Tales Of The Walking Dead 1×05 – DavonTEMPO DI LETTURA 3 min

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Tales Of The Walking Dead 1x05 RecensioneQui è innegabile ci sia un problema. Inizia a diventare difficile discutere di un episodio di Tales Of The Walking Dead, così come di scelte narrative più o meno riuscite nelle ultime uscite delle più anziane serie che condividono il brand TWD.
Come se ad una cena si continuasse ad insistere sulla stessa identica portata, apprezzata all’inizio, ma servita fino allo sfinimento. Sarebbe possibile dire “sì, mi piace?” o “no, non mi piace”? Tale dualismo perderebbe senso di fronte allo sfinimento del commensale che anche di fronte all’ennesima versione della stessa pietanza, magari anche ben riuscita, avrebbe come prima tentazione quella del vomito.

UN BUON EPISODIO


“Davon” è un buon episodio, con una struttura narrativa che cattura e che dissemina in soli 43 minuti la giusta dose di ingredienti ed elementi per poter rendere convincente anche l’amaro finale. Lo stratagemma del trauma cranico rende, per una buona fetta di puntata, volutamente onirico e confuso il punto di vista del protagonista, quindi dello spettatore, riuscendo così a distruggere qualsiasi certezza, sempre di entrambi, sull’effettiva innocenza e natura di Davon.
Perché ha un cadavere ammanettato al polso? Perché lo inseguono? Che ha fatto? Perché non ricorda nulla?
I flashback confusi, onirici (buona la scelta della colonna sonora jazzata) e con una soluzione scenica vintage da una parte aiutano a mantenere un discreto stato di confusione evitando l’effetto spiegone, dall’altra offrono uno spaccato sociale che nel mondo di The Walking Dead è stato poco mostrato. Una piccola comunità francofona con stili di vita anch’essi vintage creano la suggestione di un mondo con zombie ma indietro nel tempo, quasi piccola variazione sul tema di quanto mostrato finora.
La soluzione del giallo non è scontata, ma nemmeno estremamente sorprendente, creando comunque un giusto mix, per essere un episodio di tre quarti d’ora scarsi, tempo limitato per lo spettatore per conoscere ed entrare in connessione con il contesto presentato.
Il finale amaro si sposa alla perfezione con lo stile nichilista e senza speranze dell’intero franchise, rappresentando un mondo ormai alla mercé dei mostri, ma in cui molto spesso i veri mostri continuano comunque a essere gli uomini sopravvissuti.

INDIGESTIONE


La questione è quella di cui si è parlato nell’introduzione. La popolazione seriale che bazzica questo mondo da un decennio abbondante ha veramente bisogno di continue dissertazioni sull’apocalisse zombie? La tematica dei morti viventi non è certo nata con The Walking Dead nella cultura popolare, ma sono anche più di dieci anni che hanno rotto il c ma è quasi un decennio che il palinsesto seriale è dominato da questo specifico genere apocalittico, con risalti mediatici importanti.

COME SI COLLOCANO DAVON E TALES OF THE WALKING DEAD?


Alla luce di quanto detto, anche la migliore delle idee di Tales Of The Walking Dead si colloca in una periferia della serie madre (o delle serie madri), in cui gli episodi filler hanno da sempre spadroneggiato. “Davon” si può dire che è uno degli episodi migliori di questa prima (e unica?) stagione di questo nuovo show, ma rappresenta uno scarto, perché ci si è stancati del genere, perché forse ci si è già stancati della stessa nuova serie anche dopo soli cinque episodi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Atmosfera generale dell’episodio
  • Narrazione non lineare
  • Soluzione finale
  • Scelta narrativa di una comunità un po’ retro che crea contrasto con il contesto post-apocalittico di TWD
  • Tantissimo di già visto
  • Tematiche già sciorinate
  • Anche in 43 minuti abbastanza originali, comunque sussistono tempi morti e scene superflue
  • La soluzione trash dello zombie parlante (tra l’altro perché c’era una vaschetta d’acido per terra? Cosa è sfuggito a chi scrive?)

 

Effettivamente non un brutto episodio, anche coinvolgente a tratti, ma diventa di fatto molto difficile giudicare un prodotto che presenta in forma antologica qualcosa di visto e rivisto, che prosegue incessantemente ad apparire sui palinsesti, sui panel, nei negozi, sugli autobus, sui social. Dappertutto.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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