The North Water 1×04 – The Devils Of The EarthTEMPO DI LETTURA 4 min

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Prestando attenzione ai titoli iniziali degli attori protagonisti, non si potrà non notare con una certa tristezza l’assenza di Stephen Graham. Un’assenza che deriva da quanto accaduto nello scorso “Homo Homini Lupus” e che ancora si fatica a digerire a distanza di una settimana. Si fatica perché il modo di raccontare la storia che si vede in The North Water è molto pacato, senza picchi di tensione nonostante svariati eventi al limite del tollerabile, così come la botta in testa data da Drax al Capitano Arthur Brownlee.
Andrew Haigh, che è lo showrunner che si occupa dell’adattamento del romanzo di Ian McGuire, ha chiaramente un’idea molto nitida di ciò che la sua sceneggiatura dovrebbe diventare in formato visivo. Lo si capisce da certe riprese, come quella nell’immagine scelta per l’episodio, ma anche dalla rappresentazione onirica delle visioni di Patrick Summer. Mentre la distinzione tra realtà e immaginazione si fa sempre più labile, The North Water si dirige inesorabilmente verso un finale laconico facendo fuori uno ad uno tutti i suoi personaggi. Un modo per dimenticarsi abbastanza presto di Capitano Brownlee ma anche per dividere l’episodio in due segmenti molto distinti: quello con The Devil Drax e quello senza The Devil Drax.

THE DEVIL


Drax is Satan taken on a fleshly form. He ain’t human like me and you.

Non è difficile ammettere che il character interpretato magistralmente da Colin Farrell, Henry Drax, sia il migliore della serie. Vuoi un po’ per l’assenza di altri personaggi così carismatici, vuoi per via della sua dialettica che, in qualche modo, porta il pubblico ad apprezzarlo nonostante non abbia alcuna etica morale, Drax è un elemento fondamentale della serie.
Esattamente per questo motivo, ora che sembra essere arrivata ufficialmente l’ora della sua dipartita, sorgono dei dubbi naturali sulla tenuta dello show che, solamente con Jack O’Connell al timone, potrebbe subire un tracollo proprio nelle sue battute finali. D’altronde la tensione creata semplicemente dalla presenza di Drax nell’accampamento o nella barca valeva da sé il prezzo del biglietto. L’exploit della sua natura, che emerge prepotentemente nei primi 28 minuti, sancisce il punto più alto di un episodio che, se fosse stato tenuto su questi ritmi, avrebbe meritato i più alti onori. Ed invece la regia e la sceneggiatura scelgono di restare su O’Connell, abbandonando Henry “The Devil” Drax ad “una vita morigerata con gli Inuit”. Finché morte un omicidio non li separi.

THE BEAR


If great evil exists, why not great good the same?

Guardando gli ultimi 20 minuti di “The Devils Of The Earth” non si può non fare un accostamento alla scena che valse (finalmente) l’Oscar come Best Actor In A Leading Role a Leonardo Di Caprio. In Revenant – Redivivo, pur avendo una connotazione ed una motivazione diversa, il character interpretato da Di Caprio uccideva (a fatica) un orso per poi nascondercisi dentro. Patrick Summer non è da meno: nonostante la relativa facilità con cui il protagonista uccide l’orso polare, è per il modo in cui si immerge nel suo sangue e nella sua carne che desta una particolare attenzione. Una scena chiaramente non apprezzabile dagli stomaci deboli ma che merita di essere analizzata in maniera a sé stante.
Dall’atteggiamento di Summer è palese che la lucidità mentale, che spesso lo ha contraddistinto, sia venuta meno dopo l’addio degli ultimi membri dell’equipaggio. Nonostante una sopravvivenza ottenuta a fatica per diverse settimane, la negatività che lo abbraccia sul finale dell’episodio è un misto tra la necessità di chiudere un cerchio e quella di rifocillarsi trovando rifugio nell’orso. Un orso che non è un semplice orso ma bensì una metafora, come visto anche dai fugaci inserimenti prima della voce e poi della figura di Drax.
Summer ha bisogno di chiudere un cerchio dopo la sua missione in India e la disavventura con Drax, la ricerca spasmodica ed irrazionale dell’orso polare rappresenta perfettamente tutta la fatica mentale e fisica in cui si trova il protagonista. Ed è così che il paragone con Revenant – Redivivo sparisce all’improvviso.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia veramente degna di nota
  • L’immersione nelle membra dell’orso polare
  • Colin Farrell in grandissimo spolvero ora che il suo Drax è stato liberato
  • Jack O’Connell al suo apice nello show
  • Trattative con gli Inuit
  • Deus Ex Machina finale: era veramente necessario?
  • L’assenza di dialoghi nella seconda parte si fa sentire nonostante un ottimo Jack O’Connell

 

Nonostante una palese separazione dell’episodio in due parti ben distinte, The North Water riesce a conquistare nuovamente un Thank Them All. Certamente si sente l’assenza, soprattutto nella seconda parte, di una controparte umana da far interagire con Summer, però l’impatto metaforico e la regia compensano ampiamente.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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