Un po’ come quando si viene lasciati dalla fidanzata di punto in bianco. É questa la sensazione, simile all’amaro in bocca, che rimane addosso allo spettatore al termine di questa strana terza stagione.
“The Return”, in fondo, sarebbe anche un ottimo episodio per gli standard di The Mandalorian, con scene action clamorose, rivelazioni importanti e personaggi principali al centro della narrazione. Tuttavia, nonostante ciò, al partire dei titoli di coda i sentimenti sono più che contrastanti. Si intravede che qualcosa in fase di produzione forse non ha girato come dovrebbe, e la nebulosità attorno al futuro di Din Djarin e Din Grogu non fa che alimentare questi sentimenti.
“The Return” avrebbe probabilmente funzionato meglio in una visione unica col suo predecessore “The Spies“, risultando come un buon film che chiude la riconquista di Mandalore e completa l’arco narrativo del cacciatore di taglie Mandaloriano. Invece, dopo una settima puntata che alza incredibilmente la posta in palio e pone i protagonisti in situazioni impossibili, Favreau non mantiene le promesse, scrivendo una risoluzione fin troppo semplice.
Meglio sorvolare su tutte le teorie e i voli pindarici dei fan, alla ricerca della “seconda spia”, dell’effetto wow che, in realtà, non c’è stato. Un finale molto sobrio, fin troppo lineare e senza alcun picco veramente degno di nota. Si conferma, purtroppo, il passo indietro rispetto alla seconda stagione per The Mandalorian.
LA RICONQUISTA DI MANDALORE
Forse l’unica promessa mantenuta da questo finale è la riconquista di Mandalore. Probabilmente sarà questo il “ritorno” a cui si riferisce il titolo dell’episodio, e c’è da dire che la rivincita Mandaloriana contro Moff Gideon è una goduria. Bo-Katan in volo con la spada oscura a guidare l’assalto, Axe Woves in volo (in stile Iron Man) verso l’incrociatore poi dirottato, l’Armaiola che si lancia in volo per prendere a martellate i soldati imperiali potenziati, sono tutti momenti che rimarranno bene impressi nell’immaginario del fandom di Star Wars. Così come vedere Din Djarin progredire verso il centro della base imperiale, con un meccanismo simile ai famosi schermi laser de La Minaccia Fantasma, fino ad arrivare all’epico scontro finale con Moff Gideon.
Proprio il villain di Giancarlo Esposito è protagonista del big reveal, che riguarda un elemento a lungo “teaserato” negli episodi. Gli esperimenti svolti dal dottor Pershing erano volti a scoprire un modo per clonare la Forza, per creare un vero e proprio esercito perfetto. I cloni force-user di Gideon vengono soffocati sul nascere proprio da Mando, ma è abbastanza ovvio pensare che i rimasugli del Consiglio Ombra, visto nell’episodio scorso, riusciranno a mettere le mani su questa scoperta per mettere in atto l’Ordine Finale di L’Ascesa di Skywalker, clonando l’Imperatore Palpatine.
Moff Gideon: “The Darksaber is gone. You’ve lost everything. Mandalorians are weak once they lose their trinkets.”
Bo-Katan: “Mandalorians are stronger together.”
… E VISSERO PER SEMPRE FELICI E CONTENTI
Tra gli highlights di questo finale di serie stagione c’è sicuramente anche Grogu. Il piccolo trovatello dalle orecchie a punta mette in atto i suoi insegnamenti Jedi per salvare definitivamente la situazione. La scena in cui crea uno scudo di forza per proteggere Din e Bo è da pelle d’oca. Molto merito anche della soundtrack che riesce a toccare le corde giuste, confermando l’ottimo lavoro svolto da Joseph Shirley in questa stagione.
Da sottolineare anche la scelta di distruggere la Darksaber, elemento di discordia tra Mandaloriani stessi, capace di scatenare più di una Guerra Civile e manovrato da Gideon per sottomettere un intero popolo. Il messaggio che ne traspare è molto più potente: l’unione è più forte di una spada laser.
Ciò che segue è il più classico degli epiloghi. I Mandaloriani ricominciano a popolare una Mandalore che si scopre essere più sana di quel che si pensasse. C’è spazio per il “battesimo” dei trovatelli, dell’ufficializzazione di Grogu come Mandaloriano e, se ce ne fosse ancora bisogno, come figlio di Din Djarin, dando formalmente il via alla Casata Din. Mando chiude l’arco narrativo del suo personaggio iniziato come burbero cacciatore di taglie solitario, che vagava di pianeta in pianeta ad uccidere per sopravvivere. Si stabilisce su Nevarro, in una semplice casetta insieme a suo figlio per addestrarlo, con una morale e un’etica che si è costruito nell’arco di 24 capitoli, disposto a lavorare per la Nuova Repubblica.
É FINITA QUI?
Bella domanda. Se la saranno posta un po’ tutti gli spettatori che si aspettavano un qualche gancio al futuro. Magari ad Ahsoka, in uscita ad agosto, ad una nuova stagione forse, o direttamente al film recentemente annunciato. Non ci sono ancora notizie ufficiali al riguardo, ma vedendo “The Return” è lecito pensare che The Mandalorian possa veramente finire qui. Non ci sono grosse trame pendenti, per lo meno che riguardano direttamente i protagonisti, e anche la chiusura a tendina dell’episodio ha un sapore di definitivo.
Sarebbe forse un autogol per Lucasfilm, così come per Disney+, privarsi della propria serie di maggior successo. Così come potrebbe forse essere un rischio calcolato, in vista di una macro-trama più estesa, che coinvolge il Grand’ammiraglio Thrawn e la futura Skeleton Crew in direzione del film diretto da Dave Filoni.
In ogni caso, lo spettatore può star certo che Mando e Grogu, momentaneamente parcheggiati su Nevarro, sono probabilmente già pronti a rubare nuovamente la scena in serie altrui (vero, Boba Fett?), e difficilmente Disney avrà la forza di privarsi in futuro del personaggio di Star Wars che vende di più.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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L’episodio, preso a sé stante, è un prodotto di livello, soprattutto per gli standard particolari di The Mandalorian. Tuttavia, la frettolosità con cui si risolve il grande pericolo costruito in “The Spies” è sotto gli occhi di tutti. Se a questo si aggiunge anche la sensazione di aver salutato lo show di Favreau e Filoni, il magone fa propendere per un’insufficienza. Un’insufficienza figlia di un’errata gestione dei tempi, un finale maturato in tempi fin troppo rapidi e che nemmeno i momenti superlativi da Star Wars presenti nell’episodio riescono a compensare.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.