Non c’era forse bisogno di scomodare Plauto e la sua celebre espressione oppure la declinazione più “moderna” data dal filosofo Thomas Hobbes per sottolineare la natura manipolatrice ed opportunista dell’uomo in generale e nello specifico degli intrepidi balenieri che tra un colpo di fiocina e l’altro sembrano nascondere più di qualche torbido segreto.
Dei segreti che in questo terzo episodio vedono la loro tragica esposizione.
UN DENTE FATALE
La prima persona ad essere violentemente colpita dalla sfortuna è Drax che a causa di un dente del giovane ragazzo, rimastogli incastrato sotto la pelle, viene scoperto e giudicato colpevole. Tuttavia, prima di essere messo ai ferri, l’uomo si tramuta in animale e cerca di proteggersi spaccando letteralmente il cranio del capitano Brownlee che morirà tra atroci sofferenze molto più tardi. Una morte che rompe gli equilibri e getta l’intera nave in subbuglio: ci sono correnti di ammutinamento; chi desidera solo fare marcia indietro e tornare a casa; chi, invece, rimane scettico sull’intero gruppo; chi, sotto sotto, preferisce Cavendish a Brownlee. In quest’ultimo gruppo ricade Drax che avendo un rapporto di do ut des con il nuovo capitano (non è minimamente amicizia o rispetto ma di puro e semplice opportunismo, da qui Hobbes) preferisce di gran lunga Cavendish come guida della spedizione. Specialmente per il fatto che quest’ultimo è a conoscenza del premio dell’assicurazione della nave ed è disposto a fare qualsiasi cosa pur di intascare la propria quota (e magari anche quella del povero Arthur Brownlee).
Ma ecco che quando la trama sembra ormai indirizzata in una già predisposta carreggiata, tutto cambia radicalmente.
IL DESTINO BEFFARDO
La Volunteer rimane bloccata tra i ghiacci per somma gioia di Cavendish che tuttavia deve fare i conti con una robustezza costruttiva non preventivata tanto da essere costretto lui stesso a bucare a suon di ascia lo scafo per far inabissare la nave. Sembrerebbe filare tutto liscio, considerando che la Hastings ha già recuperato buona parte del gruppo e che si scorge facilmente all’orizzonte. Durante la notte però, improvvisamente, una poderosa tempesta colpisce il gruppo di balenieri facendo colare a picco anche la Hastings, uccidendo l’intero equipaggio (insieme alla parte di quello della Volunteer precedentemente soccorso). Drax, Sumner, Cavendish, Otto e pochi altri si salvano e rimangono in balia del freddo, del mare e di loro stessi. Sì, perché come aveva insegnato The Terror con la sua prima stagione, in una situazione al limite di questo tipo il primo vero nemico è la persona che si trova spalla a spalla con te, la persona con cui si stanno condividendo questi agghiaccianti momenti e con la quale si lotta per la sopravvivenza. A volte, a discapito dell’altro.
“Homo Homini Lupus” è una puntata carica di pathos e di elementi narrativi di spicco: la scoperta di Drax, la morte del capitano, l’inabissamento della nave, la tempesta, i relitti. Un’ora che scorre via senza alcun tipo di problema e che vive come unica problematica, già sollevata in precedenza, una certa lentezza in determinati passaggi. D’altro canto, valutando la costruzione ed i notevoli passi avanti che la storia fa già con un singolo episodio non si può che chiudere un occhio e far finta di nulla. Soprattutto se lo show regala al proprio pubblico un Colin Farrell in grande spolvero.
PARALLELISMI CONTRADDITORI
All’inizio della recensione si appuntava come “Homo Homini Lupus” avesse esposto diversi segreti (colpevolezza di Drax, ma anche il premio assicurativo per la nave, volendo ben vedere), ma è quello che viene esposto nel finire di puntata che sancirà un’evoluzione narrativa di non poco conto.
In maniera sciagurata, Sumner, aveva fatto portare l’intera valigia dei medicinali (essenzialmente il laudano di cui lui è fortemente dipendente) dalla Volunteer alla Hastings. Scoperti i relitti di quest’ultima e l’evidente perdita dell’unico suo rimedio per i terribili flashback legati all’India, Sumner si ritrova in balia di una crisi d’astinenza senza precedenti. Partita inizialmente come semplice attacco di nausea, la crisi lo divora progressivamente rendendolo privo di qualsivoglia tipo di controllo ed in totale balia delle proprie emozioni. La chiusura di puntata con lui in lacrime ed urlante mentre chiede a gran voce il laudano, stretto tra le braccia di Otto che cerca di tenerlo al caldo, rappresentano una sequenza tanto carica di sentimenti ed umanità da risultare quasi un qualcosa di estraneo dal prodotto AMC stesso. Eppure The North Water vive di questi parallelismi contraddittori: le sequenze di tetro buio claustrofobico all’interno della nave e gli sterminati spazi aperti; il nero poco illuminato ed il bianco accecante del ghiaccio e della neve; Drax, l’uomo lupo per eccellenza, e Sumner (a suo modo). Parallelismi contraddittori che rendono questa serie tv un piccolo must watch.
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Una terza puntata decisamente convincente e di livello. La speranza è che ora il livello si sia attestato e rimanga tale fino alla conclusione della serie.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.