Dopo la series premiere che si è dimostrata ufficialmente al di sopra di qualsiasi riga si potesse tracciare, specialmente per l’ascolto di un discorso di Adolf Hitler a tutto volume in una classica cena del venerdì sera, con questo secondo episodio i due showrunner Alex Gregory e Peter Huyck portano ufficialmente il pubblico nel vivo dello scandalo Watergate. Anche se sarebbe meglio dire che la serie di scelte sbagliate che hanno portato al fatidico scandalo cominciano esattamente qui.
Queste prime due puntate (di cinque totali) hanno introdotto E. Howard Hunt e G. Gordon Liddy presentandoli come due bozos, un termine neanche tanto affettivo per definire delle persone bizzarre, con qualche rotella fuori posto e/o ridicole. Il termine si addice molto di più a Gordon Liddy piuttosto che a Howard Hunt, visto come reagisce fermamente al non-ordine di uccidere qualcuno, eppure lavorando insieme e venendo considerati come coppia vengono etichettati entrambi così. Due bozos che hanno causato la fine di Nixon completamente senza volerlo ma che, come si vede da questo episodio, si sono guadagnati sul campo il diritto di poter aiutare il proprio stato ed il proprio presidente con il caso Dita Beard.
LA VERA STORIA DI DITA BEARD
Uno dei pregi più grandi di questo secondo episodio è quello di aver preso una storia vera ed averci aggiunto delle “decorazioni” che si connettono perfettamente con la storia di Liddy e Hunt. Si sta ovviamente parlando del “caso Dita Beard”, un caso che Alex Gregory e Peter Huyck inseriscono un po’ a sorpresa ma in maniera sopraffina.
Come si diceva qualche riga sopra, la storyline di Dita Beard riproposta è reale e a grandi linee è accaduto esattamente quanto mostrato, con l’eccezione degli interventi di Liddy e Hunt su cui non ci sono conferme: la nota di servizio di International Telephone and Telegraph Corporation (ITT) che descrive la “donazione” di 400.000 dollari da parte di Beard è stata presa in considerazione dal giornalista Jack Anderson e una sottocommissione del Senato aveva pianificato di far testimoniare Dita Beard a Washington, cosa che alla fine ha fatto a Denver in un ospedale. Durante la testimonianza ha avuto un’apparente attacco di cuore e, su disposizione medica, non è stata in grado di testimoniare per sei mesi, come riportato da un articolo del New York Times.
L’aggiunta di Liddy e Hunt all’interno della storia è un po’ come la tecnica del Kintsugi giapponese, ovvero la riparazione con l’oro di vasi rotti fatta per enfatizzare le crepe e riproporle in maniera migliorata dopo l’applicazione della tecnica. La storia della Beard poteva essere serenamente inserita nella narrazione, tanto non ci sono certezze circa il suo cambio di opinione, però il modo in cui i due agenti si sono inseriti nella storia funge da collante perfetto tra il singolo evento mediatico e la necessità di migliorare la loro opinione agli occhi del loro capo di chiunque alla Casa Bianca.
IL WATERGATE COMINCIA QUI
Se uno non è familiare con il Watergate e l’impeachment di Nixon, molti termini saranno completamente nuovi e non faranno suonare alcun tipo di campanello. La cosa è ovviamente diversa per quelli che lo sono e che avranno gioito nel vedere Liddy proporre qualcosa come 12 diversi piani per il progetto Gemstone, trasformatosi poi in uno solo approvato, ovvero il progetto Opal.
La comicità surrealtà dell’evento in se fa ridere, vuoi per un ottimo Theroux, vuoi per le facce ricche di disagio fisico e mentale di Harrelson. Eppure, dopo un episodio, si può apprezzare un po’ di più l’esageratezza scenica dei due bozos, specialmente perché nonostante il loro modo di fare alla fine sono riusciti a promuoversi internamente dopo essere riusciti a manipolare Dita Beard. Insieme i due attori sono grandiosi, ma lo sono anche di più visti singolarmente, vuoi nella scena in mezzo alla strada, vuoi tra le mura di casa. Ora che lavoreranno con un team più ampio sarà interessante vedere le nuove dinamiche che si creeranno.
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La fase introduttiva di White House Plumbers termina qui. Ora comincia veramente la miniserie.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.