far parte, a Russian Doll (e nello specifico al trio che lo ha creato ossia Natasha Lyonne, Leslye Headland e Amy Poehler) non frega niente perché, molto probabilmente, non è quello il punto principale di questa stagione, quanto piuttosto il rapporto madre-figlia.
DID YOU SAY CONEY ISLAND?
La puntata ha una struttura un po’ strana che si divide in tre parti con un inizio nel passato, un ritorno al presente ed un altro ritorno al passato, il tutto tramite l’ormai normalissima metropolitana newyorkese. Allison Silverman e Zakiyyah Alexander, le due sceneggiatrici dell’episodio, hanno fondamentalmente un solo obiettivo: mettere in luce l’importanza delle monete d’oro che sono state “perse” dalla mamma di Nadia. Monete in realtà rubate, poi spese, poi perse e poi fondamentalmente scomparse nel nulla durante il ritorno al presente, unico segno di una continuity temporale che emerge prepotentemente solo quando fa comodo.
“Nora. Uh, don’t freak out. It’s me, your daughter, calling you from somewhere on the space-time continuum on the Upper East Side. Uh, I’m inside your body, so that explains the voice, but don’t be spooked by that, be cool. Uh… Yeah. So I guess I just wanna say hi, and that I’m… I’m really mad at you. Uh, yeah, you just… You mess up over and over, and it’s just pretty fucking hard to take, and, uh… […] I’m bringing the gold back to Vera where it belongs to… I don’t know, close this deranged fucking loop and bounce. […] I love you.“
Il monologo di cui sopra è un ottimo esempio di quanto distorta sia questa trama, sia per dei messaggi che verranno sicuramente interpretati come follia dalla vera Nora quando li ascolterà, sia tutto quello che accade. Certo, il divertissement è continuo e non si può negare, però il tutto va visto senza porsi troppe domande perché ciò che Nadia fa nel passato ha un suo senso estemporaneo ma inizia e finisce lì.
Da un lato sembra chiaro che il passato sia ormai deciso, dall’altro sembra palese che questo continuo salto temporale arrivi solo con lo scopo di giustificare il comportamento di Nora a Nadia, oltre che approfondire la storia della sua famiglia. Alla luce di ciò la vera domanda che ci si deve porre è quindi una sola: è abbastanza per giustificare una seconda stagione?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Coney Island Baby” è un discreto episodio che mette in chiaro fin da subito la fluidità della narrazione e al tempo stesso cosa ci si può aspettare da questa stagione di Russian Doll: un po’ di incoerenza (leggasi anche: cose che non possono essere spiegate razionalmente) ma anche un po’ di life in the ’80s che va tanto in voga ultimamente. Piaccia o non piaccia, questi sono gli ingredienti di questa seconda annata, il tutto ovviamente farcito dalla sempre loquace verve di Natasha Lyonne.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.