Tales Of The Walking Dead sorpassa la boa di metà stagione regalando un episodio non proprio brillante dal punto di vista prettamente action/horror, ma con alcuni risvolti più intimisti che non stonano più di tanto.
“Amy / Dr. Everett”, infatti, è una puntata lenta, senza nessun picco di tensione rilevante, ricca sia di dialoghi sulla natura umana, ma anche di silenzi assordanti dove le immagini contano più delle parole.
L’episodio avrebbe potuto raggiungere anche una votazione più alta, se non fosse un episodio di Tales Of The Walking Dead.
Ovviamente il pubblico non si aspetta di certo puntate da bagno di sangue e da frenesia alimentare zombesca, ma nemmeno un cambio totale di registro. Il minutaggio di ogni episodio sembra venir riempito alla bell’e meglio, senza che ci sia un senso preciso dietro ogni storyline.
DR. EVERETT
Come si evince dal titolo dell’episodio, i due protagonisti della vicenda sono un certo Dr. Everett ed una certa Amy. Lo spettatore fa la conoscenza dello scienziato – un Anthony Edwards (ER, Designated Survivor) in grande spolvero – attraverso il suo lavoro di ricerca ed i dati da lui raccolti.
Il documentarista, infatti, passa tutte le sue giornate e studiare i comportamenti degli zombie – da lui ribattezzati Homo Mortuus – per analizzarli da un punto di vista antropologico e psicologico.
La location scelta per questa puntata è una zona denominata Wiregrass Region che comprende parti della Georgia, Alabama sud-orientale e della Florida. La regia e la fotografia mostrano un mondo completamente in mano alla natura, dove i colori dei fiori esplodono di bellezza, gli animali sono liberi di pascolare e prolificare e l’uomo, per forza di cose, non esiste quasi più.
L’approccio del Dr. Everett al nuovo mondo è alquanto cinico, pragmatico e disincantato. Per lui l’Homo Mortus è semplicemente un’evoluzione della natura e adesso si trova all’apice della catena alimentare.
Critico nei confronti della specie umana, rea di trasformare in cenere qualsiasi cosa venga a contatto con essa, il Dr. Everett è un uomo solitario che ha perso qualsiasi tipo di interesse o speranza verso il mondo esterno.
AMY
L’altra co-protagonista è Amy (Poppy Liu) una ragazza che cerca di ritornare dalla sua comunità, dopo essersi separata da loro per cause di forza maggiore. Il carattere di Amy è molto diverso da quello dello scienziato: la donna non riesce a capire il senso dietro agli studi di Everett ed ha ancora molta fede in quelle che sono le connessioni e le relazioni umane.
Il rapporto tra i due inizia nel peggiore dei modi, ma poi si evolve e, nei pochi giorni a disposizione, riesce a creare un legame di stima, rispetto e quasi amicizia.
Come in “Evie / Joe” anche questa puntata è una pura immersione all’interno della natura umana, un viaggio nei sentimenti, nelle paure e nelle speranze di chi lotta ogni giorno per sopravvivere in un mondo ormai perduto.
I battibecchi ed i dialoghi tra lo scienziato e la ragazza ricordano vagamente i tentativi di connessione tra Jack Shepard e John Locke in Lost: la scienza da un lato e la fede dall’altra, una visione più asettica e cinica da un lato e una più emotiva, intimista, fiduciosa dall’altro.
“WE ARE THE WALKING DEAD”
Il Dottor Everett è completamente devoto alle sue ricerche ed è convinto che ora l’Homo Mortuus faccia parte della natura, andando a rimpiazzare l’Homo Sapiens come specie dominante.
D’altronde, la considerazione dello scienziato nei confronti dell’essere umano è tutt’altro che positiva: l’uomo, infatti, non ha fatto altro che distruggere la natura, conquistandola, depredandola e piegandola al suo dovere. L’Homo Mortuus è semplicemente lo scotto da pagare.
Il pubblico può, però, vedere come anche questo distaccato cinismo vacilli di fronte alla dura realtà delle cose: anche Everett mostra lati più egoistici e approfittatori quando tenta di salvare il cadavere rianimato del suo ex-collega (tale Specimen 21).
E così anche le teorie di Amy sul sentimentalismo, sulle emozioni che differenziano sostanzialmente l’uomo dall’Homo Mortuus, trovano la loro ragion d’essere.
L’episodio si conclude in maniera struggente ed amara quando lo scienziato, dopo aver riflettuto sulle parole di Amy, la ritrova ormai trasformata. Segno che, nonostante tutto, la sua visione, per quanto fredda ed indifferente, è anche quella che continua a prevalere in quel mondo.
La sequenza finale in cui Dr. Everett trasalisce di fronte alla sua amica diventata un Homo Mortuus vale l’intero episodio: un uomo di scienza e concreto, ma che, in quei pochi istanti, vorrebbe non aver mai avuto ragione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un buon episodio ricco di riflessioni sulla natura umana, con i suoi pregi ed i suoi difetti. Sicuramente un passo in avanti rispetto alle altre puntate, ma lo spettro di una serie basata sul nulla continua ad aleggiare nell’aria.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.