L’antologia horror continua con un episodio che non si discosta molto dei precedenti in termini di qualità.
AMERICAN SOCIAL STORIES
Che Murphy e Falchuk non abbiano mai nascosto la volontà di voler parlare di tematiche sociali all’interno delle loro serie non è mai stato un mistero. La serie madre AHS su questo l’ha reso evidente soprattutto nelle ultime stagioni, molto contemporanee nelle tematiche, alcune volte ben integrate nelle ambientazioni classiche dell’horror. In questo caso, utilizzando il topos della “vendita della propria anima (o qualcosa a chi si è legati, come un figlio) al diavolo“, si affronta il tema della maternità negata ma a lungo cercata.
Ridotta all’osso la trama, una coppia (Liv e Matt) cerca di avere figli da molto tempo. Lei, ricca ereditiera, non bada a spese nel far intervenire le varie cliniche. Lui, attore alle prime armi desideroso di sfondare, la segue con apparente devozione. L’unico espediente che Live trovare sarà quello di far intervenire il demone BA’AL attraverso una statua votiva dedicata alla fertilità.
COSA POTREBBE FUNZIONARE…
Ovviamente il demone vorrà in cambio che il bambino lungamente desiderato gli sia poi consegnato e Liv gli si opporrà nonostante il mondo intorno a lei sembra solo considerarla una pazza. Peccato che abbia ragione, visto che il marito ha elaborato un complesso piano per estorcerle la sua eredità, coinvolgendo i suoi amici del college, tutti connessi col mondo dello spettacolo, con tanta voglia di sfondare nei loro campi ma spiantati fino al midollo. Liv avrà modo di vendicarsi di loro nonostante avesse rischiato di essere internata in un manicomio.
Quindi dando un’occhiata ai vari spunti narrativi, se ne trovano di diversi e di interessanti. La difficoltà nell’avere figli è un tema molto complesso e diffuso anche se non se ne parla ancora tanto forse per qualche senso di colpa antico. A questo è legato in parte l’altro tema che emerge, lo scarto tra la fase desiderante e le conseguenze del suo ottenimento per le nostre necessità.
Liv sembra essere una madre incompleta prima ancora di capire che si trova davanti un demone. Anche Matt e tutta la sua apparente gentilezza portata al limite della santità (nel rapporto di coppia con la moglie) è solo una conseguenza del suo piano di diventare un attore famoso. Insomma, tanta roba per soli 40-50 minuti di TV.
…E COSA, COME AL SOLITO, RIMANE INCOMPIUTO
Infatti il tutto rimane abbozzato e ogni cosa è affrontata solo perché funzionale nello spiegare una svolta di trama. Non si ha tempo di sentire empatia per i personaggi. Questo è un problema di questa serie antologia che dall’altra parte offre spunti sempre molto interessanti, non così diffusi in prodotti simili. Il problema è che vorrebbe essere tante cose ma non arrivando ad esserne nessuna. La componente horror si riduce spesso allo splatter o a qualche salto sulla sedia mentre potenzialmente i temi scelti possono provocare brividi ben più profondi se affrontati in maniera “consona”.
Si potrebbe iniziare per esempio a ristringere il raggio di azione tematico, tuffandoci dentro con più coraggio. Questo perché la serie è godibile nei suoi eccessi estetici e nella sua traballante narrazione. Un difetto che però, si sa, è una caratteristica intrinseca della narrazione di Murphy e Falchuk, pertanto sembra inutile segnalarlo ogni volta. Forse.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Onestamente, questa antologia rimane godibile anche se dispiace che la tematica sociale venga soltanto introdotta senza portarsi dietro grossi inquietudini. Probabilmente avendo a disposizione più tempo (un doppio episodio) si sarebbe potuto andare verso zone narrative inesplorate.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.