Le prime scene di questa nuova stagione non lesinano certo in emozioni e sentimenti.
Innanzitutto, Amir Arison è riuscito a fare un buco nei suoi impegni e c’è proprio Aram al centro delle inquadrature iniziali. Giusto un istante prima che arrivi un Red particolarmente barbuto e riccioluto (pare sia piaciuta agli showrunners la foto di James Spader in versione “vacanziera”) e che esploda un edificio di proprietà del governo cinese.
Una partenza così ritmata bilancia bene momenti più lenti. La decima stagione sarà infatti l’ultima per The Blacklist, come è già stato annunciato ufficialmente. Quindi ci vuole spazio, come da tradizione, per il ritorno di volti noti e la chiusura, si spera soddisfacente, di sottotrame e interrogativi rimasti in sospeso.
DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Diversi spettatori si chiedevano, alla fine della scorsa stagione, se ci sarebbe ancora stata una Task Force e da chi sarebbe stata composta.
Sì, la Task Force esiste ed è costituita dal capo Cooper, da Ressler e da Dembé. Sono loro stessi i primi a rendersi conto di come ci sia bisogno di fare un po’ di casting per allargare l’organico.
In attesa di nomine stabili, si rivede il giovane informatico Tadashi.
Dettaglio importantissimo: sono passati sei mesi dagli eventi al centro della puntata precedente, ma i membri della Task Force proseguono il loro percorso di vita coerentemente con quanto già visto. Ressler, infatti, ha ancora comprensibili problemi con le sue dipendenze e con il trauma causato dalla morte di Lizzie. Per ora barcolla ma non molla, come si suol dire. Dembé, invece, ha sempre il cuore diviso fra la difesa della legge e il suo assoluto affetto per Red.
UNA SITUAZIONE AMBIGUA
A questo proposito, particolarmente toccante è la scena sul finale, di dialogo fra l’agente Zuma e il Concierge del Crimine. Da quanto si è capito, ora Red non ha più un autista (ha riportato le sorelle Weecha e Mierce a casa loro), né guardie del corpo. Verrebbe quasi da pensare a una situazione di stanchezza, in cui lui abbia quasi voglia di farsi trovare e uccidere.
Per adesso, nulla si può sapere di preciso, poiché non sono mai state rese note informazioni dettagliate né sul piano trentennale di Red né sul suo stato di salute. L’accenno a cure che stavano facendo effetto risale a molto tempo fa.
Questo sarà, sicuramente, un tema centrale dei prossimi episodi. Il pubblico, se è arrivato fin qui, è perché ha seguito con un certo impegno e notevole pazienza le mille avventure e gli intricati colpi di scena succedutisi negli anni. Gli showrunners hanno quindi l’obbligo morale di fornire risposte concrete. La lunga pausa, si spera, avrà dato loro il tempo di congegnare soluzioni adeguate.
SIYA MALIK
Un altro problema rimasto aperto prima della pausa era quello di trovare una figura femminile di spicco. Per questo motivo viene introdotta, nella puntata in oggetto, Siya Malik, figlia di quella Meera uccisa alla fine della prima stagione, ma non dimenticata.
Entra in scena nella stessa sottotrama di cui fanno parte una ladra della Fribourg Confidence e The Freelancer, tornati direttamente dal passato. Se la prima viene trovata cadavere, con il secondo la partita non è ancora chiusa.
L’apporto di Siya, nuovo membro della Task Force, potrebbe rivelarsi cruciale: lei viene dall’MI6, i servizi segreti britannici, ed è assai determinata a sapere tutta la verità sulla morte di sua madre. Assieme al già citato Freelancer, infoltisce i ranghi di quelle figure capaci, per ricerca mirata e ostinata o per scherzo del destino, di scoprire la vera identità della persona diventata Raymond Reddington molto tempo fa.
La giovane attrice Anya Banerjee è praticamente un’esordiente, come lo era Megan Boone nell’episodio pilota. Nulla da dire, quindi, su questo. A dare più fastidio è l’impossibilità di far quadrare i conti qualora si cercasse di calcolare l’età del personaggio. Un’altra cosa a cui sicuramente si è fatto il callo se si è arrivati a seguire questa serie fin qui.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Blacklist parte bene per il suo ultimo ciclo di appuntamenti. Occorre solo stare attenti a bilanciare il ritmo fra passeggiate sul viale dei ricordi e rivelazioni, per arrivare contenti al gran finale.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).