Quando è stata scritta la recensione di “Part Ten“, l’episodio aveva lasciato l’amaro in bocca per via del modo in cui era terminato, lasciando lo spettatore con la sensazione di aver guardato un finale di serie incompleto a cui mancano almeno 10 minuti all’appello per dare un senso di chiusura alla vicenda. All’epoca Showtime non aveva ancora rinnovato la serie per una seconda stagione e, cosa ancora più importante, non c’era alcuna notizia circa l’intenzione di trasformare Your Honor da una miniserie ad una serie con più cicli. Perché questa era l’intenzione generale, confermata anche dalla medesima durata della serie israeliana originale, Kvodo, da cui lo showrunner Peter Moffat e Showtime hanno preso ampiamente spunto.
C’era quindi la necessità di fare un’altra stagione composta da 10 episodi per chiudere il cerchio? Probabilmente in molti diranno di no, ed è anche la sensazione di chi scrive queste righe e che si è approcciato in maniera stanca e non particolarmente attenta alla visione di questo, non richiesto, undicesimo capitolo. Showtime, estremamente bisognosa di una nuova serie di punta che tenga a galla il numero di abbonati, invece la pensa diversamente.
NUOVA STAGIONE, NUOVO SHOWRUNNER, VECCHIA MINESTRA
L’annuncio del sorprendente rinnovo per una seconda (ma anche ultima, come ha confermato lo stesso Cranston in un’intervista) stagione è arrivato insieme all’addio di Peter Moffat come showrunner, sostituito da Joey Hartstone, già parte del gruppo di sceneggiatori della prima stagione. L’addio di Moffat coincide probabilmente anche con quello di parte del pubblico che non sente la necessità di altri dieci episodi e che ha deciso di fermarsi a “Part Ten“. Per Joey Hartstone invece questo rappresenta un “lascia o raddoppia” piuttosto grande per la sua carriera visto che, finora, ha solo lavorato a The Good Fight nella doppia veste di sceneggiatore e produttore e ora si ritrova a dover resuscitare l’interesse per una serie che potenzialmente dovrebbe essere finita.
Hartstone raccoglie i cocci dello scorso season finale e prova a ricamarci sopra una trama che possa estendersi per altre dieci ore, fondamentalmente spinta dalle forze dell’ordine e da una sorta di giustizia divina che deve punire Jimmy Baxter e la sua famiglia per tutti questi anni. Ecco quindi che viene creata ad hoc la figura della procuratrice distrettuale dell’Eastern District of Louisiana che libera Michael dal carcere dopo averlo minacciato con la seguente registrazione.
Olivia Delmont: “I called Charlie.”
Michael Desiato: “Charlie Figaro?”
Olivia Delmont: “Yes. I told him I needed the car gone. And he took care of it.
Now, I imagine if you had all your faculties intact in that moment, you would have never implicated your best friend. But this right here… this is the end of his career. This is prison time.“
ATTORI CARISMATICI UBER ALLES
Questo undicesimo capitolo non può (per forza di cose) partire con l’acceleratore e quindi subisce l’effetto di un ritmo narrativo molto lento in cui lo spettatore osserva i diversi character e le diverse fazioni riprendersi dalla morte di Adam Desiato e dall’incarcerazione di Michael Desiato che ha confessato il tutto.
E ci può stare. Soprattutto se ci sono Michael Stuhlbarg e (soprattutto) Bryan Cranston che tengono il livello di recitazione molto alto, fattore assolutamente da non sottovalutare perché se si pensa allo stesso episodio con attori misconosciuti il risultato non sarebbe ovviamente lo stesso. Ma avere attori carismatici a volte non basta se la sceneggiatura non va oltre il breaking point, cosa che verosimilmente accadrà nelle prossime puntate. Di fatto si è appena assistito ad un lungo prologo che deve servire come nuovo punto di partenza per la trama. Comprensibile ma, come già detto, non necessario.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Dopo due anni di assenza, Your Honor ritorna sul piccolo schermo di Showtime nonostante nessuno lo voglia. Il risultato non è malvagio ma è chiaro fin da subito che manca quell’incipit iniziale che aveva dato il via a tutto nella prima stagione.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.