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Voir David Fincher NetflixC’era molta attesa dietro il nuovo progetto frutto della collaborazione siglata tra il colosso Netflix e l’autore David Fincher. Dopo la grande delusione (per il mancato rinnovo di) Mindhunter e l’exploit di Mank, ecco una docuserie presentata come un omaggio al cinema. Sei puntate in cui diversi critici, blogger e professionisti del settore si impegnano ad analizzare ogni aspetto dell’esperienza cinematografica.
Il risultato è un viaggio sulle montagne russe dove si tocca qualche picco, ma pieno di passaggi a vuoto. David Prior, autore della docuserie, insieme a Fincher (in veste di prestanome produttore), non riesce a scegliere un ambito preciso da analizzare, e finisce per produrre una macedonia. Un lavoro incomprensibile che, preso singolarmente risulta anche accettabile, ma nel complesso disgusta.

CINEMA: CHE PASSIONE


Il cinema viene sicuramente dipinto e omaggiato da molteplici punti di vista nell’arco delle sei puntate, di una durata complessiva di circa 120 minuti, come quella di un film appunto. Sin dalla sigla, forse la miglior cosa della docuserie Netflix, ci sono numerosi omaggi a pellicole che hanno fatto la storia del cinema. Il pregio è sicuramente quello di far tornare in mente allo spettatore alcuni titoli famosi caduti nel dimenticatoio, così come magari dare nuovi spunti al cinefilo spettatore per aggiornare la watchlist.
Ci sono film solo citati, o mostrati in qualche sequenza, ed altri che invece diventano fulcro di interi episodi. È il caso de Lo Squalo per l’episodio pilota, proseguendo con Lady Vendetta, passando per Lawrence d’Arabia, fino a 48 Ore. Una selezione abbastanza “strana”, figlia però non di un piano narrativo preciso bensì dei semplici gusti dei soggetti interpellati, poi messi insieme senza un vero trait d’union.

DOCUSERIE BLOG NETFLIX


L’idea di base non è affatto male. Affidare le singole puntate a diversi punti di vista, intenditori del settore, potrebbe generare infatti un prodotto autoriale, sicuramente non superficiale. Infatti Voir non è una docuserie superficiale, però il grande potere consegnato nelle mani dei protagonisti degli episodi si tramuta in uno spazio di venti minuti per blogger e critici del cinema in cui riversare i propri gusti, e quindi, il proprio ego.
Si assiste al racconto dell’estate in cui uscì il primo blockbuster, Lo Squalo, attraverso gli occhi di Sasha Stone, blogger statunitense. Lo spettatore è costretto a sorbirsi i racconti dei ricordi da quindicenne della Stone, senza che probabilmente gli interessi nulla. O ancora, l’ultimo episodio è una lunga disamina di 48 Ore da parte del critico Walter Chaw. L’intera puntata è una spiegazione, passo passo, di ogni scena di un film che sicuramente non si può annoverare tra le pietre miliari della storia del cinema.

TANTO RUMORE PER NULLA


Ci sono episodi che presi singolarmente si salvano. Come quello incentrato sul tema della vendetta nel cinema, o “But I Don’t Like Him”, in cui si analizzano protagonisti capaci di empatizzare col pubblico nonostante le azioni sbagliate commesse. Si salva anche “The Duality Of Appeal”, un excursus nel mondo dell’animazione e dei software sulla CG, senza però approfondire più di tanto il lato informatico. Si analizzano gli standard di appeal nel mondo dell’animazione e si dà una spiegazione ai personaggi in fotocopia dei film d’animazione in 3D. Infine “Film vs Television” risulta un semplice compito da scolaretto in cui si narrano le evoluzioni dei due format (cinema e TV), senza mai dare un punto di vista critico o uno spunto di riflessione.

… THEM ALL!


Summer Of The Shark
Ethics Of Revenge
But I Don’t Like Him
The Duality of Appeal
Film vs Television
Profane And Profound

 

Risulta anche difficile recensire questa docuserie cercando di dare un legame ai singoli episodi, legame che non esiste. Episodi l’uno completamente slegato dall’altro per temi, modi e intenzioni. Non proprio il paradigma della buona docuserie. Netflix, Fincher, stavolta avete toppato.

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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