Nella recensione della puntata precedente, ci si lamentava di una certa staticità della narrazione, in uno show nato all’insegna del dinamismo e della lotta di classe.
Evidentemente, anche gli sceneggiatori devono essersi accorti di questo problema e hanno deciso di ovviare con un episodio ricco di azione, soprattutto nella fase iniziale.
Mentre gli equipaggi dei due treni, quello comandato da Wilford e quello comandato da Layton, si scontrano senza esclusione di colpi, è da sottolineare la solita ottima prova attoriale di Sean Bean.
Al di là dei dialoghi più o meno efficaci, le parole non hanno alcun peso e tutto resta godibile limitandosi al piano visivo.
A TUTTA AZIONE
Un treno, il Big Alice, è lungo più di mille carrozze, mentre l’altro è composto dalle restanti: questo contribuisce a dare allo scontro il sapore di Davide contro Golia, situazione sempre apprezzata.
C’è poi la questione di Zarah, incinta di Layton e ostaggio di Wilford: un cliché ideale per dare fuoco alle polveri (e per aumentare la soddisfazione del pubblico quando la vicenda si risolve col ricongiungimento degli innamorati).
Il punto centrale, tuttavia, rimane lo scontro ideologico fra un “presidente trumpiano” e una parte di popolo più speranzosa e aperta ai cambiamenti. Il primo è fautore del camminare senza guardare in alto, passo dopo passo col naso per terra da bravi soldatini, gli altri sanno godere anche i piccoli piaceri della vita, come i fuochi artificiali dai quali capiscono che qualcuno, là fuori, è dalla loro parte.
MOMENTI HORROR
Un contesto di lotta spietata è l’ideale per rispolverare un marchio di fabbrica della serie: l’amputazione di arti mediante congelamento (Ruth era scampata per miracolo, poco tempo prima, ma erano tempi più tranquilli).
Questa volta, per evitare che il pubblico si abitui alla violenza, c’è una variante: viene congelata e asportata una lingua.
Il vero orrore, però, emerge dai comportamenti di L.J. Al confronto di una simile psicopatica, Kevin (passato da torturato a torturatore) diventa quasi un personaggio coerente di cui piangere la sorte.
Per fortuna, come si è visto, i cassetti di ibernazione per criminali ed indesiderati vari funzionano ancora, o almeno alcuni di essi.
Sarebbero il posto ideale in cui rinchiuderla a tempo indeterminato. Sta solo ai membri della Resistenza non farsi abbindolare.
Non è particolarmente piacevole e rilassante neanche vedere Asha con l’elmetto, nelle scene finali. Lì però si tratta probabilmente di un qualche tipo di PTSD dovuto all’ambiente ostile in cui è dovuta sopravvivere.
UN BALZO NELLA FEDE
Alla fine dell’episodio, tutto sembra andare per il meglio: il gruppo di Layton ha vinto. Il suo progetto di cercare territori abitabili e caldi per scendere dal treno e stabilirvisi viene pure confermato da una democratica votazione coi gettoni, stile Masterchef.
Sicuramente, però, i guai non finiscono qui. L’esistenza di territori abitabili non è sicura al 100%, anche se l’arrivo di Asha fa ben sperare.
A parte questo, in qualsiasi modo andranno le cose, qualcuno si ribellerà: in realtà, Miss Audrey, tanto per dirne una, si è già dimostrata ben poco entusiasta della piega presa dalle cose. C’è sempre, in ogni situazione, qualcuno che rimpiange le cose come andavano prima.
Nel caso dello Snowpiercer, le probabilità di manna dal cielo, per far contenti tutti, sono molto scarse. In compenso c’è un Joseph “Io sono il treno” Wilford pronto a dare battaglia finché avrà fiato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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L’azione ci voleva ed è arrivata. C’è stato anche qualche dettaglio, sapientemente introdotto qua e là, capace di catturare l’attenzione dello spettatore e rendere la visione più godibile, come i fuochi artificiali e il sopracciglio cicatrizzato di Josie. Vedendo quest’ultimo, chi guarda ricorda subito le drammatiche vicissitudini subite dal personaggio (ricostruita con tecnologie sofisticatissime dopo aver subito gravi danni da congelamento). Anche senza vedere il suo braccio bionico.
Altri dettagli andrebbero perfezionati. (You Are My Sunshine è una bella canzone, ma sta diventando una scelta abusata per ogni scena in cui una donna canticchia, mentre si sente sola e triste). L’importante, però, sono le nuove prospettive aperte da questo episodio. Il voto, pertanto, si alza.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).