The Crowded Room 1×05 – SaviorTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Crowded Room 1x05 recensione“It’s no secret my show has been so horribly reviewed, but I’m here today to promote the show and I’m still here. I’m very resilient. It’s a good quality.” 

In una recente intervista, Tom Holland è apparso decisamente consapevole, ma allo stesso tempo tranquillo, riguardo i feedback non propriamente entusiasmanti con cui pubblico e critica hanno accolto The Crowded Room.
Lo show targato Apple Tv+, ormai giunto a metà stagione, non sta sicuramente spiccando per foga narrativa ma, allo stesso tempo, ha lanciato vari spunti interessanti che rendono la visione tollerabile. Il viaggio nella mente di Danny Sullivan è pieno di contraddizioni e buchi neri che catturano l’interesse dello spettatore nonostante una resa a volte fin troppo lenta e confusionaria che ne pregiudica un po’ la riuscita.

L’UOMO NERO


Al contrario dei precedenti episodi che sono davvero stati il prototipo del caos e della confusione, “Savior” si assesta su una narrazione molto più lineare e, nonostante un flashback che si addentra in un passato un po’ più remoto, il risultato diventa tremendamente più chiaro.
Sempre attraverso il racconto tra Rya e Danny, con il quinto episodio The Crowded Room decide di aprire la pagina dedicata all’infanzia del ragazzo e alla delicata situazione in cui lui e sua madre vivevano. In sottofondo si staglia la figura di un padre ancora non ben definito e che porta con sé rimasugli importanti riguardo il suo allontanamento. Tuttavia, a prendere la scena in questo caso è un’altra figura, quella che doveva essere il “savior” dalla storia e che invece si tramuta in uno dei peggiori carnefici.
L’episodio svolge un lavoro delicato nel raccontare questo brutale capitolo, allontanandosi da quel groviglio narrativo che caratterizza la storia quando a prendere la scena sono personaggi quali Ariana e Yitzak. Lo sguardo all’infanzia di Danny, alle difficoltà economiche e al rapporto con la madre, fino all’incontro con Marlin, appaiono come un racconto onirico dove, nonostante l’apparente immagine di speranza e felicità, la sensazione di pericolo perversa l’intera sequenza lasciando lo spettatore consapevole (se ce ne fosse ancora bisogno dopo aver conosciuto il Marlin della season premiere) che qualcosa di oscuro sta per arrivare. E la crudeltà dell’episodio sta anche nella vana speranza di un Marlin reale salvatore che porta via Danny da un mostro per poi, invece, catapultarlo lui stesso in un incubo simile.
La sequenza finale dell’episodio è brutale nella sua semplice messa in scena  riesce a rappresentare in modo estremamente chiaro uno dei primi “sdoppiamenti” di Danny.

UNO, NESSUNO E CENTOMILA


Ormai è chiaro, dopo le varie speculazioni che hanno accompagnato i primissimi episodi, anche per coloro che non sono a conoscenza della vera storia dietro la serie di Apple Tv+, è impossibile non associare quanto visto ad un palese disturbo dissociativo dell’identità per il personaggio di Danny. Ariana e Yitzak sembrano il risultato di personalità multipl, ma forse anche quel Jack che tante domande ha lasciato in sospeso sul finire dello scorso episodio.
Ma tra le tante personalità che appaiono e scompaiono, ad emergere maggiormente in “Savior” come primaria personalità multipla è sicuramente la figura di Adam. Il fratellino di cui Danny tanto parla ed esalta, diventa palesemente uno dei primi mezzi di autodifesa, la cui “creazione” ha permesso un rifugio nella sua stessa testa. Adam diventa così il vero salvatore a cui accennava il titolo dell’episodio, un dissociarsi da sé stessi in piena regola con cui Danny è riuscito a proteggersi dagli orrori della sua infanzia e che poi ha preso sempre più piede nella sua testa con altre “figure”.
Eppure, nonostante l’enorme buco nero nell’esistenza del protagonista a cui si assiste in questo episodio, la presenza pregressa di Adam lascia aperte ancora tante domande, soprattutto inerenti la figura del padre, che portano a chiedersi quale altro evento traumatico abbia davvero dato il via a tutto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Un flashback ben delineato che racconta in modo calmo e terrificante un capitolo oscuro dell’infanzia di Danny
  • La figura di Adam e tutto ciò che rappresenta 
  • Il finto salvatore vs il vero salvatore
  • Iniziano a delinearsi le prime risposte 
  • Narrazione sempre fin troppo indolente 
  • I 10 episodi continuano a pesare 

 

Arrivato a metà stagione, The Crowded Room inizia a dare qualche accenno di risposta, pur cullandosi con gli altri cinque episodi a disposizione. Come ammesso dallo stesso Tom Holland, la serie non passerà alla storia come un thriller da ricordare, tuttavia con episodi come questo le speranze di salvezza non sono impossibili.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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