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The Witcher: Blood Origin 1×01 – Of Ballads, Brawlers, And Bloodied BladesTEMPO DI LETTURA 4 min

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Recensione di The Witcher: Blood OriginDopo una sponsorizzazione sul web ai limiti dello spam, probabilmente seconda solo alla campagna pubblicitaria per La Casa De Papel, niente di meno che il giorno di Natale, è stato rilasciato il tanto atteso spin-off di The Witcher, della saga fantasy più famosa di Netflix.
The Witcher: Blood Origin esce per raccontare le “vere origini” del primo witcher, o meglio del potere di sangue che si cela dietro la trasformazione dei guerrieri mercenari. Una miniserie di quattro puntate che aveva già sorpreso il pubblico, incuriosito dalla scelta del tutto originale rispetto alle produzioni precedenti dello stesso franchise e agli stessi romanzi.

QUESTIONE DI TIMING?


Se c’è una premessa che appare doveroso fare, specialmente alla luce delle aspre critiche che sono esplose già dall’attimo immediatamente successivo all’uscita sulla piattaforma, è che The Witcher: Blood Origin arriva in un momento che sconta degli importanti incidenti di percorso.
L’attesa per The Witcher 3 – che è stata ufficialmente annunciata per l’estate 2023 – è stata stravolta dal passaggio di testimone da Henry Cavill a Liam Hemsworth nei panni del protagonista Geralt di Rivia. La notizia ha fatto scalpore nel mondo nerd, tra gamer e serial addict, anzitutto per il noto attaccamento dell’ex Superman alla saga di Sapkowski. L’identificazione che Cavill era stato in grado di affermare con la propria interpretazione di Geralt di Rivia era stata una scommessa vinta dall’attore, e l’abbandono del ruolo ha causato non poca delusione tra i fan. Le sorti future della serie tv saranno quindi rimesse in gioco dall’interpretazione di Liam Hemsworth (The Hunger Games, Independence Day: Resurgence) che non è stato accolto in maniera molto convinta dagli appassionati della saga per ovvie ragioni.
Questo calo di hype generalizzato non ha certamente contributo al successo di pubblico di The Witcher: Blood Origin, che anzi, a pochi giorni dall’uscita, è stato già etichettato come la serie con il voto più basso di sempre su Rotten Tomatoes (Average Audience Score 10%). Un giudizio forse un po’ troppo severo e che sconta certamente le disavventure legate alla produzione della serie principale, ma era pur ovvio che i fan sarebbero stati molto critici nei confronti dello spin-off.
Però c’è molta differenza tra critiche che seguono la visione di un’opera e spam massicci solo per sfogare la propria frustrazione.

LA STORIA SI RIPETE


Vero è che il momento poco propizio non sembra aver giovato, però Netflix sembra aver imparato poco dagli errori commessi nel passato. Già guardando questa prima “Of Ballads, Brawlers, and Bloodied Blades”, si ha l’impressione che la serie voglia mettere troppa carne sul fuoco e che corra maldestramente ai ripari con uno spiegone introduttivo, voce narrante compresa, che cerca di avviarne forzatamente la trama.
La sensazione da “prequel del prequel” non è assolutamente piacevole e porta lo spettatore a disinteressarsi subito dei fatti e dei nuovi character, nullificando lo sforzo di voler riproporre un’avventura fittissima di nomi e ricchissima di dettagli che finiscono piuttosto per appesantire la narrazione.
Anche le scelte stilistiche nell’ideazione dei sette clan non sono molto ben riuscite (leggasi: superficialità) e finiscono per avere un risultato troppo caricaturale che estremizza la caratterizzazione delle diverse etnie tipica dell’universo di The Witcher, dando la sensazione che ci si doveva per forza inventare qualcosa per rendere ogni clan originale.
Oltretutto, la serie si perde nei dettagli e dà per scontati elementi che avrebbero richiesto una maggiore giustificazione narrativa, come ad esempio il fatto che nel mondo di The Witcher: Blood Origin sembrano esserci solamente elfi. Anche se la serie è ambientata 1.500 anni prima dei fatti di The Witcher e prima, quindi, dell’epurazione e della venuta dei mostri, la presenza assoluta degli elfi e l’assenza degli umani è una novità che meritava di essere approfondita.
Ultimo fattore scoraggiante di questo primo episodio è la spiacevole sensazione che lasciano i numerosi cambi di scena, necessari a presentare i primi tre protagonisti ma che ricordano pericolosamente la narrazione frammentata della prima stagione di The Witcher e i tanto discussi salti temporali.
Insomma, l’impressione generale è che nel complesso sia tutto molto frettoloso e che la miniserie non aggiungerà niente alla saga correndo, al contrario il rischio di minare il seguito della serie principale.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • I combattimenti sono sempre spettacolari e molto ben costruiti
  • Per costumi e ambientazione la produzione resta maniacale e molto originale
  • L’intro con Ranuncolo è stata una scelta penosa
  • La trama è a dir poco forzata e ripete in brutta copia le stesse dinamiche di The Witcher
  • Creare un nuovo jingle musicale: lo si sta facendo nel modo sbagliato
  • A condire i vuoti di trama ci manca solo la storia d’amore tra Éile e Fjall 

 

Uno spin-off che arriva in un momento sfortunato per la serie principale non poteva avere sorti facili, ma per The Witcher: Blood Origin si sono davvero messi d’impegno a creare un prodotto inutile. Una prima puntata che può convincere, magari, chi è veramente fan ed è disposto a guardare tutto quello che riguardi il franchise di The Witcher.

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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