Ci si domandava quando e come il pluripremiato William H. Macy, nella personificazione di Richard Fuisz, sarebbe ritornato ad infastidire Elizabeth Holmes e Theranos. Ed ecco che finalmente Elizabeth Meriwether, la showrunner della serie, lo riporta in gioco. Un gioco che ha delle conseguenze enormi sulla vita di Ian Gibbons che, di fatto, diventa un passaggio fondamentale per contemplare fino a dove si è veramente spinta la ferocia umana di Elizabeth Holmes e di Sunny Balwani.
Perché, al di là di tutto e tutti, al di là dei magheggi finanziari, al di là delle bugie e dei segreti, al di là degli anni passati a nascondere una costosissima verità, questa coppia di esseri umani non ha solo truffato svariate persone ma ha anche intaccato in maniera indelebile la vita di altre. Il tutto pur di non ammettere un fallimento che, per quanto doloroso, gli avrebbe evitato di perdere ogni umanità e salvato qualche vita in più.
Richard Fuisz: “I heard you maybe knew Elizabeth Holmes. She was a student when you were…”
Phyllis Gardner: “Elizabeth Holmes. Of course, I do.”
Richard Fuisz: “Well, what can you tell me about her?”
Phyllis Gardner: “There’s only one thing you need to know about Elizabeth Holmes: she’s a fraud, Richard. She’s always been a fraud.“
UN UTILISSIMO TIMESKIP
“Flower Of Life”, oltre ad avere una nuova regista rispetto ai precedenti episodi con Francesca Gregorini (al secolo Contessa Francesca McKnight Donatella Romana Gregorini di Savignano di Romagna) che prende il testimone da Michael Showalter, parte anche con un salto temporale importante di circa 3 anni. Dal 2010 si arriva repentinamente al 2013, un timeskip che riporta subito in gioco l’accordo stipulato con Walgreens nella scorsa puntata e che spinge oltre ogni limite la situazione morale dei protagonisti.
Non è un caso che la puntata si apra con la minaccia di Walgreens e la deadline di settembre e che poi si chiuda con il taglio del nastro del primo “negozio” Theranos, segno di una nonchalance importante ma anche di una faccia tosta che prescinde da qualsiasi cambiamento interno o esterno all’azienda. Quasi come se Theranos fosse una di quelle aziende “too big to fail”, elemento comunque piuttosto vero.
UNA RINNOVATA DISUMANITÀ
Elizabeth: “I’m actually about to go to a meeting…“
È dietro questa frase retorica insopportabile che la founder di Theranos continua a nascondersi. Una frase che allude ad un desiderio piuttosto evidente di evitare qualsiasi tipo di confronto che non sia necessario, anche con il proprio fidanzato, anche con suo fratello, non solo con i suoi partner finanziari.
I tre anni intercorsi tra l’accordo e l’apertura dell’angolo Theranos all’interno dei negozi Walgreens si percepiscono in qualche modo ma sembrano anche non aver scalfito minimamente certe dinamiche che sono sempre più evidenti nei comportamenti di Elizabeth. Anzi, si può dire che questo triennio le abbia accentuate e consolidate, tanto che in apertura di puntata Elizabeth non deve neanche riflettere su che scusa usare per posticipare le richieste di Walgreens, che diventa ancora più evidente con l’annuncio shock della morte di Ian Gibbons.
Su questa morte va aperto una piccola parentesi perché quanto mostrato dallo show è solo parzialmente vero (sì, Ian Gibbons è stato trovato privo di sensi sul pavimento del suo bagno con un mix di pillole e alcol nel corpo ma è morto settimane dopo in ospedale), una verità parziale che però funziona per l’effetto immediato che la puntata ha bisogno di avere.
Ciò che conta per Elizabeth Meriwether non è tanto mostrare il suicidio di Gibbons, ormai prigioniero di un “lavoro” da cui non può fuggire, quanto piuttosto prendere questo evento e rigirarlo per mostrare quanto disconnessa dalla realtà (e quanto senz’anima) sia Elizabeth. Missione riuscita, specie con l’utilizzo delle marionette per enfatizzare il completo distacco dalla situazione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio praticamente perfetto che approfondisce ancora di più la distorta personalità di Elizabeth e Sunny, sacrificando Ian Gibbons ma rendendo onore alla sua persona e alla sua memoria. La profondità di certi momenti, unita ad una sempre ottima recitazione, fa raggiungere un nuovo picco qualitativo a The Dropout.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.