Al settimo episodio di 1883, vengono introdotti anche gli indiani delle grande praterie, allargando le prospettive ed i punti di vista dai quali osservare il grande e ignoto ovest.
Nel processo di descrizione attuato da Sheridan per raccontare la grande traversata lungo l’Oregon Trail, l’autore non si è mai risparmiato nel far vedere quanto Madre Natura sia indifferente alla preghiere ed alla necessità dei suoi abitanti. Gli esseri umani non vengono esentati da questo destino di vittima. Pertanto era inevitabile che la sempre più scarna compagnia di coloni incontrasse un tornado (o una tromba d’aria) lungo il suo percorso, in quelle aree famose al mondo proprio per queste “attrazioni”.
Proprio il sopraggiungere di un evento come questo, difficilmente prevedibile se non forse grazie alla saggezza indiana, porta il gruppo a subire l’ennesima disfatta, perdendo molti carri per trasportare i pochi effetti personali rimasti. Se nel campo delle possibilità, incontrare un tornado lungo il cammino è abbastanza probabile, l’evento avviene a pochissimi episodi di un altro evento devastante: l’attraversamento del primo grande fiume del Texas. Quindi l’escamotage narrativo di mettere tutti di fronte all’ennesimo evento naturale, che letteralmente attraversa la pista dei coloni (con annesso carico di vittime fisiche e materiali), risulta per poco originale.
Le scena in sé perde un po’ di impatto laddove viene superata troppo velocemente e decisamente posticcia nella sua resa visiva.
IL PERSONAGGIO DI ELSA
L’episodio dell’uragano mette di nuovo al centro il character di Elsa, vera ed unica protagonista (insieme al paesaggio) della serie. A dire il vero, non è mai stata scalzata da nessuno nel rimanere il perno degli eventi. Peccato che questa esasperata centralità rischi paradossalmente di banalizzarla poiché, nel giro di pochissimi episodi, le accadono troppe cose che possano essere giustificate dal suo temperamento di 17enne, insolitamente libera dalle maglie della diffusa educazione bigotta dell’epoca.
In questo episodio, trova il tempo di flirtare col ragazzo indiano nel giro di pochissime ore arrivando a stringere un legame fortissimo tanto da permettere allo stesso di intervenire in suo soccorso. Sembra quindi il tutto costruito apposta per arrivare a questo climax risolutivo nello scontro coi ladri di bestiame. Un climax che a livello sceneggiativo reggerebbe meglio se non arrivasse dopo la morte del suo “primo amore” (due episodi fa) e la sua commemorazione/frustrazione esternata ampiamente a suon di pistole puntate in faccia a sconosciuti (la scorsa puntata).
È inevitabile un paragone con la sua pronipote Beth, per lo meno nell’essere l’incarnazione di un tornado. In quest’ottica sicuramente permette di interpretare il ruolo come archetipo delle modalità della famiglia Dutton ma, onestamente, è tutto troppo costruito in funzione dalla trama. Un difetto che si riscontra in Sheridan quando è meno ispirato e che,
ED IL RESTO? NON VA PROPRIO BENINO
In generale, continuano a rimanere valide le svariate critiche mosse alla serie nelle scorse recensioni. Vuoi per l’ormai famigerato blocco dello scrittore di Sheridan, vuoi per un certo limite narrativo dato dalla traversata stessa.
Ormai è diventata una consuetudine vedere l’ennesimo gruppo di ladri/villain che arrivano e se ne vanno dalla scena (morti), in maniera anche troppo strumentale. Per continuare poi con gli ennesimi scambi di idee tra James e Shea, nella costante gara a chi la sa più lunga, rimarcando ogni volta quanto i coloni siano impreparati ma non mostrando mai tentativi di integrazione con loro. Va detto che qualche segnale potenzialmente interessante potrebbe riservarlo il cuoco assunto nell’episodio scorso. Già richiamato all’ordine dalla signora Dutton, permetterà forse di spostare il focus anche all’interno della comunità.
Nota di colore: Taylor Sheridan potrebbe potenzialmente inserirsi alla carovana in quanto in questo episodio compare come Charles Goodnight, uno dei più famosi rancher del Texas. Questo considerando anche molte scene della serie sono state girate nella zona dove abita attualmente.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Chi scrive adora 1883 ma stavolta il livello medio dell’episodio non è stato all’altezza di altri in precedenza. Nulla di grave e, soprattutto, inaspettato se si conosce Sheridan e il suo modo di scrivere. Va bene così…ma meglio tornare su più alti livelli.
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.