Che The Walking Dead: Dead City non avrebbe cambiato la situazione pessima e drammatica dell’universo dei vaganti era chiaro sin dall’inizio ma c’era ancora una flebile speranza: quel congedo tra Maggie e Negan in “Rest In Peace“, che sembrava far ben sperare se non in una riappacificazione tra i due almeno in una convivenza senza creare grossi problemi.
Il fatto di aver voluto accoppiare forzatamente gli unici personaggi che si odiavano profondamente nella serie madre poteva essere una scelta intelligente per spingere al limite il loro rapporto e trarne qualcosa, ma da quello che si è potuto osservare fino a ora una storia d’amore tra i due avrebbe avuto paradossalmente più senso.
“Stories We Tell Ourselves” non dice niente, non smuove niente, non riesce nemmeno a tenere la tensione del luogo claustrofobico della fogna, ambientazione di gran parte dell’episodio, e mostra una nuova forma di zombie che non spaventa, non fa sobbalzare e non è, in definitiva, interessante. Bei tempi quelli degli zombie che correvano e si arrampicavano sulle mura dei rifugi!
UN EPISODIO IN… FOGNA
A un episodio dal finale non ci si aspetta proprio una situazione come quella mostrata in questo episodio. Realizzare una miniserie serie di sei episodi (ed è appena arrivato l’annuncio di un rinnovo per una seconda stagione non richiesta) significa raccontare sinteticamente una situazione senza troppe perdite di tempo. Il minutaggio impone un ritmo serrato o comunque giù di lì.
The Walking Dead: Dead City allunga il brodo e in questo episodio non mostra altro che cadaveri in una fogna, morti assurde di gente inutile, tradimenti di personaggi appena conosciuti di cui allo spettatore non può importare di meno e le solite fughe dai vaganti, dai vivi e stratagemmi visti e rivisti con dialoghi sentiti centinaia di volte e confessioni a sconosciuti che lasciano il tempo che trovano. Vedere “Stories We Tell Ourselves” fa comprendere bene come NON scrivere un episodio: funziona al contrario. Un concentrato di luoghi comuni e riusi senza un motivo apparente che fa rimpiangere le ultime, pessime, stagioni di The Walking Dead.
QUALE FUTURO PER IL THE WALKING DEAD UNIVERSE?
Comprendere il motivo che ha spinto dei bravi attori come Jeffrey Dean Morgan e Lauren Cohan a continuare a investire tempo, carriera e anche soldi (qui infatti sono produttori esecutivi) nel The Walking Dead Universe è impossibile. Certamente i loro personaggi erano i migliori nelle ultime stagioni della serie madre ma non si può non chiedersi cosa possano aver pensato di realizzare con questa serie. Il loro rapporto e le dinamiche che si sono instaurate sono le stesse, non ci sono state evoluzioni fino ad ora e probabilmente non ce ne saranno nel prossimo (e ultimo!) episodio.
La sensazione che questa miniserie sia solo un’appendice senza grandi aggiunte a quanto visto negli anni passati è ormai solo che una certezza. Il vero dilemma a questo punto è se continuare a sperare che questo universo dei non-morti possa dare una qualche gioia con prodotti futuri oppure abbandonare le speranze.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Walking Dead: Dead City poteva dire e fare molto di più ma una scrittura scarsa e degli investimenti troppo bassi hanno finito per non raccontare molto di più di quello che già si sapeva alla fine di The Walking Dead. Il perdono, anche se esiste, non farà mai parte di Maggie ma nemmeno l’omicidio di Negan. E allora che cosa volevano dimostrare gli autori?
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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.