Iniziamo facendo una grossa distinzione. Se, a quanto si dice, stiamo attraversando un’età dell’oro per la serialità televisiva, questo avviene soprattutto per un altissimo livello qualitativo che non crea un confronto impari tra il prodotto televisivo e la controparte cinematografica. Infatti stanno spuntando come funghi, serie che si ispirano, dilatano, o ripercorrono trame di celebri lungometraggi.
Caso diverso (e anche risultato diverso) si ha quando, preso un capolavoro ben radicato nella storia del cinema negli ultimi 46 anni, lo si ripropone in salsa remake, con la formula della miniserie televisiva, o della cosiddetta “serie evento”. Il film di Roman Polanski ha lasciato una traccia indelebile per una serie di motivi. Innanzitutto il personaggio di Mia Farrow e soprattutto la sua recitazione. Nessun altro avrebbe saputo rappresentare al meglio il carattere così fragile e sensibile in una donna piena di fascino ma senza spiccata femminilità. Ma al di là della caratterizzazione, gli elementi che hanno decretato, a mio parere, il successo del film, facendo quindi sfigurare questa miniserie, sono ben altri. Innanzitutto il film è Rosemary-centrico. Vediamo tutto dal suo punto di vista. Qualsiasi cosa accade al di fuori della sua sfera sensoriale ci viene taciuto. In parte nella serie anche è così, se non fosse che assistiamo ad alcuni momenti totalmente stonati. Mi riferisco soprattutto a certi momenti che vedono Guy o Margeaux (Minnie, nel film) in solitaria. Fosse stata una narrazione di tipo corale, questi avrebbero avuto una ragion d’essere. Ma proprio per il loro fatto di essere sporadici, nell’arco degli 85 minuti, risultano particolarmente fuori luogo.
Discutibile è anche la scelta della caratterizzazione della coppia Castevet. Per quanto fascinosi ed interessanti i due attori, emanano mistero ed esoterismo da lontano un miglio (soprattutto Lucius Malfoy Roman). Nel film di Polanski, l’inquietudine che suscitavano i due derivava proprio dall’immagine quasi sgraziata che l’anziana coppia ispirava. Oltretutto il rapporto morboso che si creava con Rosemary&Guy era sostenuto dalla differenza generazionale tra le due coppie. Quasi ad apparire come figure genitoriali. Oltretutto era totalmente assente questa immagine aristocratica/radical chic/benefattrice. I due Castevet frequentavano sì personaggi dell’alta borghesia, ma mantenevano comunque un comportamento spiccio e alla buona. E’ più difficile attribuire una frequentazione satanista ad una semplice coppia di anziani signori che a due fascinosi ricconi annoiati.
Il clima inquietante e macabro del film era sempre tenuto nascosto dal punto di vista di Rosemary, mantenendo una rappresentazione molto luminosa, dove tutte le cose peggiori che succedevano, venivano comunicate dall’esterno (spesso al telefono). E quindi, escludendo la scena onirica di possessione (in tutti i sensi) demoniaca, potremmo trovarci di fronte ad una commedia in quanto a scenari messi in mostra. Risultano totalmente fuori luogo quindi, nella trasposizione televisiva, certe cadute splatter (sporadiche anche queste, a peggiorare la situazione, in una totale indecisione stilistica) che tanto tolgono all’immaginazione. Salvo poi lasciare nel finale la sequenza più importante in mano ad un tecnico delle luci alla Boris e ad un attore uscito da uno spot di profumi o orologi, ad impersonare il diavolo. Grande occasione sprecata.
Mi lasciano perplesso anche le diverse direzioni che ha voluto prendere la sceneggiatura per adattare la storia al piccolo schermo. Sono interessanti le derive quando la trasposizione seriale è prevista per uno show ad ampio respiro, dove cambia totalmente la dimensionalità del racconto. Se però si deve passare da un film di due ore e un quarto ad una miniserie di tre ore totali, capiamo che quei 45 minuti in più saranno costellati da futilità. Ecco quindi la vicenda ambientata a Parigi (perché?), un inseguimento dopo uno scippo, un incendio, un gatto e un colpo di pistola. Tutto estremamente fine a sé stesso. Come se si fosse dovuto cambiare esclusivamente per far vedere un diverso linguaggio, quando poi la miniserie altro non è che un film per la televisione con una divisione in due parti.
Ecco quindi che il “remake” (perché di remake si tratta, e non di trasposizione, tirando le somme) di un film che fu di rottura, si trasforma in un modesto thriller/drama che risulta solo l’ennesima sceneggiatura contenente elementi sovrannaturali e demoniaci. Nel 2014, niente di nuovo.
PRO:
- Gli attori hanno comunque un loro perché
- Il tizio senza lingua che galoppa
- Benché totalmente gratuita, l’ambientazione parigina crea un’atmosfera niente male
- Il gatto che fa le fusa
- Differenze con il film fini a sé stesse
- Coppia Castevet troppo giovane per ricreare lo stesso clima inquietante ed imprevedibile
- Sceneggiatura Rosemary-centrica solo in parte
- Niente a che vedere con altre trasposizioni televisive a cui stiamo assistendo, qui abbiamo solo un remake con 45 minuti in più
- Atmosfera macabra interrotta da scene di violenza esplicite
- Sequenza onirica finale troppo sbrigativa e anche un filino trash
Night 1 1×01 | 3.67 milioni – 1.1 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.
Questa serie è pura spazzatura, immondizia, solito ritrito sacco pieno di clichè, luoghi comuni, stereotipi su diavolo e streghe e personaggi idioti che affrontano con il sorriso situazioni che nella vita reale farebbero capire a chiunque cosa stia succedendo. Basta davvero con queste cazzate, il regista, gli attori, e tutto il cast dovrebbero darsi all'ippica o andare a giocare a golf! Mi spiace per me stesso che ho perso tempo a guardarla, 3 ore della mia vita sprecate!
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