“To the ends of the earth would you follow me?
There’s a world that was meant for our eyes to see
To the ends of the earth would you follow me?
If you won’t i must say my goodbye’s to thee”
Con il seducente ritornello di “Ends Of The Earth” Shameless faceva terminare la sua terza stagione, sancendo la fine di un percorso per i Gallagher e inaugurandone un altro, completamente nuovo e aperto ad ogni eventualità. E considerando la portata degli eventi che la famiglia più scapestrata d’America si è dovuta sorbire da quel “lontano” 2013, rivedere oggi quello che ancora adesso è probabilmente il season finale più bello e poetico della serie, proprio per la sua intensa atmosfera da chiusura di un cerchio, fa il suo discreto effetto. I minuti conclusivi di “Survival Of The Fittest” ruotavano attorno a tre personaggi cardine, all’epoca ancor più di adesso, per le dinamiche “casalinghe” dei protagonisti: Fiona e il suo “wherever you are… bye” a Steve, che metteva finalmente una pietra sopra (o almeno così credeva) alla relazione che per tanto tempo l’aveva illusa di aver trovato la stabilità (e felicità) che aveva sempre cercato; Lip che, ringraziandola per aver permesso tutto ciò, annunciava a Mandy Milkovich di essere entrato all’MIT, dicendo addio alla dura vita del “ghetto”; e ovviamente Frank, a un passo dalla morte come mai ci era andato vicino prima, costretto a rivedere considerevolmente il suo tenore di vita. Sono passati tre anni (televisivi, difficile capire quanti nello show invece) e nel frattempo i personaggi sono evoluti, i loro mondi sono stati stravolti, eppure le “ricadute” si sono puntualmente ripresentate, perché se per ognuno di loro (chi più chi meno) si può individuare una precisa linea guida, Shameless si distingue sempre per il suo estremo realismo di fondo, mettendo in scena tutta la cronica incoerenza della “vita vera”.
Ed è così che Lip vede riaffacciarsi costantemente quel South Side da cui vuole tanto fuggire, come se ne fosse perseguitato (“Mrs. Robinson”, con tanto di dietro-front); Fiona è alle prese col suo “nuovo” Steve, che stavolta nasconde retroscena ben peggiori del compianto (da chi?) Justin Chatwin; Frank la sua vita “borderline”, per usare un eufemismo, non l’ha mai abbandonata, malgrado la forzata riduzione della dose alcol giornaliera sostituita da trovate sempre più moralmente deprecabili. Situazioni e sfortunate circostanze non fanno che ripetersi per coloro che sono ai margini della società, come se il destino preferisca accanirsi su chi è più disgraziato, e ciò vale anche per i Gallagher, che tornano a rischiare di perdere la casa, dopo esserci già passati come da “prevously”. Ma stavolta, a sottolineare l’evoluzione “invisibile” interna allo show, tutto è diverso. Innanzitutto per la sua conclusione, decisamente più tragica. Non sappiamo come la vicenda si evolverà, per ora la scelta si può considerare solo coraggiosa, specialmente per come viene accentuato dalla costruzione della scena, fortemente e volutamente anticlimatica: esattamente come la rapida e incomprensibile parlantina del battitore d’aste (a proposito, da qui il titolo dell’episodio, figlio di questa bizzarra peculiarità culturale d’oltreoceano), altrettanto velocemente i Gallagher perdono la gara e quindi la loro abitazione, senza lasciare minimamente allo spettatore neanche il tempo di sperare per le sorti dei propri beniamini. D’altronde, guardando Shameless, si ha perennemente la sensazione che questo show sfugga ai normali codici televisivi che vedono i protagonisti riuscire sempre a cavarsela alla fine e tutto tornare come prima, vedremo se a questo giro sarà davvero definitivo come vuol (funestamente) sembrare.
Stavolta è tutto diverso, poi, perché la stessa famiglia Gallagher non è decisamente quella di una volta. Dal sopracitato season finale, infatti, col proseguire della stagioni il lavoro certosino degli autori è stato quello di frantumare, gradualmente e quasi senza che ce ne accorgessimo, quell’unità “cameratesca” che ci aveva tanto entusiasmato agli inizi, che sembrava indissolubile e capace di far fronte a qualsiasi evenienza. Debbie e Carl, a cui si è aggiunto in maniera totalmente spiazzante (dato il “pacifico” background originario) Ian, hanno infatti insospettabilmente causato la rottura di tutti quegli storici (e comunque più che instabili) equilibri. Proprio loro, i tre fratelli minori che venivano “esclusi” nella passata sequenza finale scandita dalle note di Lord Huron, che adesso fungono da elemento di disturbo durante la riunione al tavolo della cucina, rivoltandosi contro la sorella maggiore; lì dove, nelle prime stagioni, li vedevamo cercare di superare insieme le difficoltà quotidiane con l’irresistibile stile Gallagher. Ora tra una Debbie dedita alla maternità, un emancipato Carl e un Ian in cerca della propria strada, quella comunicazione fraterna ed unica che tanto li caratterizzava, facendocene affezionare, non esiste più. Fiona è sola come non mai, in linea col percorso personale avviatosi nella quarta stagione, quella del suo momento più nero, dal quale ne è uscita anche grazie alla sua ultima ancora di salvezza, ossia quel Lip che, come testimonia il weekend “mondano”, sembra avere ormai decisamente spiccato il volo (come conferma la lite con Ian nell’episodio precedente, uno degli ultimi rapporti fraterni che ancora aveva resistito), perché per lui sì “there’s a world that was meant for our eyes to see”. Ma con una famiglia al completo sfascio, come confida lei stessa a Sean, chi “would follow me Fiona?“.
Visto il finale e il discorso “globale” fin qui portato avanti, sembrerebbe quasi fuori posto analizzare le singole storyline, eppure la tematica “familiare” fortemente cara allo show colora prepotentemente, seppur in maniera diversa, quelle dei due adolescenti turbolenti di casa(?) Gallagher. In particolare basterebbe prendere ad esempio la curiosa differenza tra Debbie e Carl nel loro rapporto con Frank: Carl, che è stato l’ultimo dei fratelli (Liam escluso) a credere ancora nel rapporto genitoriale, prima del suo definitivo svezzamento, adesso lo vediamo stravolgere totalmente i ruoli, ponendosi nei confronti del padre in posizione decisamente superiore, se non in glaciale e sorprendente distacco, in una scena più che esplicativa; esattamente all’opposto con quello che sta succedendo con Debbie, tornata in combutta col padre, all’inizio solo perché era l’unico che l’appoggiava, per poi (con l’entrata in scena dell’aitante marito/preda) abbracciarne la causa, a rappresentare l’incredibile (e in un certo senso, quasi inspiegabile) regressione del personaggio.
Gli spunti comici, o meglio grotteschi, li concede invece tutta la storyline di Kev, tra una Svetlana che meriterebbe sempre più uno spin-off a parte ed una deriva finale totalmente inaspettata, nonché messa in scena e recitata (il Kev che soffia è davvero qualcosa che andrebbe insegnato nelle scuole di recitazione), alla perfezione. Perché, in fondo, Shameless è anche e soprattutto questo: situazioni al limite, dissacranti, con vette drammatiche e commoventi, però senza voler smettere mai, per fortuna, di intrattenere il proprio pubblico.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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F Word 6×03 | 1.70 milioni – 0.8 rating |
Goin Once, Going Twice 6×04 | 1.70 milioni – 0.7 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.