Recensire un prodotto come The Walking Dead: Dead City è sicuramente una lama a doppio taglio: da una parte il fandom più ossessivo e appassionato vede sempre il lato positivo, accontentandosi di un Negan che scimmiotta ciò che era un tempo, sbudellamenti vari e sguardi torvi da parte di Maggie; dall’altra il carattere obiettivo di una recensione necessita di un approccio imparziale e distaccato.
Sarebbe ipocrita non affermare che The Walking Dead: Dead City sia puramente un’operazione per mantenere alto l’interesse per il franchise di The Walking Dead e per spillare quanti più soldi possibili.
Negan e Maggie, infatti, non avrebbero nulla da spartire l’uno con l’altra, nessuna motivazione per cercarsi e sopportare la reciproca presenza, eppure Eli Jorné – creatore della serie – la vede diversamente, paventando una dinamica tra i due degna di essere approfondita.
Con la scusa del rapimento di Hershel, dunque, i due ex-nemici (?) uniscono le forze e si recano in una Manhattan infestata da zombie e controllata dal Croato, un ex Salvatore, nuovo villain di questo show.
STESSA STORIA, STESSO POSTO, STESSO BAR
Per quanto The Walking Dead: Dead City provi a differenziarsi dall’opera principale, con un cambio di location e di personaggi (tranne per i due protagonisti), lo svolgimento e le interazioni sono pressoché identiche.
Negan e Maggie continuano a guardarsi in cagnesco, con il primo che ne ha le scatole piene di essere giudicato per un crimine commesso tanti anni fa e la seconda che è ancora tormentata – giustamente – dal ricordo di Glenn.
La conclusione della loro “relazione” all’interno di The Walking Dead era stata una delle poche scelte azzeccate dell’undicesima stagione, quindi perché rovinare tutto e ricamarci sopra un’altra storia?
Dando per scontato che Eli Jorné, Lauren Cohan e Jeffrey Dean Morgan non lavorino per la gloria, il pubblico si merita comunque uno show di spessore, con una trama che non vacilli e con una sceneggiatura sul pezzo. Tutto questo, purtroppo, non avviene in questi prime due puntate.
RAINING BLOOD
Questa seconda puntata divide i personaggi in tre gruppi con le loro storylines che si alternano durante tutto il minutaggio: Negan/Maggie, il marshal Perlie Armstrong e Ginny.
I due nemici-amici si addentrano ancora di più in una Manhattan abbandonata e fanno la conoscenza di nuovi sopravvissuti che sono perseguitati dagli uomini del Croato. L’unico picco di tensione narrativa viene raggiunto quando Jeffrey Dean Morgan indossa i pani del vecchio Negan e sbudella uno dei burazi sotto gli occhi di Maggie.
Per il resto, la puntata è infarcita di scene senza senso e sequenze inutili che non aggiungono nulla alla storyline ma servono solo per allungare il brodo.
L’evasione di un prigioniero del Croato, la morte di Esther, il ficcanasare del marshal nell’appartamento del fratello, la fuga di Ginny in sella ad una motocicletta: un collage di soluzioni raffazzonate per mandare avanti uno show che in realtà non ha motivo di esistere.
ZOMBIES AND THE CITY
Un elemento che potrebbe giocare a favore di The Walking Dead: Dead City è l’ambientazione urbana: Manhattan, con i suoi grattacieli ricoperti di piante, le strade brulicanti di walkers e una sensazione di oscurità, abbandono e luogo dimenticato da Dio, emana un fascino particolare per lo spettatore.
Eli Jorné dovrebbe sfruttare al massimo questo potenziale, cercando di non scadere nei classici stilemi a cui The Walking Dead ha abituato il suo pubblico. Per adesso sembra riuscirci solo in parte.
La storia è ancora in fase embrionale, ma la paura che si trasformi tutto in una carrellata di episodi e situazioni già viste è tanta. Troppa.
Jeffrey Dean Morgan e Lauren Cohan, nonostante una buona chimica, non hanno più nulla di nuovo da offrire ai loro personaggi, proprio perché questi character non hanno nulla da offrire al pubblico.
L’elefante nella stanza – ovvero l’uccisione di Glenn – aleggerà sempre come un’ombra durante qualsiasi loro conversazione e scambio di sguardi, sebbene lo show provi a gettare le basi per un cambio di prospettiva.
Ci vuole veramente tutta la pazienza – e un po’ di sadismo – di questo mondo per guardare un prodotto forzato e scontato, ma d’altronde qualcuno deve pur fare il lavoro sporco. Si spera almeno che gli zombies tornino ad essere protagonisti.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Walking Dead: Dead City porta a casa un secondo episodio che non raggiunge la sufficienza. Il numero di puntate è esiguo, quindi Eli Jorné e gli altri sceneggiatori non dovrebbero avere troppe occasioni per rovinare tutto. Almeno si spera.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.