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The Patient 1×03 – IssuesTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Patient 1x03 recensioneThe Patient continua il suo racconto somministrando allo spettatore una pillola alla volta, senza esagerazioni narrative e con una calma quasi inquietante. Un sentimento quest’ultimo, che ben si sposa con la serie stessa e la storia che va a raccontare.
Giunto al terzo episodio, e mantenendo il minutaggio di circa 20 minuti a puntata, la serie di Joel Fields e Joe Weisberg sembra aver trovato la ricetta giusta per presentare al meglio un racconto sia pacato che ansiogeno e capace di procedere a piccolissimi passi senza annoiare.

Candace: “[…] So I told him he should try real therapy.”
Alan: “This isn’t trying real therapy.”

TERAPIA FAMILIARE…


Come già sottolineato sin dal pilot, gli elementi trainanti e più funzionali di The Patient sono essenzialmente due: la durata limitata di ogni episodio e la bravura magnetica dei due protagonisti.
Anche “Issues” si avvale della potenza di entrambi i fattori, dando soprattutto più enfasi alle interazioni tra Alan e Sam che raggiungono un livello successivo in questa insolita sessione di terapia.
Trainata da un’atmosfera sempre oppressiva che si pone come protagonista assoluta della scena, la narrazione scorre circondata da una paradossale calma carica di inquietudine che rende l’intera costruzione quasi surreale. A livello di storia, il terzo episodio introduce nuovi elementi destinati a cambiare lo status quo presentato finora, proponendo il primo vero passo avanti nella trama. Alan, infatti, mette da parte i tentativi di evasione e si ritrova costretto a “stare al gioco”, addentrandosi maggiormente nella psiche di Sam indagando tra passato e presente per scoprire ciò che condiziona la mente del serial killer.
Fondamentale per tale evoluzione risulta ovviamente l’introduzione del nuovo personaggio buttato nella mischia, la madre di Sam, Candace, interpretata dall’attrice Linda Emond. Questa figura, che nello scorso episodio ha dato vita al cliffhanger finale, come era facile prevedere non svolge nessun ruolo di deus ex machina nei confronti di Alan ma risulta appunto importante nell’evolversi della dinamica dialettica tra i due protagonisti principali. Un’evoluzione che ovviamente non porta ai risultati sperati da Alan dato che mancano ancora sette episodi e The Patient ha finora dimostrato di saper centellinare la sua storia nel miglior modo possibile.

… FALLIMENTARE


Come già detto, la bravura di Steve Carell e Domhnall Gleeson regala sicuramente una marcia in più all’intera storia, tuttavia, risultano comunque essenziali per lo sviluppo della trama tutti quei fattori esterni che possono andare ad influire sulle dinamiche tra medico e paziente. Oltre la presentazione della madre di Sam, “Issues” si chiude con l’introduzione di un nuovo elemento che porterà sicuramente ad una nuova evoluzione durante la prossima “seduta di terapia”. Un modus operandi della serie che si ripete, con questi eventi ad effetto lanciati negli attimi conclusivi che rendono ancora più incisivi i 20 minuti di racconto settimanali.
L’arrivo della potenziale vittima di Sam aggiunge il giusto peso all’intera situazione, portando in scena in maniera concreta il “problema” che affligge il serial killer e dando così ulteriore materiale ai prossimi episodi.
Infine, un altro elemento da tenere in considerazione e che finora è stato mostrato solo con brevissimi flash riguarda la mente di Alan. Il dottor Strauss sta ovviamente vivendo un trauma sia fisico che mentale che per ora si manifesta tra ricordi del passato e impulsi omicidi immaginari. Sarà interessante vedere come la prigionia influirà ulteriormente su questo fattore e dove porterà lo stesso Alan.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Steve Carell e Domhnall Gleeson continuano a funzionare benissimo insieme 
  • L’atmosfera quasi surreale della serie: dal senso di oppressione ad una paradossale calma ansiogena 
  • Introduzione di nuovi personaggi che aggiungono materiale alle dinamiche del duo protagonista 
  • Ancora una volta minutaggio essenziale per la riuscita
  • La narrazione così centellinata alla lunga potrebbe sfinire lo spettatore (ma per ora va bene così)

 

Un altro episodio di appena 20 minuti per The Patient che procede la sua narrazione con un insolito stile fatto di breve, lenta e pacata oppressione che riesce a fare effetto.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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