The Last Of Us 1×02 – InfectedTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Last Of Us 1x02 recensioneDopo un pilot praticamente perfetto, e considerando la sfortunatissima fama che le puntate 1×02 portano con sé, era lecito aspettarsi un calo di ritmo da questo secondo episodio, se non altro per concedere spazio e tempo ai vari character di crescere anche alla luce del percorso videoludico che hanno già segnato alle spalle. Ed invece la nuova coppia Craig Mazin e Neil Druckmann rompe la maledizione andando a compiere quello che sulla carta è un miracolo e che nella realtà si traduce come un episodio encomiabile e privo di difetti.
Come già detto, la base da cui attingere esiste già ed infatti Craig Mazin e Neil Druckmann non si dimenticano del primo capitolo del videogioco e continuano a tener fede alla promessa di fare “un adattamento fedele del gioco”. Promessa che viene mantenuta anche nonostante i due si scambino di ruolo mettendo Mazin alla sceneggiatura e facendo esordire Druckmann alla regia.

Joel:They can’t see, but they can hear.

WHAT HAPPENS IN JAKARTA, DOESN’T STAY IN JAKARTA


È improvvisamente di nuovo il 2003 e uno spettatore qualsiasi viene preso per mano per nove minuti e accompagnato nel dietro le quinte, direttamente all’origine della pandemia. Una scelta estremamente piacevole (e non fine a sé stessa) che si pone in netta contraddizione con la scelta fatta da un altro illustre collega che è stato trasposto dalle pagine di un fumetto al piccolo schermo: The Walking Dead.
La serie creata da Robert Kirkman, per volere dello stesso autore, non ha mai svelato l’origine degli zombie e questo grosso elefante nella stanza è rimasto lì per oltre undici anni. Mazin e Druckmann optano per fare il salto dello squalo fugando ogni dubbio sin dall’inizio in un prologo di puntata che verrà ricordato a lungo per l’onestà intellettuale del character interpretato da Christine Hakim che, letteralmente, consiglia al governo di intervenire con le bombe perché “you didn’t understand: there is no vaccine”.

EPICA PASSEGGIATA TRA LE MACERIE


“Infected” si rivela essere un episodio bel al di sopra delle aspettative del pubblico. Se si esclude il prologo, Bella Ramsey, Pedro Pascal e Anna Torv sono gli unici attori in scena e questo permette di avere un focus unico su questo strano trio e sulla dinamica che si sta formando tra di loro.
Esattamente come nel videogioco, la relazione dei tre si evolve molto velocemente e in maniera direttamente proporzionale all’avvicinamento al municipio, luogo chiave di The Last Of Us perché da qui partirà un nuovo capitolo della storia.
La regia e la CGI poi aiutano moltissimo lo spettatore ad empatizzare completamente con i protagonisti essendo letteralmente immersi prima in una giungla di cemento e piante, poi nei corridoi infestati del museo. Si constata l’utilizzo di un budget decisamente importante non solamente limitato al pilot ma anche a questa puntata e, si spera, anche alle successive sette. Per ora il lavoro mastodontico ripaga ogni centesimo investito.

UNA PICCOLA MA GIGANTESCA MODIFICA


Come si potrà notare, nelle due recensioni di The Last Of Us uscite finora, si stanno facendo molti più paragoni tra la versione televisiva e quella originale rispetto alla stragrande maggioranza delle altre serie.
Il motivo? Un’aderenza impressionante tra il titolo di Naughty Dog e quello di HBO. Un’aderenza che sembra anche frutto di una storia che si lascia facilmente trasporre tra media diversi. Trasporre e migliorare perché, come si potrà evincere dal finale della puntata, è stato fatto un importantissimo cambiamento che avrà ovvie ripercussioni nel lungo termine e potrebbe essere anche un punto di svolta inversa nel caso in cui Naughty Dog annunci un terzo (scontato ma non ancora annunciato) capitolo: la cosiddetta mind-hive, una coscienza collettiva praticamente.

Tess:They’re connected. More than you know. The fungus also grows underground. Long fibers like wires, some of them stretching over a mile. Now, you step on a patch of cordyceps in one place, and you can wake a dozen Infected from somewhere else. Now they know where you are, now they come.

Come anche confermato in un’intervista dai due showrunner, questo è un cambiamento che va a sostituire l’esercito (FEDRA) sia nello specifico caso del municipio, sia come “villain” visto che eleva ulteriormente i già pericolosissimi clickers e anche gli altri esseri umani posseduti dal fungo.
In una scena che avrà sicuramente riportato alla mente Io Sono Leggenda e 28 Giorni Dopo, Maizin e Druckmann mettono giù il carico con un’invasione terminata con un bacio tanto schifoso quanto efficace per mettere ulteriormente in chiaro un elemento che, se usato correttamente, potrà elevare ancora di più una serie che in questi primi due episodi sta superando anche le più rosee aspettative.
Peccato solo per Anna “Tess” Torv e per il destino di un character che non è cambiato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il “bacio” con Tess
  • I primi 10 minuti con la rivelazione dell’inizio della pandemia in Indonesia
  • Clickers trasposti benissimo
  • Tensione crescente e scene horror girate benissimo
  • Come nel pilot, anche qui sono state riproposte alcune scene esattamente uguali al videogioco
  • Regia e CGI ineccepibili
  • Assolutamente niente

 

The Last Of Us sforna un secondo episodio impeccabile sotto ogni punto di vista, dalla regia alla recitazione, passando per la CGI, le scene d’azione e qualsiasi altra cosa possa venire in mente. Se la serie HBO continuerà su questo percorso, non c’è neanche bisogno delle nomination ai prossimi Emmy Awards perché c’è già un vincitore scontatissimo. Si tratta di un “se” enorme, ma che tuttavia ci si augura di cuore visto lo sforzo visibilissimo fatto finora.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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